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Dal 2016, solo il 13% delle imprese toscane ha investito per ridurre l’impatto ambientale

Ma chi l’ha fatto, in oltre la metà dei casi ha riscontrato anche miglioramenti in termini di produttività, efficienza aziendale e riduzione dei costi
 |  Green economy

Tra il 2016 ed il 2020, quante imprese toscane hanno investito in tecnologie green? Secondo l’indagine  effettuata da SiCamera e InfoCamere nell’ambito del progetto Sisprintdel – quale la Camera di Commercio della Maremma e del Tirreno è Antenna territoriale per la Toscana – piuttosto poche.

Solo il 7,5% ha investito per il miglioramento del profilo ambientale dei prodotti ripensati in un’ottica di economia circolare, mentre il 13% ha investito per migliorare l’impatto ambientale del processo produttivo (efficientamento energetico, riduzione di emissioni, riduzione impiego idrico e materie prime, riduzione degli scarti di produzione e dei rifiuti non riciclabili).

Eppure si tratta di investimenti utili non “solo” all’ambiente, ma anche alla competitività dell’impresa stessa. A seguito dei suddetti investimenti green, infatti, l’analisi camerale rileva che il 56,6% delle imprese toscane ha riscontrato miglioramenti in termini di produttività, efficienza aziendale e riduzione dei costi.

Si tratta di una magra consolazione, ma anche di un potenziale quanto importante dato di partenza visto che un’impresa toscana su tre dichiara di avere intenzione di utilizzare i finanziamenti europei e i fondi comunitari, e che questi fondi – come mostra Next generation Eu – saranno sempre più rivolti a sostenere la transizione ecologica. Secondo le imprese toscane (e italiane in generale) i settori su cui dovrebbero essere concentrate maggiormente le risorse comunitarie sono però Salute e benessere e Istruzione di qualità.

Tra i principali problemi denunciati circa l’effettiva possibilità di accedere a queste risorse, invece, le imprese toscane pongono l’accento sulla burocrazia e dunque – specularmente – sulla necessità di procedere verso una netta semplificazione delle procedure amministrative, l’utilizzo di un linguaggio semplice nei bandi e nella modulistica e assistenza tecnica.

Appena il 2,6% delle imprese toscane (3,6% media Italia) è infatti riuscito ad utilizzare finanziamenti europei/fondi strutturali nel periodo 2014-2020, nella maggior parte dei casi accedendo a POR regionali (65,5%) o PON nazionali (28,8%) e affrontando diverse difficoltà.

«Sono dati che non stupiscono – commenta il presidente della Camera di Commercio della Maremma e del Tirreno Riccardo Breda – l’eccessiva complessità, la burocrazia esasperata sono uno dei problemi che soffocano la ripresa imprenditoriale da troppo tempo. Anche l’indagine SISPRINT dimostra che invece la propensione a ripartire c’è, ma il ruolo del pubblico deve essere rivisitato, puntando su procedure più semplici e comprensibili e su un’assistenza tecnica davvero in grado di supportare le imprese nei percorsi di crescita, anche in Europa».

Luca Aterini

Luca Aterini, toscano, nasce settimino il 1 dicembre 1988. Non ha particolari talenti ma, come Einstein, si dichiara solo appassionatamente curioso: nel suo caso non è una battuta di spirito. Nell’infanzia non disegna, ma scarabocchia su fogli bianchi un’infinità di mappe del tesoro; fonda il Club della Natura, e prosegue il suo impegno studiando Scienze per la pace. Scrive da sempre e dal 2010 per greenreport, di cui è oggi caporedattore.