Contro l’ecomafia, il ministro Pichetto (ri)promette di «mettere mano» al Codice dell’ambiente

«È un dovere da parte del Governo e insieme una sfida per il Parlamento fare il punto della situazione sulla legislazione ambientale»

[12 Luglio 2023]

Il nuovo rapporto Ecomafia, aggiornato da Legambiente coi dati del 2022 e presentato ieri alla Camera dei deputati, mostra un andamento dei reati contro l’ambiente censiti stabile da oltre un decennio, suggerendo la necessità di rivedere da cima a fondo la normativa di settore.

Un auspicio fatto proprio dal ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto, intervenuto ieri alla presentazione: «È un dovere da parte del Governo e insieme una sfida per il Parlamento – dichiara Pichetto – fare il punto della situazione sulla legislazione ambientale. Bisogna mettere mano al Codice dell’ambiente, per vedere ciò che c’è e cosa manchi, ciò che è attuale e cosa no».

Il Codice dell’ambiente, o meglio il Testo unico ambientale, è rappresentato dal dlgs 152/2006: un testo dalla dimensioni ciclopiche, continuamente rimaneggiato nel più oscuro linguaggio burocratico, che contiene le principali normative italiane che regolano la disciplina ambientale nel suo complesso.

Già a gennaio Pichetto proponeva d’istituire una Commissione ministeriale per rivedere il Codice, ma da allora niente si è mosso in tal senso.

«Assumeremo un’iniziativa – promette adesso di nuovo il ministro – con una prima stesura da parte del ministero e con un percorso parlamentare, dove è fondamentale il contributo di tutti».

Sotto questo profilo il ministro ha messo in evidenza «l’evoluzione e la maturazione del nostro sistema», dovuto all’introduzione degli ecoreati nel codice penale (legge 68/2015), dei nuovi articoli della Costituzione 9 e 41, come del principio europeo del “Do no significant harm”.

«I decreti – osserva Pichetto – creano le condizioni, ma non bastano: serve prevenzione, controllo, educazione, in un contesto legislativo avanzato, coltivando una sensibilità forte a partire dalla conoscenza».

A partire dal tema dell’economia circolare: «Abbiamo certamente tanti nodi territoriali – conclude il ministro – nel ciclo integrato dei rifiuti siamo su un percorso buono, ma non nell’eccellenza. Dobbiamo imprimere una svolta».