Cartiere toscane, più rinnovabili ed energia da rifiuti per tagliare le emissioni (e le bollette)

Il tour dei senatori Pd fa tappa nello stabilimento Lucart di Diecimo, mentre in Svezia una cartiera Sofidel azzererà le emissioni di CO2 impiegando syngas

[28 Marzo 2022]

Il distretto cartario toscano è tra i più importanti d’Europa, e grazie alle cartiere italiane il tasso di riciclo negli imballaggi in carta e cartone è salito all’87,3% nel 2020, ma il caro energia che oggi grava sul comparto sta mettendo a serio rischio questo grande motore dell’economia circolare.

Non a caso le sfide del settore cartario e le opportunità di rilancio energetico legate allo sviluppo delle rinnovabili, impianti di cogenerazione e utilizzo degli scarti di produzione come biomasse sono state stamani al centro della visita della delegazione dei senatori del Pd presso lo stabilimento Lucart di Diecimo (LU).

I parlamentari dem, tra i quali la capogruppo Simona Malpezzi, gli ex capogruppo il lucchese Andrea Marcucci e Luigi Zanda, il vicepresidente Alan Ferrari – oltre al sindaco di Borgo a Mozzano, Patrizio Andreuccetti, e a Stefano Baccelli, l’assessore alle Infrastrutture della Regione – sono stati accolti da una delegazione Lucart, azienda leader in Europa nella produzione di prodotti tissue (articoli come carta igienica, per cucina, fazzoletti, etc), airlaid e carte monolucide.

«Nel 2020 abbiamo speso circa 32 milioni di euro in energia, ma il trend attuale ci potrebbe portare a spendere fino a 150 milioni di euro nel 2022 – spiega Guido Pasquini di Lucart – Il nostro è un settore essenziale ma molto energivoro, per questo negli anni abbiamo investito molto nella cogenerazione ad alto rendimento, che potrà supportare il settore nella transizione ecologica, anche con idrogeno, biogas e tecnologie per catturare la CO2. Stiamo anche investendo molto nelle rinnovabili ed, entro il mese di agosto, avvieremo un nuovo impianto fotovoltaico di 3 MW sui tetti dello stabilimento di Diecimo».

Realizzare nuovi impianti per catturare l’energia delle rinnovabili è infatti la soluzione più razionale che abbiamo a disposizione, sia per combattere la crisi climatica in corso sia per contribuire a spegnere le guerre che ruotano attorno ai combustibili fossili, non ultima quella che sta consumando l’Ucraina. Lo stesso vale per le strade che passano dall’economia circolare, ricavando nuovi materiali e/o nuova energia dai nostri rifiuti.

«Il Governo deve urgentemente intervenire per mettere un tetto ai prezzi del gas, estendere a tutto il 2022 il credito d’imposta per i maggiori oneri di gas ed energia e definire un piano energetico efficace, supportato da strumenti finanziari adeguati. Il nostro settore, in particolare, ha bisogno di un importante sostegno per lo sviluppo delle rinnovabili, realizzabile utilizzando principalmente il solare. Serve infine valorizzare le biomasse inermi ricavate dagli scarti di produzione, accelerando l’iter legislativo per l’autorizzazione degli impianti», conclude nel merito Franco Pasquini di Lucart.

A frenare questo segmento dell’economia circolare non sono infatti gli aspetti tecnologici, che tagliano anzi sempre nuovi traguardi, ma le difficoltà a realizzare gli impianti su suolo italiano – a causa di un iter di permitting soffocante, che rappresenta l’altro lato della medaglia delle innumerevoli sindromi Nimby & Nimto che puntellano il territorio –, mentre altrove si corre.

Una cartiera del gruppo Sofidel – anch’esso radicata in Toscana, come Lucartt – sarà la prima in Europa ad emissioni zero di CO2, grazie a una tecnologia innovativa messa a punto da Andritz e Meva Energy con il supporto del team di ingegneri, presentata al Tissue World di Miami.

«Un impianto di ultima generazione di gas rinnovabile (bio-syngas) prodotto attraverso una tecnologia innovativa alimenterà una cartiera del gruppo Sofidel a Kisa, in Svezia, rendendola così, entro il 2023, la prima industria cartaria alimentata ad emissioni zero tramite l’utilizzo di syngas», spiegano dall’Università di Pisa. Sofidel infatti ha siglato un accordo con la compagnia svedese Meva Energy per la realizzazione di un impianto di generazione di bio-syngas, in grado di fornire energia rinnovabile che Sofidel utilizzerà direttamente nel proprio sito svedese sostituendo le fonti fossili entro due anni.

«La produzione di carta tissue è estremamente energivora, con un impatto di circa 0.6 kg equivalenti di CO2 per kg di carta prodotta – osserva Chiara Galletti dell’Università di Pisa – Nel nuovo impianto di Sofidel siamo riusciti a mettere a punto una tecnologia a impatto zero, ma garantendo all’impianto la medesima resa energetica di uno alimentato a combustibili fossili. La cartiera verrà alimentata grazie al syngas prodotto da gassificazione di scarti legnosi prodotti in loco e quindi neutri dal punto di vista del bilancio del carbonio».

Soluzioni simili si stanno facendo largo in Toscana, grazie a tecnologie di riciclo chimico made in Italy; ora la grande domanda, ancora una volta, ruota attorno all’effettiva possibilità di mettere a terra di questi impianti senza dover andare fino in Svezia.