Amianto per chiudere la discarica de La Grillaia? Ecco perché Arpat ha dato parere positivo
«Appare necessario un percorso fattibile rivolto a garantire davvero la chiusura e messa in sicurezza: il progetto presentato ne garantisce la fattibilità economica e al contempo si rende possibile lo smaltimento di un consistente quantitativo di tale tipologia di rifiuti»
[29 Giugno 2020]
Il destino della discarica de La Grillaia continua a sollevare un intenso dibattito sul territorio della Valdera e fuori, che ha visto nei giorni scorsi intervenire anche il locale circolo di Legambiente (in allegato il comunicato stampa integrale, ndr), fortemente contrario alla possibilità di collocarvi «351.000 t di rifiuti contenenti amianto» in modo da permettere di «reperire le risorse economiche necessarie per la chiusura e messa in sicurezza» dell’impianto (oltre, naturalmente, a smaltire tali rifiuti in un impianto che sarebbe autorizzato a farlo).
Anche «Arpat ha espresso parere favorevole al progetto ma questo – dichiarano dal circolo del Cigno verde – non ci rassicura affatto». Dato il contesto, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana, sottolineando che considera Legambiente «un importante interlocutore», interviene direttamente nel merito per spiegare la propria posizione tecnica nel merito. La riportiamo di seguito:
Da oltre dieci anni, periodicamente Arpat effettua controlli per verificare il corretto svolgimento delle fasi di post chiusura per la messa in sicurezza della discarica di rifiuti urbani e speciali, situata in località La Grillaia nel Comune di Chianni. I sopralluoghi hanno evidenziato in più occasioni la necessità di attivazione di misure di messa in sicurezza e sistemazione sia nell’ambito della stessa discarica sia nell’ambito dell’impianto di trattamento del percolato e del biogas. Tali accertamenti hanno anche prodotto segnalazioni di carattere amministrativo e penale alle autorità competenti.
Appare necessario un percorso fattibile rivolto a garantire davvero la chiusura e messa in sicurezza della discarica, per evitare che continui ad essere un sito che presenta criticità ambientali.
Il progetto presentato, che ne prevede la copertura con rifiuti costituiti da materiali contenenti amianto gestito adeguatamente, per evitare problemi di emissioni diffuse di fibre, ne garantisce la fattibilità economica, che – come si è visto in questi anni – costituisce un aspetto essenziale. Al contempo si rende possibile lo smaltimento di un consistente quantitativo di tale tipologia di rifiuti.
Un problema che, al di là del caso specifico, è comunque indispensabile affrontare in via generale, è quello di avere a disposizione impianti per smaltire i materiali contenenti amianto, se si vuole procedere davvero – come anche Legambiente nazionale segnala da tempo – alla rimozione dei tantissimi manufatti presenti ovunque anche nella nostra Regione.
Non a caso Legambiente nazionale, nel dossier sulle priorità nazionali d’intervento nell’ambito del Green deal europeo presentato a inizio anno, mette in evidenza «la necessità di avere discariche per il corretto smaltimento dell’amianto» in quanto «una della difficoltà che si registra nello smaltimento corretto dei materiali che contengono tale fibra è proprio l’alto costo legato anche alla mancanza di discariche regionali […] Sono troppe le Regioni che per evitare di assumersi la responsabilità di individuare i siti lasciano che la situazione degeneri».
In questo caso l’approccio della Regione è misto: la Giunta toscana appare favorevole allo smaltimento dell’amianto ne la discarica de La Grillaia, mentre il Consiglio ha approvato una mozione che al contrario chiede di riesaminare la “pronuncia positiva di compatibilità ambientale”.
Nel frattempo ci sono almeno 2 milioni di tonnellate di amianto ancora da bonificare in Toscana, che da sempre non sappiamo dove smaltire: già il Piano regionale rifiuti redatto nel 1999 metteva in guardia contro «una strutturale carenza di impianti per lo smaltimento». Carenza che non fa che aggravarsi, dato che anche i pochi siti disponibili si vogliono chiusi e di nuovi non se ne vogliono.
Eppure smaltire in discarica l’amianto è un metodo sicuro, come spiegava già 13 anni fa sulle nostre pagine Gabriele Fornaciai, l’allora responsabile dell’articolazione funzionale Amianto dell’Arpat: «L’amianto è un minerale e sotto terra torna a fare il minerale. Ovviamente non tutti i siti sono adatti, ci devono essere delle condizioni particolari ma in linea di principio è giusto che l’amianto si sotterri ed è previsto per legge». Ma in quasi tre lustri non si registrano progressi su questo fronte. E nel frattempo le bonifiche dell’amianto sono ferme, o pagate a salatissimo costo inviando i relativi rifiuti all’estero: sono nel 2018, documenta l’Ispra, sono ben 69 mila le tonnellate di queste rifiuti esportate da tutta Italia per essere smaltite, a caro prezzo, praticamente tutte in Germania.