L’intervento dell’amministratore unico dopo la spiegazione dell’Agenzia regionale
Aamps, il termovalorizzatore di Livorno spento solo «in via cautelativa»
Rossi: «Affidato un ulteriore campionamento delle scorie a due laboratori esterni accreditati avvalendoci del supporto di Arpat per la verifica puntuale di ogni passaggio»
[29 Giugno 2023]
Il termovalorizzatore di Livorno, gestito dall’azienda pubblica Aamps – facente parte del gruppo Retiambiente, anch’esso interamente pubblico – è stato spento temporaneamente il 21 giugno solo «in via cautelativa», come precisato ieri dall’amministratore unico Raphael Rossi.
Come ormai noto, la decisione è arrivata dopo aver «ricevuto comunicazione perentoria da parte di Arpat relativa alla produzione delle scorie post-combustione classificabili come “pericolose”, anziché “non pericolose”, nonostante le analisi con esito contrario effettuate in continuità per conto di Aamps dal laboratorio Agrolab».
Il termovalorizzatore, del resto, produce da sempre entrambi i flussi di rifiuti – pericolosi e non. L’allarme non è dunque per la salute dell’ambiente o dei cittadini, che non sono messi affatto a rischio come sottolineato dalla stessa Agenzia regionale. Il punto è “solo” chiarire la natura intrinseca dei vari rifiuti generati, in modo che possano essere avviati alle rispettive filiere di gestione, come peraltro avviene per tutti gli impianti di termovalorizzazione presenti in Italia.
«Riteniamo, pertanto – dichiara Rossi – che la decisione presa per lo spegnimento transitorio dell’inceneritore e le azioni susseguenti debbano essere inquadrate in una logica di comportamenti responsabili consequenziali, in termini prudenziali e precauzionali, nel massimo rispetto delle autorità e istituzioni coinvolte e, soprattutto, a tutela dell’ambiente e a garanzia della sicurezza e della salute di tutta la collettività».
Questo anche perché la comunicazione pervenuta ad Aamps da Arpat invitava, tra l’altro, a “…modificare il Piano di monitoraggio e controllo procedendo alla verifica della pericolosità con esecuzione del test di eco-tossicità prima di ogni conferimento”.
Un’operazione però «pressoché irrealizzabile nell’immediato» secondo Aamps, sia «per l’assenza di procedure autorizzative dedicate» sia per i «prevedibili ed elevati costi realizzativi inerenti almeno 1 conferimento ogni 18 ore».
Da qui la decisione di fermare provvisoriamente l’impianto, in modo da avere il tempo di effettuare nuove analisi per chiarire le modalità di gestione necessarie.
«Confermiamo di avere affidato un ulteriore campionamento delle scorie a due laboratori esterni accreditati – evidenzia Rossi – avvalendoci del supporto di Arpat per la verifica puntuale di ogni passaggio sulle procedure che verranno attuate. In attesa degli esiti per tali analisi, i rifiuti solidi urbani, prima destinati e trattati all’impianto di incenerimento di Livorno, sono trasportati presso gli impianti dell’azienda versiliese Ersu senza criticità alcuna per i livornesi nell’erogazione del servizio di raccolta dei rifiuti».