Anev, per lo sviluppo dell’eolico offshore in Italia serve «un quadro normativo stabile»
Togni: «Dal Pniec l’obiettivo al 2030 è di 2,1 GW ma noi abbiamo dato come target 10 GW da qui a dieci anni, e questo è nelle potenzialità italiane»
[19 Dicembre 2023]
In tutta Italia ad oggi c’è un solo impianto eolico offshore in funzione, composto da 10 pale di fronte al porto di Taranto. Ci sono voluti 14 anni per autorizzarlo, nonostante la potenza modesta: 30 MW.
Eppure la voglia di mettere a frutto la ventosità delle aree marine per produrre elettricità rinnovabile di certo non manca.
Dal summit romano Le politiche di sviluppo dell’eolico offshore, che si chiuderà domani, l’Associazione nazionale energia del vento (Anev), documenta infatti che le domande di autorizzazione relative ad impianti di eolico offshore presentate in Italia sono pari a 110 GW. Al contempo le richieste di connessione alla rete Terna, al 30 settembre 2023, ammontano a 89,81 GW.
Nonostante l’enormità dei progetti in attesa, anche in questo caso si tratta solo di una frazione del potenziale per l’eolico offshore nazionale, stimato in oltre 207 GW e 1,3 milioni di posti di lavoro.
«L’eolico offshore può contribuire alla crescita del settore energetico italiano. Aspettiamo dal Governo un quadro di sostegno per questo specifico settore», dichiarano nel merito dall’Anev.
L’esecutivo ha risposto all’appello con un video messaggio, da parte del ministro delle Imprese Adolfo Urso: «Il Governo ha posto le basi per rafforzare la filiera dell’offshore inserendo nel dl Energia modalità e tempi per l’individuazione di due porti nel Mezzogiorno per la produzione, l’assemblaggio e il varo di piattaforme galleggianti per la produzione di energia eolica in mare. Continueremo con convinzione a non far mancare il supporto alle imprese del settore perché in questo mercato vogliamo essere protagonisti con voi».
Peccato che al puzzle del necessario quadro normativo manchino ancora pezzi fondamentali, dal decreto Fer 2 per gli incentivi alle fonti rinnovabili cosiddette “innovative” (in attesa da 1.592 giorni) al Piano di gestione dello spazio marittimo, la cui assenza pesa direttamente sulle tasche italiane in quanto sta comportando il pagamento di multe europee.
«Per una maturità serve un quadro normativo stabile, ecco perché come Anev – dichiara il presidente, Simone Togni – portiamo avanti su tutti i tavoli ministeriali la necessità di arrivare ad avere l’emanazione dei provvedimenti come il Fer 2 atteso da troppo tempo. Dal Pniec, l’obiettivo al 2030 è di 2,1 GW ma noi abbiamo dato come target i 10 GW da qui a dieci anni, e questo è nelle potenzialità italiane. Quella degli impianti flottanti è una tecnologia innovativa, ciò è la base di un percorso di crescita per il nostro Paese. Dall’altro lato, ovviamente, anche le soluzioni tradizionali devono essere portate avanti, anche con tempistiche ragionevoli».