Clima, nonostante la Cop26 Cina e India potrebbero accelerare: «È questione di business»

Elettricità futura: «Una riduzione tardiva dell’impiego dei combustibili fossili indebolirebbe la competitività dei Paesi, dal momento che la metà degli asset fossili a livello globale potrebbe perdere valore entro il 2036 perché sostituita da investimenti in rinnovabili»

[16 Novembre 2021]

La Cop26 di Glasgow si è chiusa con un flop, sfornando un accordo politico debole e inadeguato a fronteggiare la crisi climatica in corso, ma l’associazione confindustriale che riunisce le imprese elettriche italiane guarda il bicchiere mezzo pieno.

«Il Glasgow climate pact non è sufficiente a fronte della gravità e della velocità con cui avanza l’emergenza climatica – afferma Agostino Re Rebaudengo, presidente di Elettricità futura – Ma sarebbe un errore non considerare anche i passi positivi, la strada verso le rinnovabili è sempre più evidente. Non mancano i segnali per supporre ragionevolmente che Cina e India, nonostante le dichiarazioni, potrebbero accelerare la decarbonizzazione. È una questione di business. Una riduzione tardiva dell’impiego dei combustibili fossili indebolirebbe la competitività dei Paesi, dal momento che la metà degli asset fossili a livello globale potrebbe perdere valore entro il 2036 perché sostituita da investimenti in rinnovabili».

Guardando ai Paesi economicamente meno sviluppati, la storia dell’innovazione tecnologica ci insegna che potremmo assistere ad un “salto tecnologico”, ovvero a percorsi di crescita delle loro economie compatibili con i target climatici. Affinché ciò accada però – come sottolineano da Elettricità futura –, sarà determinante che le economie più ricche tengano fede all’impegno di versare i fondi per la transizione globale, dando quei 100 miliardi all’anno ai Paesi più poveri promessi già nel 2009.

«Di sicuro in Italia ridurre le emissioni di CO2 in linea con il target europeo del -55% al 2030 è una straordinaria opportunità per l’economia e l’occupazione che permetterà di attivare 1.100 miliardi di investimenti e creare 250.000 nuovi posti di lavoro netti in Italia», concludono dall’associazione confindustriale.