Avanti (troppo) piano verso il 2030: l’Italia è ancora in ritardo su rinnovabili e elettrificazione
Politecnico di Milano: «Le consistenti azioni di policy emanate a livello comunitario si scontrano con dinamiche di mercato asfittiche, come l’andamento delle installazioni di impianti»
[26 Novembre 2021]
L’elettrificazione dei consumi e le installazioni di impianti per ricavare energia dalle fonti rinnovabili «crescono con tassi insufficienti per il raggiungimento degli obiettivi nazionali al 2030», nonostante qualche nota positiva come «l’immatricolazione di 100.000 auto elettriche nei primi nove mesi del 2021, tanto da raddoppiare il parco circolante rispetto alla fine del 2020».
È quanto emerge dal nuovo Electricity market report dell’Energy&strategy group della School of management del Politecnico di Milano, presentato ieri, che conferma difficoltà in corso ormai da molti anni.
Mentre lungo lo Stivale la crisi climatica accelera a velocità molto più preoccupanti della media globale, sappiamo che al di là del temporaneo crollo nel 2020 legato alle restrizioni imposte per la pandemia, a fine 2019 le emissioni nazionali di CO2 erano pressoché paragonabili a quelle registrate nel 2014: di fatto, cinque anni di stallo. Lo stesso vale per le rinnovabili, le cui installazioni sempre dal 2014 crescono col contagocce: per rispettare gli obiettivi Ue al 2030 si stima siano necessari fino a 7,5 GW/anno in termini di nuovi impianti, ma ora arriviamo a malapena a 0,8.
Certo, come informa il nuovo report del Politecnico progressi ci sono stati, ma ancora insufficienti. Ad esempio la capacità installata di impianti a fonti rinnovabili in Italia supera oggi i 56 GW, mentre quella termoelettrica si è gradualmente ridotta: circa 60 GW rispetto ai 77 GW del 2012 (per il 77% a gas naturale e per il 17% a carbone), ma il tasso di elettrificazione dei consumi si è invece mantenuto pressoché costante a circa il 20% nell’ultimo decennio, anche se sono evidenti i cambiamenti nella copertura della domanda di energia elettrica, soprattutto osservando che l’incidenza degli impianti termoelettrici tradizionali si è ridotta dal 74% nel 2005 al 54% nel 2020, mentre le rinnovabili sono passate dal 14% al 38%.
«Le consistenti azioni di policy emanate a livello comunitario tra la fine del 2020 e il 2021 per favorire una ripresa economica sostenibile (il «Green Deal», il «Next Generation EU», il «Fit for 55») hanno ridato slancio all’ottimismo degli operatori del settore sull’evoluzione del sistema elettrico italiano, ed energetico più in generale – spiega Simone Franzò, direttore dell’Osservatorio sul mercato elettrico dell’E&S group – Questo scenario promettente, grazie a obiettivi di decarbonizzazione sempre più ambiziosi e disponibilità finanziarie ingenti, si scontra però con dinamiche di mercato asfittiche, come l’andamento delle installazioni di impianti alimentati da fonti rinnovabili, e con elementi perturbativi che potrebbero rallentare il ritmo di evoluzione del sistema elettrico, come l’impennata dei prezzi dell’energia».
Tuttavia il raggiungimento della neutralità climatica al 2050 (e la riduzione delle emissioni di gas serra per il 2030 del 55% rispetto ai livelli del 1990, come delineato nel pacchetto Fit for 55) richiede un’importante accelerazione rispetto ai tassi registrati negli ultimi anni: al 2030 le fonti rinnovabili dovrebbero coprire il 40% del mix energetico europeo, l’efficienza energetica sul consumo di energia finale dovrebbe salire al 36% (e al 39% quella sul consumo di energia primaria), ogni anno andrebbe riqualificato almeno il 3% della superficie complessiva degli edifici pubblici e le emissioni delle nuove auto andrebbero ridotte del 55% rispetto ai livelli del 2021, per poi diventare il 100% entro il 2035, quando sarà vietata la vendita di nuove auto termiche.
Buone notizie arrivano almeno sul fronte dell’adozione delle politiche europee su suolo nazionale. Nel 2020 è stata infatti avviata in Italia la fase pilota di recepimento della Renewable energy directive 2018/2001 (Red II) – recepita poi definitivamente quest’anno, mentre però in Ue già avanza la Red III – introducendo per la prima volta nella legislazione italiana le definizioni di «Autoconsumatori di energia rinnovabile che agiscono collettivamente» e di «Comunità di energia rinnovabile» (Rec).
Il rapporto del Polimi analizza un campione di casi reali di comunità energetiche e gruppi di autoconsumatori collettivi nati in Italia nel corso degli ultimi mesi, mostrando le opportunità di entrambe le soluzioni.
Nel complesso sono state valutate 33 iniziative – 21 comunità energetiche rinnovabili e 12 gruppi di autoconsumo collettivo – caratterizzate da una potenza media degli impianti di produzione di circa 32 kW per autoconsumo collettivo e di circa 48 kW per comunità energetiche rinnovabili, con l’adozione di solare fotovoltaico come fonte di produzione di energia elettrica che si mostra predominante (96%), mentre le infrastrutture per la ricarica dei veicoli elettrici e sistemi di accumulo (batterie) compaiono rispettivamente nel 15% e nel 30% dei casi identificati. Un primo passo verso l’infrastruttura energetica del futuro.