
Al via progetto Ue per riciclare il 98% dei pannelli fotovoltaici, partecipa anche l'Italia

Sebbene i pannelli fotovoltaici forniscano elettricità a emissioni zero per circa 25-30 anni, dopo questo lungo intervallo di tempo diventano rifiuti che non è semplice gestire: l’obiettivo del progetto Ue Photorama – cui partecipano 13 istituti di ricerca e aziende, per l’Italia Enea ed Enel green power – punta a rivoluzionare questa fase, arrivando a riciclare oltre il 98% dei componenti presenti nei pannelli.
«La tecnologia che svilupperemo grazie a questo progetto permetterà di recuperare dai pannelli a fine vita quasi il 100% dei materiali, e con una grado di purezza mai raggiunto prima – spiega il ricercatore Enea Massimo Izzi – Oggi non esiste nessun processo industriale al mondo che sia in grado di fare ciò. Centrare questo obiettivo aiuterebbe l’intera industria solare a compiere un enorme passo in avanti rispetto agli attuali standard di riciclaggio e, soprattutto, a ridurre la dipendenza dell’Europa dalle importazioni di materie prime critiche».
La ricerca Enea sarà focalizzata sull’eco-design dei moduli fotovoltaici per elaborare una tecnica produttiva che renda il pannello facilmente riciclabile in tutti i suoi componenti; Enel si occuperà invece di valutare la migliore tecnologia di riciclo dei moduli fotovoltaici e di validare l’utilizzo – nella manifattura di moduli fotovoltaici – di componenti prodotti con le materie prime recuperate, incrementando la circolarità dei moduli della fabbrica 3SUN di Catania.
La nuova linea industriale utilizzerà un’innovativa tecnologia di delaminazione che è in grado di separare in modo efficiente le celle solari dalla lastra di vetro, mentre processi chimico-fisici innovativi consentiranno di recuperare tutti i materiali senza ricorrere alle attuali e poco efficienti tecniche di triturazione dei moduli fotovoltaici in cui le celle, la parte pregiata del modulo, finiscono in una catena di recupero di basso valore economico (il cosiddetto down-cycling). Il nuovo processo tecnologico si tradurrà in un “up-cycling” con il recupero di materiali di alto valore (come l’alluminio dal telaio e il vetro e i polimeri dalle lastre) e metalli dallo strato delle celle solari (critici come silicio, indio e gallio, e preziosi come l’argento).
«La nuova tecnologia di recupero e riciclaggio consentirà così l’implementazione di un business case economico rilevante attraverso un’alta percentuale di recupero, superiore al 98% dei materiali fotovoltaici a fine ciclo vita a livello industriale. Allo stato attuale si tratta della percentuale più alta di riciclo che si conosca a livello mondiale», conclude Izzi.
Le prospettive per questa tecnologia appaiono di grande rilievo, sotto il profilo sia ambientale sia economico. Come ricorda l’Enea, infatti, il report Irena “End of life: solar photovoltaic panels” stima che si passerà da 10 milioni di tonnellate nel 2030, a circa 78 milioni di tonnellate nel 2050 di pannelli disponibili per il recupero, con i quali sarebbe possibile realizzare oltre 2 miliardi di nuovi pannelli fotovoltaici e generare un giro di affari di 15 miliardi di dollari.
