Lo dimostra uno studio condotto dall’Isara insieme alla Scuola superiore Sant’Anna di Pisa
L’agroecologia non fa bene “solo” all’ambiente, ma anche a società ed economia
«Le proteste degli agricoltori sono dirette verso l’obiettivo sbagliato, il Green deal può migliorare il reddito: dovrebbero abbracciare la transizione senza timori»
[26 Marzo 2024]
Mentre il Governo italiano figura tra i principali ostacoli all’approvazione in europea della legge sul ripristino della natura, formalmente per i problemi che questa fetta di Green deal causerebbe agli agricoltori, per la prima volta la comunità scientifica è arrivata a dimostrare i benefici socio-economici (e non solo ambientali) dell’agroecologia su larga scala.
Lo studio italo-francese è stato condotto dalla Scuola superiore Sant’Anna di Pisa e dall’Isara (Institut supérieur d’agriculture Rhône-Alpes) di Lione, ed è stato finanziato dal Centro di conoscenza per la sicurezza alimentare e la nutrizione globale del Centro comune di ricerca della Commissione europea (Jrc).
Il focus è appunto sull’agroecologia, ovvero un approccio sostenibile all’agricoltura, basato su sistemi di coltivazione e di allevamento diversificati e su una forte riduzione di fertilizzanti, pesticidi e antibiotici.
L’agroecologia ha già evidenziato benefici sull’ambiente, sicurezza alimentare e nutrizione. Ma per quanto riguarda economia e società? Per rispondere alla domanda sono state prese in esame oltre 13mila pubblicazioni scientifiche, selezionando 80 articoli pubblicati tra il 2000 e il 2022 che forniscono solide prove scientifiche sui risultati sociali ed economici dell’agroecologia, analizzando parametri differenziati come il reddito, il lavoro e i costi di produzione. E i dati raccolti dimostrano con chiarezza la fattibilità dell’agroecologia da una prospettiva sociale ed economica.
«Nel 51% dei casi abbiamo individuato risultati favorevoli in termini di reddito, produttività ed efficienza – spiega la ricercatrice Ioanna Mouratiadou (Isara), principale autrice dello studio – Tuttavia, rimangono sfide aperte per requisiti e per costi della manodopera, che richiedono politiche appropriate per sostenere gli sforzi agroecologici».
Inoltre, l’analisi evidenzia che i risultati sociali ed economici dipendono da fattori quali l’ambiente geografico, la scala temporale della transizione o le condizioni agricole.
I risultati più significativi sono stati ottenuti da studi condotti nel Sud del mondo e in sistemi che utilizzano l’agroforestazione (la combinazione tra alberi, colture annuali e allevamento), la consociazione (la coltivazione contemporanea di due o più colture sullo stesso terreno) e l’assenza o la riduzione della lavorazione del terreno come pratiche agroecologiche.
In ogni caso lo studio, che appare di grande interesse per i decisori politici e per i professionisti dell’agricoltura, sostiene in modo deciso la transizione europea verso sistemi agricoli e alimentari veramente sostenibili.
Le proteste degli agricoltori in corso in tutta Europa, pur esprimendo un disagio reale, sono dirette verso l’obiettivo sbagliato – evidenzia il co-autore Paolo Bàrberi (Sant’Anna) – La transizione agroecologica, sostenuta dal ‘Green deal’ dell’Unione europea, può in effetti migliorare il reddito degli agricoltori. Questi ultimi e i loro sindacati dovrebbero quindi abbracciare questa transizione senza timori, sapendo che porterà benefici per loro, per l’ambiente e per la società in generale».