Contro l’eolico in Mugello al via l’ultimo assalto Nimby, al Consiglio di Stato
Le associazioni ricorrenti contrappongono la transizione energetica alla tutela del paesaggio, azzoppando così entrambe
[16 Gennaio 2024]
Dopo la sentenza arrivata nei giorni scorsi a favore del progetto che prevede l’installazione di un parco eolico a Monte Giogo di Villore, nel Mugello, i ricorrenti non ci stanno.
«Speravamo che da parte del Tar ci fosse maggiore sensibilità nel rilevare determinate forzature e omissioni», dichiarano in una nota congiunta Italia nostra Firenze, Cai Firenze, Comitato per la tutela del crinale mugellano e le associazioni Dicomanocheverrà e Atto primo salute ambiente cultura: «Riteniamo che non possa considerarsi chiusa la questione».
Dunque dopo un’inchiesta pubblica, l’autorizzazione della Regione Toscana e il via libera del Consiglio dei ministri – dovette intervenire direttamente il presidente Draghi, per appena 7 pale eoliche –, il progetto eolico avanzato nel 2019 da una realtà interamente pubblica (la Agsm Aim partecipata dai Comuni di Verona e Vicenza) si prospetta adesso l’attesa per l’ennesima sentenza. Un passaggio comunque atteso.
«La battaglia legale non finisce qui, considerato che esistono solide ragioni per appellarsi contro queste sentenze al Consiglio di Stato, e proseguire con una serie di altre azioni», avvertono le associazioni dichiarando al contempo che i lavori per la realizzazione del parco eolico «siano stati interrotti, in regime di autotutela, proprio a causa di un’indagine penale, in corso, inerente la gestione delle rocce da scavo».
Ma il peccato originale del progetto resta quello comune all’intera transizione ecologica, ovvero la necessità di impianti industriali per alimentarla, a partire da quelli rinnovabili: «Noi riteniamo invece che tutto questo percorso non possa prescindere dalla tutela del paesaggio», dunque gli impianti «devono essere progettati e realizzati in aree già artificializzate» – ignorando apparentemente il fatto che le energie rinnovabili si coltivano, ovviamente, là dove le fonti sono effettivamente disponibili ed economicamente impiegabili –, anche perché tali opere «hanno come unico obiettivo quello di favorire l’interesse di pochi a danno delle comunità locali e di tutti i cittadini».
Nel caso specifico, il parco eolico nel Mugello è progettato per generare 80 GWh di energia elettrica all’anno, quanto basta per dare elettricità a 100mila persone evitando emissioni di CO2 per circa 40mila tonnellate l’anno.
Il che significa contribuire a frenare la crisi climatica in corso, ovvero la principale minaccia che hanno di fronte sia il paesaggio sia la biodiversità, che le associazioni dichiarano invece di voler difendere.
Per questo le tre principali realtà ambientaliste del Paese – Legambiente, Wwf e Greenpeace – hanno raggiunto una posizione comune sui “paesaggi rinnovabili” sostenendo la realizzazione degli impianti. Lo stesso Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Ipcc) individua nell’eolico e nel solare le tecnologie più efficaci al 2030 per mitigare il riscaldamento globale, un trend che si manterrà anche al 2050, come documenta l’Agenzia internazionale dell’energia.
Per rispettare gli obiettivi europei di decarbonizzazione alla fine di questo decennio, l’Italia è chiamata a più che raddoppiare la potenza rinnovabile installata annualmente sul territorio, dai circa 5 GW conseguiti nel 2023 ai 12 GW necessari.
Un trend che porta risparmi in bolletta a famiglie e imprese (solo nel 2022 l’Italia ha risparmiato 25 mld di euro grazie alle rinnovabili), oltre a difendere concretamente clima e paesaggio.
Per dargli corpo, è però evidente la necessità di trovare spazio per gli impianti sul territorio, massimizzando le ricadute socio-economiche positive per le comunità locali, rinunciando alle sindromi Nimby (Not in my back yard, non nel mio giardino) in favore della collettività.