Acque reflue urbane, da Consiglio e Parlamento Ue accordo provvisorio sulla nuova direttiva

Sinkevičius: «Garantiamo non solo un'acqua più pulita, ma anche un migliore accesso ai servizi igienico-sanitari l'attuazione del principio "chi inquina paga" e l'autonomia energetica»

[30 Gennaio 2024]

I negoziatori del Consiglio e del Parlamento europei hanno raggiunto ieri un accordo politico provvisorio sulla proposta di revisione della direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane, nata nel 1991.

Le nuove norme introducono una scadenza per raggiungere la neutralità energetica nel settore, nonché un regime di responsabilità estesa del produttore (Epr) per garantire un equo contributo di dai settori più inquinanti al trattamento delle acque reflue per microinquinanti.

In particolare, viene esteso il campo di applicazione della direttiva per includere tutti gli agglomerati di 1000 abitanti equivalenti e oltre, rispetto ai 2000 ae della direttiva attuale.

I colegislatori hanno convenuto che l’obbligo di istituire sistemi di raccolta delle acque reflue urbane dovrebbe essere esteso a tutti gli agglomerati di 1 000 ae o più. Hanno inoltre posticipato il termine per l’adempimento di tale obbligo dal 2030 al 2035, per concedere tempo sufficiente per adeguarsi ai nuovi requisiti.

Il testo fissa le scadenze entro le quali gli Stati membri devono stabilire un piano integrato di gestione delle acque reflue urbane che copra gli agglomerati con oltre 100.000 ae entro il 2033, e gli agglomerati a rischio tra 10.000 e 100.000 ae entro il 2039.

Il Consiglio e il Parlamento hanno dunque esteso l’obbligo di applicare il trattamento secondario (ovvero la rimozione della materia organica biodegradabile) alle acque reflue urbane prima che vengano scaricate nell’ambiente a tutti gli agglomerati di 1.000 ae o più entro il 2035.

I colegislatori hanno inoltre allineato le soglie e le scadenze per il trattamento terziario (ovvero la rimozione di azoto e fosforo) e il trattamento quaternario (ovvero la rimozione di un ampio spettro di microinquinanti).

Rispettivamente entro il 2039 e il 2045, gli Stati membri dovranno garantire l’applicazione del trattamento terziario e quaternario negli impianti più grandi da 150.000 ae e oltre, con obiettivi intermedi nel 2033 e 2036 per il trattamento terziario e nel 2033 e 2039 per il trattamento quaternario. I colegislatori hanno convenuto di estendere gli obblighi di trattamento terziario e quaternario entro il 2045 per gli agglomerati più piccoli di 10.000 ae.

Per coprire i costi aggiuntivi derivanti dal trattamento quaternario e in linea con il principio “chi inquina paga”, i produttori di prodotti farmaceutici e cosmetici che provocano l’inquinamento delle acque reflue urbane da microinquinanti dovrebbero contribuire per almeno l’80% ai costi di questo trattamento aggiuntivo, attraverso un regime di responsabilità estesa del produttore (Epr).

È stato infine introdotto un obiettivo di neutralità energetica, nel senso che entro il 2045 gli impianti di trattamento delle acque reflue urbane dovranno produrre energia da fonti rinnovabili, sulla base di audit energetici regolari, con obiettivi intermedi progressivi.

«Con l’accordo raggiunto – commenta il commissario Ue all’Ambiente, Virginijus Sinkevičius –  garantiamo non solo un’acqua più pulita per tutti gli europei, ma anche molto altro: un migliore accesso ai servizi igienico-sanitari, l’attuazione del principio “chi inquina paga” e l’autonomia energetica. Questi cambiamenti rivoluzioneranno completamente il settore e lo renderanno più resiliente per i prossimi decenni».