Nonostante la messa al bando risalga a 32 anni fa, l’Italia conta ancora 7mila morti l’anno
Amianto, dalla toscana Teseco nuovo focus sugli incentivi per sostenere le bonifiche
Gori: «Lavoriamo per garantire che ogni cantiere sia un luogo sicuro e protetto»
[2 Maggio 2024]
A distanza di oltre 30 anni dalla legge 257/1992 che ne ha vietato l’utilizzo, i morti riconducibili all’amianto sono ancora 7mila all’anno in Italia – insieme a 10mila nuovi casi di malattia –, secondo i dati aggiornati al 2023 dall’Osservatorio nazionale amianto (Ona).
Solo nell’ultimo anno sono state circa 4mila le diagnosi di tumore al polmone causate dall’esposizione all’amianto, con un tasso di sopravvivenza stimato del 12% su cinque anni, corrispondente a circa 3500 decessi.
«In Italia – spiegano dall’Ona – ci sono ancora 40milioni di tonnellate di materiali in amianto e contenente amianto sparsi in un milione di siti e micrositi, e ancora non meno di 50mila siti industriali. Alla lista si aggiungono anche più di 2mila scuole, 500mila chilometri di tubature tenendo conto anche degli allacci, oltre mille biblioteche ed edifici culturali e almeno 500 ospedali. Tuttavia, per incentivare la rimozione e lo smaltimento di asbesto lo Stato da qualche anno ha messo anche a disposizione incentivi, accessibili al pubblico e al privato, che stanno contribuendo a una promozione delle opere di bonifica».
Un tema sul quale, in occasione della Festa dei lavoratori, è intervenuta la società pisana Teseco, che da oltre 40 anni si occupa di bonifiche e gestione dei rifiuti industriali in tutta Italia.
«Questa giornata mi fa riflettere sul valore fondamentale che il lavoro ha nella società e sul nostro impegno costante per la creazione di ambienti inclusivi e sicuri per tutti, lavoriamo per garantire che ogni cantiere sia un luogo sicuro e protetto – commenta il presidente Teseco, Pierpaolo Gori – Il nostro obiettivo è migliorare le nostre pratiche e adottare le tecnologie più avanzate, per garantire che i nostri progetti rispettino i più alti standard di sicurezza e siano accessibili a tutti».
Per rendere praticabili le bonifiche da amianto, occorrono però impianti di smaltimento adeguati e incentivi economici. In merito a quest’ultimo punto, l’Agenzia delle Entrate ha ribadito la detraibilità delle spese per la rimozione dell’amianto, confermando il sostegno economico a privati e imprese.
Ma quali sono esattamente i benefici fiscali attualmente disponibili? Il focus elaborato da Teseco si concentra su tre pilastri: bonus ristrutturazioni; bonus per l’efficientamento energetico; bandi Isi dell’Inail.
In particolare, il bonus ristrutturazioni prevede che «le spese per la rimozione e lo smaltimento dell’amianto possano beneficiare di una detrazione fiscale del 50%, calcolata su un massimo di 96mila euro, e ripartita in 10 rate annuali di pari importo. Tuttavia, è importante notare che a partire dal 1° gennaio 2025, le condizioni cambieranno: l’aliquota scenderà al 36% e il tetto di spesa sarà ridotto a 48mila euro».
Oltre al bonus ristrutturazioni, il Governo italiano ha esteso le opportunità di detrazione anche agli interventi di rimozione dell’amianto effettuati in concomitanza con lavori di efficientamento energetico, grazie all’ecobonus e al superbonus: «Questi incentivi permettono di ottenere una detrazione fiscale del 65% per interventi di riqualificazione energetica globale, con un tetto massimo di spesa di 100mila euro.
Per il superbonus, che offre una detrazione fino al 70%, è fondamentale dimostrare che la rimozione dell’amianto sia strettamente connessa ai lavori di efficientamento energetico».
Il superbonus è stato però progressivamente depotenziato dall’esecutivo Meloni, ed è atteso un riordino complessivo dei bonus fiscali legati all’efficientamento energetico, indispensabile per dare gambe alla direttiva europea Epbd – cosiddetta “case verdi” – recentemente adottata.
Infine, tra gli incentivi per le bonifiche dell’amianto spiccano i bandi Isi: «Ogni anno – spiegano da Teseco – l’Inail mette a disposizione risorse finanziarie tramite Avvisi pubblici regionali o provinciali per supportare le imprese negli investimenti relativi alla salute e sicurezza sul lavoro. Il finanziamento a fondo perduto può coprire fino al 65% delle spese ammissibili, con un importo che varia tra un minimo di 5mila euro e un massimo di 130mila euro. Il bando Isi 2023 ha aperto le procedure per la compilazione delle domande il 15 aprile 2024, e chiuderà il 30 maggio 2024, offrendo un’opportunità preziosa per le imprese di ridurre significativamente i costi di bonifica».
Le agevolazioni fiscali per le bonifiche da amianto sono dunque molteplici, ma cosa accade ai materiali pericolosi una volta rimossi? Il ciclo potrà dirsi davvero chiuso solo quando sul territorio ci sarà anche una disponibilità impiantistica adeguata di discariche autorizzate a smaltire in sicurezza i rifiuti contenenti amianto, che inevitabilmente derivano dalle bonifiche.
Una volta sotto terra, se correttamente gestito, l’amianto torna infatti a comportarsi come un normale minerale. Il problema è che ovunque è difficile realizzare nuove discariche allo scopo, ostacolate da varie sindromi Nimby e Nimto che bloccano la costruzioni di impianti per gestire in sicurezza i rifiuti, lasciando così paradossalmente l’amianto all’aria aperta: le discariche operative in grado di gestire i rifiuti contenenti amianto sono infatti solo 17 in tutto il Paese.