Assoturismo: Sì al referendum del 17 Aprile per una nuova politica energetica e la green economy
Dall’Emilia Romagna alla Puglia mobilitazione per il Sì degli operatori turistici
[14 Marzo 2016]
Anche Assoturismo, ha deciso, «autonomamente rispetto ai diversi Comitati che si sono di recente formati su tale questione, di sostenere il Referendum del 17 aprile contro le trivelle invitando, imprese e cittadini, ad andare a votare Sì»
Assoturismo, la federazione italiana delle imprese turistiche che aderiscono a Confesercenti, sottolinea che bisogna partecipare il 17 aprile al «Referendum abrogativo di alcune norme di legge in materia di estrazione di idrocarburi, il così detto “NoTriv”. E’ di tutta evidenza che tale materia incide, in maniera rilevante, sugli interessi economici e turistici delle Regioni implicate dalle concessioni di ricerca e di estrazione di idrocarburi e riguarda non solo le Istituzioni locali, ma soprattutto le imprese ed i cittadini su un tema di particolare coinvolgimento relativo alle decisioni che riguardano le politiche di sviluppo dei propri territori».
Gli imprenditori turistici ricordano che «Come Assoturismo abbiamo, da subito, appoggiato e condiviso la posizione delle Regioni referendarie per fermare le trivelle e per sostenere una nuova politica energetica e di valorizzazione della “green economy”. Riteniamo, infatti, che lo sviluppo economico di un territorio debba continuare, a nostro avviso, a basarsi sul turismo, sulla tutela dell’ambiente e sulla promozione delle coste e del mare, rappresentando queste un valore inestimabile e di vera grande ricchezza rispetto l’estrazione di idrocarburi, con relativa deturpazione di interi territori; senza dimenticare il pericoloso impatto negativo che una eventuale dispersione di petrolio avrebbe sull’immagine turistica di intere zone e sulla salute dei cittadini».
La rima organizzazione territoriale ad esprimersi per il Sì al Referendum era stata Assoturismo-Confesercenti Emilia Romagna, una Regione che non è tra le promotrici del Referendum, che ha detto un netto no alle trivelle in Adriatico e un Sì al Referendum che le vuole fermare. L’Associazione di categoria ritiene che «debba essere salvaguardato l’ecosistema che garantisce lo sviluppo del turismo nella nostra regione, il vero e proprio patrimonio che possediamo. Se si vuole che il prodotto turistico dell’Emilia Romagna regga la sempre più forte competizione internazionale e che aumentino le presenze turistiche e il Pil regionale, la salvaguardia ambientale è un fattore imprescindibile. Inoltre, il danno che potrebbe subire il settore della pesca ricadrebbe in parte anche su quello gastronomico, altra ricchezza delle terre bagnate dal mare Adriatico».
Assoturismo-Confesercenti Emilia Romagna aggiunge di non essere «pregiudizialmente contraria ad un’industria che crea posti di lavoro. Tuttavia, lo sfruttamento dei giacimenti entro le 12 miglia potrebbe causare danni ad un’economia troppo importante per la nostra regione e il principio di precauzione deve valere anche in un caso delicato come questo, soprattutto in virtù del fatto che non si ricaverebbero reali benefici in termini di risparmio energetico».
Più a Sud, Assoturismo e Confesercenti di Bari evidenziano che « Solo una volta, nella storia della Confesercenti, la nostra Associazione è scesa ufficialmente in campo per sostenere un referendum, ed è stato per contrastare la liberalizzazione degli esercizi commerciali proposta dai radicali negli anni ’90. Questa è la seconda volta, perché anche in questa occasione occorre mobilitarsi con il voto per contrastare azioni di distruzione dell’ambiente in cui viviamo, di quello marino e non solo, che potrà essere deturpato per sempre dalle ricerche petrolifere che i governi – compreso l’attuale – hanno autorizzato».
Il direttore della Confesercenti Metropolitana di Terra di Bari Nicola Caggiano, conclude: «All’Italia e, per quanto ci riguarda, alla Puglia non servono nuovi giacimenti petroliferi, serve invece continuare a produrre e utilizzare energia pulita con la quale migliorare la qualità dell’aria, dell’acqua, del mare, del suolo e, quindi, della vita dei cittadini. Alle nostre imprese che si occupano di accoglienza, di cura del paesaggio, di servizi turistici serve un ambiente adatto, protetto, sicuro dove sia possibile e facilitato l’investimento per fare ciò che meglio sappiamo fare, il made in Italy e il made in Puglia che, nonostante il periodo difficile, cresce nell’attrattività oltreché nelle esportazioni».