La Commissione Ue presenta il piano per liberarci dai combustibili fossili
Con il RePowerEu le rinnovabili diventeranno impianti di interesse pubblico prioritario
Entro il 2030 dovranno soddisfare il 45% dei consumi energetici totali: «Oggi le procedure autorizzative possono durare dai sei ai nove anni, vogliamo siano ridotte a uno»
[18 Maggio 2022]
Dopo la proposta preliminare avanzata lo scorso marzo, oggi la Commissione europea ha presentato il piano RePowerEu con lo scopo di «rendere l’Europa indipendente dai combustibili fossili russi ben prima del 2030». In parte investendo in rinnovabili ed efficienza energetica, in parte legandosi ad altri fornitori di energia fossile: due pilastri d’intervento su tre sono dunque coerenti con la politica climatica.
«Tutto ciò richiederà ovviamente massicci investimenti e riforme – dichiara la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen – Stiamo mobilitando quasi 300 miliardi di euro, circa 72 saranno in sovvenzioni e circa 225 in prestiti. Ciò includerà alcuni finanziamenti (circa 10 miliardi di euro) in infrastrutture per il gas e il Gnl, in modo che nessuno Stato membro rimanga al freddo. E fino a 2 miliardi di euro per le infrastrutture petrolifere, in vista dell’interruzione dell’import di petrolio russo. Tutto il resto del finanziamento, ovvero il 95% del finanziamento complessivo, andrà ad accelerare e intensificare la transizione verso l’energia pulita».
Soprattutto, a fronte di 300 miliardi di euro richiesti in investimenti da qui al 2027, il risparmio previsto per l’Europa è molto più ingente, dato che gli stati Ue versano ogni anno quasi 100 mld di euro alla Russia per l’acquisto di combustibili fossili. «La trasformazione verde rafforzerà la crescita economica, la sicurezza e l’azione per il clima per l’Europa e i nostri partner», assicurano inoltre dalla Commissione Ue.
Guardando ai principali obiettivi indicati dall’Ue, la Commissione propone di incrementare dal +9 al +13% il target di efficienza energetica al 2030 (rispetto alle previsioni dello scenario di riferimento 2020); portare le rinnovabili a soddisfare il 45% (anziché il 40%) dei consumi energetici totali, sempre entro il 2030; raddoppiare il tasso di diffusione delle pompe di calore individuali – arrivando a installarne 10 milioni nei prossimi 5 anni – e integrare adeguatamente sia la geotermia sia il solare termico nei sistemi di teleriscaldamento comunali; produrre 10 mln di ton di idrogeno da fonti rinnovabili entro il 2030, e importarne altrettante; aumentare la produzione di biometano a 35 mld di metri cubi entro la fine del decennio.
Per raggiungere concretamente questi obiettivi, occorre però superare i colli di bottiglia che – soprattutto in Italia, ma anche nel resto d’Europa – ancora frenano l’installazione di nuovi impianti rinnovabili.
In quest’ottica, la Commissione Ue ha presentato oggi una raccomandazione per velocizzare le autorizzazioni lente e complesse per i grandi progetti rinnovabili, oltre ad un emendamento mirato alla Direttiva sulle energie rinnovabili, pensato per riconoscere l’energia rinnovabile come un interesse pubblico prioritario. Al contempo, gli Stati membri dovrebbero delimitare le aree di riferimento dedicate per le energie rinnovabili, stabilendo in queste aree particolarmente idonee procedure autorizzative abbreviate e semplificate.
«Oggi le procedure autorizzative per le rinnovabili possono durare dai sei ai nove anni, ad esempio per un parco eolico. Ora vogliamo definire le aree ideali e assicurarci che lì il processo di autorizzazione sia ridotto a un anno. Lo stesso vale per il processo di autorizzazione per le infrastrutture associate, come le reti», conferma von der Leyen.