Sullo sfondo la guerra economica con l’Occidente combattuta con il petrolio e le sanzioni
Il crollo del rublo visto da Mosca: «Emozioni e speculazioni». Ma la Borsa è ai minimi storici
[17 Dicembre 2014]
Oggi la Banca centrale russa ha aumento del 6,5% il suo tasso di interesse di riferimento, portandolo al 17%. Secondo Rossiïskaïa gazeta, «Questa decisione punta a rallentare la caduta del rublo registrata in questi ultimi giorni ed a motivare i russi a mantenere i loro risparmi nelle banche». La Banca di Russia ha spiegato questo aumento del tasso di riferimento con «La necessità di limitare i rischi di svalutazione e di inflazione che sono considerevolmente aumentati negli ultimi tempi».
Oggi Dmitri Peskov, il portavoce di Putin, ha detto che «La caduta del rublo, la turbolenza attuale sul mercato dei cambi, si spiega principalmente con le emozioni e le tendenze speculative».
Ma Andrei Makarov, presidente della commissione bilancio ed imposte della dima (la Camera russa), ha tracciato un quadro ben più preoccupante: «La gente si precipita ad acquistare moneta. Alla fine sono certi di perderci. Non bisogna mai, in tempo di crisi, passare da una moneta all’altra. Anche i professionisti si astengono dal farlo. Gettarsi sugli uffici di cambio e cercare di cambiare i rubli in dollari e perdere i propri risparmi. Attualmente la cosa principale è di non seminare il panico nel Paese».
Ma la moneta russa anche oggi è in caduta libera: l’euro ha raggiunto il record di 100,74 rubli, ben il 27,7% rispetto solo a lunedì, e il dollaro gli 80,1 rubli (+24,3%) . Dall’inizio dell’anno il rublo ha perso il 42% del suo valore rispetto all’euro e il 49% sul dollaro Usa.
La Borsa di mosca ha toccato il nuovo minimo storico in uno scenario drammatico di calo del presso del petrolio – la base stessa del potere putiniano – e dei timori per nuove sanzioni occidentali contro Mosca per la crisi ucraina.
La presidente della Baca centrale della Russia, Elvira Nabiullina ha detto che il rublo è crollato soprattutto a causa di fattori esterni ed ha elencato quelli che, secondo diversi analisti, farebbero parte di una guerra economica ben orchestrata contro il regime di Vladimir Putin: «Il calo dei prezzi del petrolio e le restrizioni sul rilascio di crediti alle banche russe all’estero. L’impatto di questi fattori potrebbe essere ammortizzato, tra le alter cose, grazie all’instaurazione del recente regime di fluttuazione libera per il rublo. Insieme all’aumento del tasso di riferimento, questa misura potrebbe rendere più rischiose le strategie di coloro che speculano sulle monete sul mercato interno». La Nabiullina aveva avvertito che «L’aumento del tasso di riferimento colpirà indirettamente il mercato monetario, ma questi effetti non saranno immediati. Il rublo è attualmente deprezzato del 10-20% ed occorre un certo tempo perché si avvicini ad un tasso di cambio fondamentale».
Molti russi sono convinti che sia in atto un complotto internazionale che somiglia molto a quello neoliberista che portò al crollo economico e politico dell’Unione Sovietica e che stavolta il bersaglio sia Putin, cosa che sta facendo aumentare il già alto tasso di nazionalismo e non ha portato a cali di popolarità per l’attuale Zar del Cremlino.
La Nabiullina ha avvertito che «L’attuale indebolimento del rublo evidenzia che l’economia russa deve adattarsi alle nuove condizioni economiche. Dobbiamo imparare a vivere in una nuova zona, orientata di più sulle nostre risorse di finanziamento, sui nostri progetti e dare una chance alla sostituzione delle importazioni». E’ più o meno la ricetta autarchica e nazionalista dettata da Putin dopo le sanzioni occidentali per la crisi Ucraina, ma la Nabiullina avvisa che «Proseguire con l’aumento del tasso di riferimento attraverso una mega-regolamentazione ne restringerebbe lo sviluppo di progetti di investimento russi miranti a sostenere le Piccole e medie imprese e le esportazioni di materie prime. L’aumento del tasso di riferimento comporterà quello dei tassi di interesse dei conti correnti. Sarà più vantaggioso per i cittadini tenere i loro risparmi in rubli».
Vedremo se questa manovra, che somiglia al voler chiudere la falla di una diga aperta dall’esterno con uno scolapasta tenuto all’interno, riuscirà. Intanto il 12 dicembre la Banca centrale russa ha venduto 2,38 miliardi di dollari e più di 8 miliardi finora a dicembre.