Agroecologia in Burkina Faso il sogno irrealizzato di Sankara e Rabhi
Ma in Burkina Faso il seme ha germogliato: 100.000 agricoltori biologici
[18 Maggio 2015]
Negli anni ’80 il presidente del Burkina Faso Thomas Sankara, convinto che il suo poverissimo Paese potesse raggiungere l’autosufficienza alimentare, ciese l’aiuto di un franceseancora poco conosciuto na che condivideva con lui il sogno di poter rivoluzionare il mondo contadino.
Ora Benjamin Roger, su Jeune Afrique, con l’articolo “Burkina Faso : Sankara, Rabhi et l’agroécologie”, racconta la storia di quell’incontro «brutalmente interrotto dal fracasso delle armi» che, se Sankara non fosse stato assassinato, avrebbe potuto cambiare il destino dl Burkina Faso, dell’Africa e dell’agricoltura.
L’incontro tra «Un contadino convertito all’agricoltura ecologica e di un presidente fuori dal normale che ha sconvolto la storia del suo Paes. Quello di due uomini che condividevano grandi ambizioni che non hanno mai potuto concretizzare. Il 15 ottobre 1987, Thomas Sankara fu assassinato a Ouagadougou e i progetti di riforme agrarie che il capo di Stato burkinabè aveva confidato a Pierre Rabhi, un francese nato in Algeria, scomparvero con lui».
Una storia iniziata nel 1981, quando Rabhi non era ancora diventato il guru dell’agricoltura biologica e che arrivò nel Burkina Faso quando ancora si chiamava Alto Volta. Rabhi allora era solo un contadino con idee “strane” che si era messo in testa di far crescere nelle zone aride prodotti agricoli rispettosi dell’ambiente.
Il Centre de relations internationales entre agriculteurs pour le développement (Criad) lo aveva inviato in missione nel Sahel a seguire un progetto di solidarietà e Rabhi ricorda su Jeune Afrique: «Facevo parte di una delegazioni incaricata di formare all’agricoltura biologica i giovani contadini. Quel che li colpiva era che noi non utilizzavamo concimi chimici né pesticidi». Una ricetta ecologica che fece sensazione e gli agricoltori burkinabè si accorsero che con I concimi naturali ottenevano gli stessi rendimenti ma risparmiando parecchio. Rabhi era felice.
Fu allora che un altro francese, Maurice Freund patron della Point-Mulhouse, lo chiamò perché lavorasse per lui. Freund aveva realizzato un collegamento aereo a basso prezzo tra Parigi ed Ouagadougou e costruito una struttura turistica a Gorom-Gorom, nel nord del Burkina Faso. Tour operator impegnato, che negli anni ’90 creerà Point-Afrique, Freund contava su Rabhi per dare un’immagine etica e non neocolonialista al suo club di vacanze e Rabhi gli propose di rivedere totalmente la struttura turistica di Gorom-Gorom, associandola ad un centro di formazione professionale per la agroecologia finanziato con le entrate turistiche, un progetto che venne davvero avviato nel 1983. Ogni inverno Rabhi ed I suoi colleghi lo passavano a Gorom-Gorom ad insegnare agroecologia ad una trentina di contadini, con lezioni settimanali su orticoltura, allevamento e rimboschimento. Il contrario dell’agricoltura intensiva e del land grbbing che dilaga in Africa oggi.
Un uomo curioso come Thomas Sankara non poteva non accorgersi di quanto stavano facendo quegli “strani” francesi a Gorom-Gorom che sembrava proprio la concretizzazione dell’autosufficienza alimentare che teorizzava con la sua rivoluzione socialista ed anticolonialista, quindi nel novembre 1986 convocò Rabhi a Ouagadougou e disse di volergli dare in mano le leve dello sviluppo agricolo sostenibile del Burkina Faso.
Il saggista svizzero Jean Ziegler, già inviato speciale dell’Onu e molto vicino all’ex capo di Stato burkinabè, conferma che «Sankara aveva molta stima di Rabhi, diceva che era un profeta e un visionario e che poteva essere utile alla rivoluzione».
Rabhi, che oggi ha 76 anni, ricorda con grande rimpianto il suo primo incontro con Sankara: «Era molto ben informato su di me e sulle mie attività. Mi ha ricevuto per tre ore per chiedermi di mettere in atto una riforma che consacrasse l’agroecologia come nuova politica nazionale. Non potevo dire di no!» Dopo aver accettato la nuova missione, Rabhi rientrò in Francia all’inizio del 1987 e cominciò a lavorare al progetto. Il 15 ottobre, mentre stava preparandosi a partire per il Burkina Faso, gli arrivò la notizia che “Tom’ Sank” era stato assassinato.
Rabhi naturalmente non tornò nel Paese africano ormai in mano ai golpisti, ma per molti anni ha guardato con grande nostalgia a quella rivoluzione affogata nel sangue di Sankara, con il quale condivideva la stessa ideologia progressista: «Con lui mi sentivo un’anima e un cuore, era animato da una rivolta interna costruttiva e pacifica».
Rabhi è tornato in Burkina Faso solo nel febbraio scorso, in occasione di un summit regionale sull’agroecologia, ed ha potuto rendersi conto dell’impatto positivo che ha avuto la formazione di quei giovani agricoltori a Gorom-Gorom, un grande orgoglio per questi amanti della terra. I semi sparsi trenta anni fa sono cresciuti nei campi burkinabè: circa 100.000 contadini praticano l’agricoltura biologica e ora che una nuova rivluzione ha liberato il Paese dagli assassini di “Tom’ Sank”, il sogno dell’agroecologia di un rivoluzionario morto giovane e di un vecchio visionario potrebbe diventare la realtà della nuova africa. Ma c’è bisogno di una rivoluzione più grande e di nuovi Sankara e Rabhi.