Assassinata Agitu Gudeta, profuga, simbolo dell’integrazione, della tutela dell’ambiente e dell’imprenditorialità femminile (VIDEO)

Il cordoglio di Legambiente, Premio “Lisa Minazzi” e Slow Food

[30 Dicembre 2020]

E’ finita in maniera brutale, presa a martellate e stuprata, la coraggiosa e breve vita di Agitu Ideo Gudeta, fuggita dal suo Paese, l’Etiopia, per sfuggire alle persecuzioni politiche per tornare in Trentino, dove aveva studiato sociologia, per realizzare la sua azienda agricola biologica la Capra Felice. La Gudeta, che in passato aveva ricevuto minacce razziste, è stata uccisa da un suo lavorante, il ghanese Adams Suleimani, che ha confessato.

L’assassinio della Gudeta sta suscitando cordoglio nel mondo ambientalista e del biologico.

Legambiente scrive: La morte di Agitu ci lascia sgomenti. Era il simbolo dell’integrazione, della tutela dell’ambiente e dell’imprenditorialità femminile. La scorsa estate aveva ricevuto da Legambiente la Bandiera Verde per le buone pratiche in campo ambientale. Chiediamo giustizia e verità».

Ecco la motivazione del riconoscimento di Legambiente: Per la determinazione e la passione nel portare avanti un’importante esempio di difesa del territorio, di imprenditoria sostenibile e di integrazione. Agitu è un’imprenditrice arrivata in Trentino dall’Etiopia dopo essere fuggita con la famiglia per le minacce di arresto da parte del governo visto il suo impegno contro il fenomeno del “land grabbing”, vale a dire l’accaparramento di terre da parte di multinazionali a danno degli agricoltori locali. Nella provincia di Trento ha creato un’azienda agricola che si occupa dell’allevamento di capre, recuperando allo scopo terreni demaniali abbandonati da altri allevatori o coltivatori e ristrutturando un vecchio edificio cadente ricavandone un caseificio. Da quando si è insediata ha lavorato sempre con profondo rispetto del territorio, contribuendo alla sua cura e valorizzando anche le razze caprine autoctone. Le capre del suo allevamento, condotto attraverso metodo biologico, sono infatti di razza Mochena, una razza locale a rischio di estinzione. Da poco ha aperto anche la “Bottega della Capra Felice”, un piccolo punto vendita dove si possono comprare i prodotti del territorio ma che portano anche un filosofia ben precisa di comunità. All’interno si possono trovare ortaggi, formaggi, uova e anche prodotti di cosmesi e un angolo lettura dove potersi scambiare libri ma anche il caffè etiope e tanti altri assaggi. Il suo obiettivo, riportato nel sito web dell’azienda, è “difendere il territorio e proporre un modello di azienda agricola biologica sostenibile che possa funzionare da stimolo e incoraggiamento per quanti desiderano realizzare nuove modalità di vita, lavoro e convivenza”. L’azienda si sta impegnando anche per il recupero di strutture in disuso con l’obiettivo di creare un’economia di montagna attraverso la rigenerazione di edifici e terreni abbandonati

Nel 2019 Agitu Gudeta  era stata candidata  anche al premio ambientalista dell’anno “Luisa Minazzi” e il comitato organizzatore del Premio Luisa Minazzi ha commentato così la notizia del barbaro femminicidio: «Apprendiamo con sconcerto che poche ore fa è stata barbaramente uccisa, in circostanze da verificare, Agitu Ideo Gudeta, la pastora etiope, residente in Trentino, che nel 2019 era stata fra gli otto finalisti del premio Luisa Minazzi – Ambientalista dell’anno. Tutto il nostro gruppo esprime il proprio dolore per un assassinio che colpisce una donna coraggiosa, appassionata al proprio lavoro, impegnata nella difesa dei diritti civili e dell’ambiente, che aveva costruito nel nostro paese, dove era giunta da rifugiata, un’esperienza d’impresa esemplare nel campo della produzione casearia sostenibile e d’eccellenza. Restiamo vigili nelle prossime ore per seguire gli sviluppi investigativi di un ennesimo, inaccettabile femminicidio che fa seguito peraltro a minacce di matrice razzista che Agitu Ideo Gudeta aveva ricevuto a più riprese negli ultimi anni».

La Gudeta aveva ricevuto nel 2015 anche il premio Resistenza Casearia, un riconoscimento che Slow Food assegna a quei pastori e a quei casari artigiani che si distinguono per la passione, la dedizione e l’impegno nella ricerca della qualità, rifiutando le scorciatoie della modernità e rispettando naturalità, tradizione e gusto e anche Slow Food la piange: «La notizia della morte di Agitu Ideo Gudeta ci ha lasciati letteralmente senza parole. È una notizia terribile, resa ancor più drammatica e assurda dal fatto che si è trattato di omicidio. Ed è di poca consolazione sapere che le indagini abbiano già portato a individuare una persona sospettata di questo delitto. Agitu era diventata un simbolo per Slow Food, almeno dal 2015. Un simbolo per tante ragioni: aveva combattuto il land grabbing in Etiopia; nel 2010 era dovuta fuggire e in Italia, in Trentino, aveva saputo inventarsi una nuova vita occupandosi di capre e di formaggi; era diventata un bellissimo esempio di integrazione; produceva formaggi naturali (a latte crudo, senza aggiunta di fermenti); si dedicava al recupero di una razza autoctona (la capra pezzata mòchena). Per tutti questi motivi nel settembre del 2015 Slow Food le aveva assegnato il Premio Resistenza Casearia, durante la decima edizione di Cheese, a Bra. In quella occasione, Agitu ci aveva raccontato di essere stata costretta a fuggire dall’Etiopia per “evitare un destino brutto”. E ci aveva anche confessato che in Etiopia avrebbe voluto tornare, un giorno, appena fosse stato possibile. Evidentemente quel destino maledetto l’ha inseguita fino a raggiungerla in quella piccola valle trentina che era diventata la sua casa. Troveremo presto il modo per ricordarla e per portare avanti l’esempio del suo lavoro, del suo impegno, per far conoscere la sua storia».

Videogallery

  • Cheese racconta: Agitu Ideo