Arcipelago pulito, in Toscana i “pescatori spazzini” si moltiplicano per sei
Riparte il progetto sperimentale che a Livorno in sei mesi ha permesso di ripulire il mare da 18 quintali di rifiuti: ora sono coinvolti altri cinque porti
[11 Novembre 2019]
Altri sei mesi (prorogabili e rinnovabili) di Arcipelago pulito, nei sei porti toscani dove opera il maggior numero di pescherecci: è questo il cuore del protocollo d’intesa firmato oggi in Regione, che dà nuova linfa al progetto sperimentale che ha messo i “pescatori spazzini” di Livorno a monte di una filiera in grado di ripulire il mare da 18 quintali di rifiuti in sei mesi, da aprile a ottobre dello scorso anno.
Tutto è nato da un vuoto normativo, da colmare. Per assurdo che possa sembrare, i pescatori che accidentalmente assieme ai pesci tirano su con le loro reti rifiuti (in un ammontare pari a circa il 6% del pescato) ne sono considerati ancora oggi responsabili nel momento in cui li conducono in porto, e sarebbero dunque anche costretti a sobbarcarsene il costo di smaltimento. Nella pratica quello che così accadeva – e da molte parti ancora accade – è che i rifiuti venivano rigettati in acqua. Arcipelago pulito, invece, con una speciale deroga ha permesso ai pescatori toscani coinvolti di portarli a terra, prevedendo anche un incentivo e soprattutto una filiera integrata per gestire l’intero progetto. I firmatari lo scorso anno erano infatti Regione Toscana, ministero dell’Ambiente, Unicoop Firenze (che ha messo a disposizione parte dei fondi ricavati dal centesimo i clienti sono tenuti a pagare per legge per i sacchetti in mater-b dell’ortofrutta), Legambiente, Guarda costiera, Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno Settentrionale, la società Labromare che gestisce la raccolta dei rifiuti nel porto, Revet che ricicla quanto possibile (i dati parlano di un 20% dei rifiuti pescati, il resto non può essere riciclato e dev’essere smaltito), la cooperativa Cft e soprattutto dei cosiddetti “pescatori spazzini”.
Quest’anno l’accordo allarga ancora di più le maglie; saranno i Comuni stessi, ad esempio con un proprio e successivo disciplinare, a definire le filiere locali; ad Unicoop Firenze si aggiunge adesso Unicoop Tirreno, e anche il Parco nazionale Arcipelago toscano stavolta sarà della partita. Soprattutto, dal solo porto di Livorno si passa a coinvolgerne altri cinque: Viareggio, Porto Santo Stefano e Porto Ercole sull’Argentario, Castiglione della Pescaia e Piombino.
«Sono i porti toscani dove opera il maggior numero di pescherecci – spiega l’assessore alla presidenza della Regione, Vittorio Bugli – Centocinque sono sulla carta attivi nelle sei città: quarantaquattro solo a Viareggio, venticinque sull’Argentario, venti a Livorno, undici a Castiglione e cinque a Piombino. Partiremo probabilmente con trenta o quaranta, ma nel tempo potranno aumentare».
Già in prima battuta si tratta comunque di un bel salto in avanti, dato che a Livorno sono bastati sei pescherecci per raccogliere le 18 tonnellate di rifiuti di cui sopra. I nuovi pescherecci di Arcipelago pulito probabilmente non ripartiranno subito – almeno non ovunque – anche se già c’è chi è già pronto: Castiglione della Pescaia ad esempio, e naturalmente Livorno. Per il resto rimane ancora da oliare il meccanismo, perché appunto prevede una filiera integrata alle spalle che possa sostenere e coadiuvare l’attività dei “pescatori spazzini”.
«Il vero valore aggiunto e la caratteristica che ha reso unico il progetto toscano rispetto ad esperienze simili realizzate in altri mari e in altre parti del mondo – sottolinea al proposito Bugli – è sicuramente quello di aver saputo costruire una filiera completa dalla raccolta allo smaltimento. L’integrazione è stato un successo». E in questo senso ha operato davvero da apripista e modello: fatto proprio prima dall’Unione europea in una direttiva che ha ribadito l’impegno comune nel “fishing for litter” e poi nella legge “Salvamare” che ha ricevuto il primo via libera pochi giorni fa dalla Camera e ora attende di essere votata dal Senato.