Skip to main content

Cresce la raccolta di rifiuti organici ma sul territorio mancano gli impianti per gestirla

Centemero (Cic): «Stante il complessivo deficit impiantistico necessario a gestire le raccolte previste a regime (più di 9 mln di ton/anno), oltre il 35% del deficit nazionale a regime si concentra tra Lazio, Campania, Sicilia e Puglia»
 |  Green economy

Sono 7,1 milioni le tonnellate di rifiuti organici (umido, verde e altre matrici organiche provenienti dalla raccolta differenziata) raccolte in Italia: 5,1 milioni di tonnellate di Forus cui si aggiungono quasi 2 milioni di tonnellate di frazione verde, con una crescita del 7,5% rispetto all’anno precedente. Sono questi i dati diffusi dal Cic – il Consorzio italiano compostatori – rielaborando gli ultimi dati (relativi al 2018) contenuti nei report Ispra, per raccontare l’andamento di una filiera che non si è fermata neanche nel bel mezzo di una pandemia.

«Le stime di crescita ci portano a traguardare per il 2025 quota 9.200.000 tonnellate di rifiuto organico raccolto in Italia, ovvero più di 150 Kg/ab/anno – spiega Massimo Centemero, direttore del Cic – Per questo è fondamentale continuare a lavorare soprattutto nelle regioni del Centro e del Sud: al momento, rispetto alla RD media pro-capite italiana, ben 5 regioni del Sud su 6 sono al di sotto. La sola Campania è in media, ma non ha registrato sostanziali passi in avanti negli ultimi anni. Nell’ultimo anno la Sicilia è l’unica regione del Centro-Sud ad aver mostrato un netto incremento della raccolta, passando da 208.000 t a 300.000 t ca».

Ma raccogliere i rifiuti non basta se poi sul territorio non ci sono impianti in grado di gestirli secondo logica di sostenibilità e prossimità.

Ad oggi il riciclo dei rifiuti organici è affidato a 339 impianti di trattamento biologico: 281 sono impianti di compostaggio, 58 sono gli impianti integrati di digestione anaerobica e compostaggio (che nel 2018 sono arrivati a trattare più del 50% della frazione umida proveniente dalla raccolta differenziata). La loro dislocazione sul territorio nazionale è però profondamente diseguale. Dei 281 impianti di compostaggio che producono compost 173 sono dislocati al Nord, 46 al Centro e 62 nel Sud e nelle Isole; anche guardando ai 58 impianti di digestione anaerobica e compostaggio la maggior parte delle strutture si trova a Nord (47), mentre se ne contano solo 4 al Centro e 7 tra Sud e Isole.

«Ribadiamo come la concentrazione geografica degli impianti soprattutto nel Nord Italia rappresenti una criticità del sistema, uno squilibrio che finora ha retto perché l’Italia non è mai andata in emergenza per questa tipologia di rifiuti, ma che costringe il Centro e il Sud Italia a trasferire i propri rifiuti organici in altre regioni, con enorme diseconomicità del sistema – prosegue Centemero – Stante il complessivo deficit impiantistico necessario a gestire le raccolte previste a regime (più di 9 mln di ton/anno), oltre il 35% del deficit nazionale a regime si concentra tra Lazio, Campania, Sicilia e Puglia; nella prospettiva di una gestione regionale del rifiuto raccolto, il deficit a regime delle regioni del Centro-Sud è drammatico: oltre il 700% in Campania, quasi 500% nel Lazio, 200% in Sicilia e Marche».

Eppure con una penetrazione più capillare di questi impianti a guadagnarci non sarebbe “solo” l’ambiente, ma anche il lavoro: nel 2018, secondo le proiezioni del Cic, il volume d’affari generato dal comparto è stato pari a 1,9 miliardi di euro di fatturato, mentre i posti di lavoro generati  10.620 (+8% rispetto al 2016). In pratica 1,5 posti di lavoro ogni 1.000 t di rifiuto organico. Con una raccolta differenziata a regime in tutta Italia si potrebbe arrivare a 13.000 addetti e 2,5 miliardi di euro comprensivi dell’indotto generato.

Redazione Greenreport

Greenreport conta, oltre che su una propria redazione giornalistica formata sulle tematiche ambientali, anche su collaboratori specializzati nei singoli specifici settori (acqua, aria, rifiuti, energia, trasporti e mobilità parchi e aree protette, ecc….), nonché su una rete capillare di fornitori di notizie, ovvero di vere e proprie «antenne» sul territorio.