Medugno (Assocarta): «È una delle leve più efficaci per decarbonizzare il settore cartario»
Bollette alle stelle? Il biometano ci dà una mano
Gattoni (Cib): «La digestione anaerobica rappresenta uno strumento imprescindibile per la transizione agroecologica e indispensabile per il raggiungimento degli obiettivi climatici»
[24 Settembre 2021]
«La transizione all’energia pulita ben gestita è la soluzione ai problemi che stiamo vedendo oggi nei mercati del gas e dell’elettricità, non la causa». Con queste parole la Iea, ovvero l’International energy agency e non i soliti ambientalisti radical chic, liquida chi attribuisce i pesanti rincari che stiamo sperimentando in bolletta principalmente a causa dei rialzi nei prezzi del gas (e non della CO2 nel mercato Ets, che incide per un 20%).
Individuare il colpevole però non dà garanzia di trovare anche una soluzione, ma a questo può contribuire il biometano, come mostrano gli interessanti contenuti emersi nel corso di Biogas Italy, la kermesse organizzata dal Consorzio italiano biogas (Cib) che ha mostrato uno dei tanti fili rossi della sostenibilità che incrociano la produzione di energia, lo sviluppo sostenibile dell’industria e quello delle realtà agricole.
«La digestione anaerobica rappresenta uno strumento imprescindibile per la transizione agroecologica e indispensabile per il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione e climatici – spiega nel merito il presidente del Cib, Piero Gattoni (nella foto, ndr) – Sono convinto che solo un cambio di passo interno al mondo agricolo e industriale, con l’impegno dell’intera filiera e il lavoro di squadra nel diffondere pratiche agricole innovative possano permettere all’agricoltura di trovarsi pronta ad affrontare la sfida climatica».
Un punto che è stato sottolineato con forza anche dal ministro Stefano Patuanelli, spiegando che «grazie al Pnrr abbiamo uno strumento indispensabile per il raggiungimento dei nostri obiettivi, tra cui la riduzione delle emissione, lo sviluppo delle energie rinnovabili, dell’economia circolare, il contrasto al consumo del suolo e del dissesto idrogeologico».
Non a caso il ministro dell’Agricoltura ha evidenziato come all’interno del Pnrr ci siano alcuni interventi di interesse sotto questo profilo, come lo sviluppo del biogas e del biometano. La traiettoria da seguire è chiara: Harmen Dekker, direttore dell’European biogas association, è intervenuto sottolineando il ruolo importante dell’Italia in Europa per la produzione di biogas: «L’agroecologia sarà importante per la produzione di energia e per il recupero della CO2. La nostra previsione è che si arrivi a livello europeo a 124 miliardi di metri cubi di produzione, quindi sarà necessario lavorare sulle infrastrutture e che questa risorsa sia sfruttata sia a livello industriale che civile».
E tra le industrie che più potrebbero trarre vantaggio da questa transizione ecologica c’è quella cartiaria, che in Italia ha storicamente un ruolo di grande peso ma comporta anche rilevanti consumi energetici.
«Biometano e biogas rappresentano una delle leve più efficaci in termini di costo/efficacia per decarbonizzare il settore cartario se consideriamo che ad oggi il settore consuma circa 2,5 miliardi di mc di gas naturale – documenta Massimo Medugno, direttore generale di Assocarta – Oggi produciamo energia a partire da gas naturale poiché la cogenerazione rimane una tecnologia efficiente a basso impatto ambientale che compensa le difficoltà nell’approvvigionamento elettrico. Confidiamo nell’incentivo giusto per l’industria, nell’ambito del Pnrr, che renda produrre biogas in sito e renda disponibile il biometano in rete al manifatturiero dal momento che non esistono limiti tecnologici».
Ma a quali quantitativi è lecito puntare? Secondo Luca Ventorino, del ministero della Transizione ecologica (Mite) le misure del Pnrr «sono un segnale forte e concreto delle intenzioni delle istituzioni per favorire lo sviluppo delle rinnovabili, compreso il biometano per il quale l’obiettivo è di arrivare al 2026 a 3,5 miliardi di Smc (standard metro cubo, ndr) annuo prodotti, valorizzando attraverso le riconversioni il patrimonio impiantistico esistente».