Tra i progetti che hanno fatto richiesta di connessione a Terna, 9 su 10 sono batterie
Accumuli, nel primo semestre 2023 autorizzati 560 MW ma in attesa ci sono 82,2 GW
Marangoni (Althesys): «Gli investimenti potranno realmente partire solo quando ci saranno sul tavolo tutti gli elementi regolatori e normativi»
[17 Ottobre 2023]
Nei primi sei mesi del 2023 il mercato italiano degli accumuli di energia ha visto l’autorizzazione di progetti per 560 MW (62% batterie, 38% pompaggi), registrando una crescita del 72% rispetto allo stesso periodo di un anno fa, a testimonianza del ruolo centrale di questi strumenti per lo sviluppo delle fonti rinnovabili e per la flessibilità del sistema elettrico.
Gli impianti autorizzati restano comunque una minima frazione, come mostrano i dati messi oggi in fila dalla società di consulenza Althesys nel corso del convegno milanese Storage, come, dove, quando?
Terna ha infatti ricevuto al 30 giugno scorso richieste di connessione alla rete di trasmissione elettrica «per 54,4 GW di stoccaggio elettrochimico, 19,9 GW di Bess (Battery energy storage systems) accoppiato e 7,9 GW di pompaggi (dunque 9 progetti su 10 sono di batterie, ndr) per un totale di 82,2 GW».
Per contestualizzare questi dati, basti osservare che ad oggi la capacità totale dei sistemi di accumulo italiana è di 2,3 GW, per una capacità massima di 3,9 GWh; anche il nuovo scenario elaborato dal Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (Pniec) per il 2030 prevede di raggiungere 22,5 GW di storage, di cui 11 GW di batterie utility-scale.
«Gli investimenti in accumuli – spiega l’economista Alessandro Marangoni, che ha guidato il team di ricerca – potranno realmente partire solo quando ci saranno sul tavolo tutti gli elementi regolatori e normativi. Permangono alcune sfide da affrontare come, ad esempio, l’opacità del mercato dei servizi ancillari e l’incertezza sui futuri ricavi provenienti da questo mercato, ma anche sui tempi delle future aste del mercato della capacità».
In particolare vi sono ancora diverse incognite legate al mercato delle batterie di grandi dimensioni, le cosiddette utility scale, il cui mercato è ancora alle fasi iniziali; non a caso ad oggi la stragrande maggioranza delle batterie (92%) ha dimensioni inferiori a 20 kWh.
Più in generale la tecnologia Bess più diffusa in Italia è quella agli ioni di litio, che copre il 99% del mercato. La quasi totalità (99,9%) è accoppiata ad un impianto fotovoltaico, di cui il 99,6% residenziale. Questa dinamica è dovuta però soprattutto al Superbonus 110%, che è stato uno dei principali motori degli investimenti nello storage in Italia. Tuttavia, secondo Althesys il recente blocco della cessione dei crediti derivanti da questa agevolazione fiscale porterà ad un rallentamento delle nuove installazioni.
Per quanto riguarda invece il profilo degli investimenti necessari ad alimentare la transizione energetica – l’associazione confindustriale Elettricità futura stima la necessità di 309 mld di euro al 2030, per installare 85 GW di nuovi impianti rinnovabili e almeno 80 GWh di accumuli di grande taglia –, Althesys si interroga se sia più redditizio affidarsi alle aste competitive organizzate da Terna o passare dal mercato.
Per riuscire a cogliere meglio le opportunità, Althesys ha ulteriormente sviluppato il proprio modello di mercato elettrico italiano Net, secondo il quale i due tipi di investimento – merchant e regolato – sono portatori di diversi profili di rischio e diversa redditività, ma nel complesso il giudizio è molto chiaro: «Il forte fabbisogno futuro e l’atteso calo dei costi rende comunque questo mercato potenzialmente molto attraente».