Auto elettriche, la Cina si sta mangiando un quarto delle vendite europee e italiane
T&E: «Le aziende cinesi costruiranno fabbriche nel vecchio continente e quando ciò accadrà la nostra industria dovrà essere pronta a raccogliere la sfida»
[27 Marzo 2024]
Grazie alla loro intrinseca efficienza e alla necessità di promuovere una mobilità a emissioni locali zero, le auto elettriche si stanno diffondendo velocemente in Europa; ma a produrle è soprattutto la Cina.
Secondo una nuova analisi dell’associazione ambientalista Transport & Environment (T&E), quasi un quinto (19,5%) dei veicoli elettrici venduti in Europa l’anno scorso è stato prodotto in Cina (in Italia il 23%), e tale quota è destinata a raggiungere un quarto (25%) nel 2024.
La causa ultima di questa tendenza, già vista nel mercato dei pannelli solari, è interamente attribuibile all’arretratezza delle politiche industriali europee e nazionali rispetto a quelle cinesi, nonostante l’enorme vantaggio che in partenza caratterizzava il Vecchio continente.
Oggi l’Ue sta valutando l’opportunità di imporre una maggiorazione sulle tariffe per l’import di auto made in China, col fine di bilanciare i sussidi che l’industria cinese già riceve da Pechino: una scelta che potrebbe portare a effetti positivi, incentivando al contempo i competitor a localizzare in Europa la loro produzione (e i relativi posti di lavoro).
Ma nel medio termine l’aumento della produzione di auto elettriche di massa e maggiori investimenti per creare una supply chain di batterie in Europa sono l’unico modo, per le case automobilistiche dell’Ue, di competere con i marchi cinesi.
«I dazi spingeranno le case automobilistiche a localizzare la produzione di veicoli elettrici in Europa, e questo è potenzialmente un bene per l’occupazione e le competenze che vogliamo far crescere tra i lavoratori. Ma non proteggeranno a lungo l’industria dell’automotive europea. Le aziende cinesi costruiranno fabbriche nel vecchio continente e quando ciò accadrà la nostra industria dovrà essere pronta a raccogliere la sfida», spiega Andrea Boraschi, direttore di T&E Italia.
Mentre le importazioni in Europa dalla Cina sono state in gran parte costituite da auto Tesla, Dacia e Bmw, T&E prevede che i marchi cinesi potrebbero raggiungere l’11% del mercato europeo dei veicoli elettrici nel 2024 e il 20% nel 2027 (anche se, da sola, la cinese BYD da sola punta al 5% del mercato europeo delle auto elettriche entro il 2025).
L’aumento al 25% delle tariffe Ue su tutte le importazioni di veicoli dalla Cina, secondo l’analisi di T&E, renderebbe le berline e i Suv di medie dimensioni di Pechino più costosi dei loro equivalenti europei, favorendo la produzione locale.
Ma è fondamentale che una tariffa più elevata sia accompagnata da una spinta normativa per aumentare la produzione di veicoli elettrici in Europa; e di questa spinta «dovrebbero essere parte gli obiettivi di elettrificazione delle flotte di auto aziendali entro il 2030, oltre all’obiettivo concordato del 100% di auto zero emissioni nel 2035», propongono da T&E.
Anche gli investimenti nelle batterie agli ioni di litio sono a rischio, poiché le celle prodotte in Cina costano almeno il 20% in meno rispetto all’Europa e i produttori di batterie cinesi sono in vantaggio sia in termini di tecnologia che di catene di fornitura.
Gli Stati Uniti stanno attirando gli investimenti nella produzione di batterie grazie a generosi sussidi. Al contempo, T&E ritiene che siano necessarie misure industriali – come sussidi per la produzione pulita e circolare e obiettivi “Made in Eu” – per stimolare la produzione locale di celle, introducendo al contempo un aumento per le tariffe relative all’import di celle delle batterie.
«Le batterie – conclude Boraschi – sono i nuovi pannelli solari. La Cina è in vantaggio e le sue aziende statali hanno un’enorme sovraccapacità produttiva. Se vogliamo davvero avere una catena di fornitura di batterie diversificata e resiliente in Europa, dobbiamo svilupparla ora o potremmo non avere una seconda possibilità». Ancora una volta, dunque, la transizione ecologica si delinea come la principale strategia per poter dare un futuro industriale all’Europa.