25 associazioni compatte contro le misure del Governo che colpiscono le rinnovabili senza risolvere il rincaro bollette

Ambientalisti, consumatori e produttori di energia contro il Dl Sostegni: serve un confronto

«Trovare una soluzione condivisa al caro energia in linea con gli obiettivi di decarbonizzazione»

[28 Gennaio 2022]

Il sonno della mediazione genera mostri, e in un eccesso di hybris anche il Governo dei Migliori sta progressivamente deragliando dalla missione della transizione ecologica che pure si era intestato con orgoglio. Sembra lontanissimo il febbraio di un anno fa, quando Draghi incontrava in pompa magna le associazioni ambientaliste, aprendo al confronto mentre spiegava che avrebbe voluto lasciare «un buon pianeta, non solo una buona moneta».

Neanche dodici mesi dopo, il decreto Sostegni approvato dal Cdm il 21 gennaio ha deciso di far fronte a una crisi energetica innescata dal gas (i cui prezzi sono cresciuti del 723% rispetto a fine 2019) colpendo l’unica alternativa a una soluzione strutturale al problema: le fonti rinnovabili.

Un intervento da circa 1,7 mld di euro contro il quale oggi si schiera compatto un nutrito gruppo composto da venticinque tra associazioni ambientaliste – da Legambiente al Wwf, da Greenpeace al Kyoto club –, produttori di energia rinnovabili e consumatori, per chiedere di collaborare insieme a un rapido cambio di rotta.

«Questa norma ha visto la luce senza una ampia condivisione con i corpi intermedi rappresentativi dei vari settori coinvolti – sottolineano le associazioni in una nota congiunta – Mette a grave rischio il corretto svolgimento delle dinamiche di mercato e non risolve minimamente la situazione emergenziale in corso che si avvia a generare gravi ripercussioni sul sistema sociale ed economico del Paese».

Senza dimenticare il profilo ambientale, dato che l’intervento proposto dal Governo rischia concretamente di rallentare una volta di più il percorso di transizione ecologica delineato dall’Europa al 2030 e 2050: «Un intervento estemporaneo e di complessa attuazione come quello proposto, senza voler entrare nel merito degli eventuali profili di legittimità dello stesso, comunque evidenti – sottolineano nel merito le associazioni – rischia seriamente di non raggiungere l’obiettivo auspicato di introdurre modifiche strutturali al sistema elettrico favorendo la crescita delle fonti rinnovabili in grado di ridurre e stabilizzare i prezzi di borsa, e mette a rischio anche le dinamiche di mercato energetico così come strutturato».

Queste modifiche “strutturali” passano inevitabilmente dalle rinnovabili, perché la transizione al gas l’Italia l’ha già fatta e ne sta peraltro pagando le conseguenze, come dimostra l’andamento delle bollette negli ultimi mesi.

Il nostro Paese sta patendo in particolar modo la crisi energetica proprio perché fortemente dipendente dal gas (che soddisfa il 40% della nostra domanda energetica) importato (95%): al contrario, se avessimo già raggiunto il target Green deal 2030, cioè 72% di rinnovabili sul mix di generazione elettrica, l’Italia risparmierebbe in bolletta circa 30 miliardi di euro all’anno.

Una strada che è ancora possibile imboccare. Per questo i firmatari dell’appello ritengono «indispensabile l’apertura rapida di un tavolo di confronto su di un tema così importante come quello della attuale crisi energetica del nostro Paese, finalizzato a definire interventi strutturali che garantiscano nel medio e lungo periodo al Paese costi energetici stabili, concorrenziali e quanto più indipendenti possibile dai contesti geopolitici internazionali, nel rispetto degli obiettivi di decarbonizzazione assunti dal nostro Paese».