I sindaci e il presidente Giani contrari

Deposito rifiuti radioattivi, nella Cnapi 2 aree in Toscana e 16 al confine

All’interno del territorio regionale due le zone individuate come potenzialmente idonee e “buone”: Pienza-Trequanda (SI) e Campagnatico (GR)

[5 Gennaio 2021]

A Campagnatico in provincia di Grosseto, e nel senese, a cavallo tra i confini di Pienza e Trequanda: sono queste le due aree toscane potenzialmente idonee ad ospitare il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, secondo la Carta (Cnapi) appena pubblicata dalla Sogin con il benestare dei ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo economico.

Ma scendendo verso sud di qualche chilometro per entrare nel Lazio, i siti individuati sono molti di più: su 22 aree ricadenti nella provincia di Viterbo, 16 si trovano lungo il confine toscano.

Una di queste aree potrebbe essere chiamata a ospitare (a regime) 78mila mc di rifiuti radioattivi – ovvero i 31.027,30 mc già oggi sparpagliati lungo lo Stivale e quelli che produrremo nei prossimi anni –,  prevalentemente a bassa attività (ovvero  la cui radioattività decade a valori trascurabili nell’arco di 300 anni).

Rifiuti derivanti dallo smantellamento degli impianti nucleari per la produzione di energia elettrica, ma anche scarti legati ad attività mediche e ospedaliere ormai indispensabili alla collettività: ad esempio sostanze radioattive usate per la diagnosi clinica o per le terapie anti tumorali. Il Deposito nazionale è necessario per assicurargli una gestione sicura.

I siti ad individuati nella Cnapi rappresentano però solo aree potenzialmente idonee ad accoglierli, ovvero zone individuate dalla Sogin rispettando i criteri stabiliti dalla guida tecnica n. 29 dell’Ispra del 2014 e i requisiti indicati nelle linee-guida dell’International atomic energy agency (Iaea).

Ma non tutti i 67 siti individuati a livello nazionale sono stati valutati idonei allo stesso modo, ma ordinati in quattro insiemi con ordine di idoneità decrescente (A1, A2, B e C), individuati considerando aspetti socio-ambientali, logistici e di classificazione sismica.

Per quanto riguarda il territorio toscano, Campagnatico e Pienza-Trequanda sono entrambi in classe A2, ovvero aree “buone” ma non “molto buone” (A1). In classe A1 rientrano invece, poco oltre il confine regionale, due aree nel Comune di Montalto di Castro e una a cavallo dei confini con Canino, entrambi Comuni del viterbese.

In ogni caso, per il momento si tratta di ipotesi. «La decisione finale sulla localizzazione del sito – come spiega il sottosegretario all’Ambiente Roberto Morassut – sarà presa a seguito di un periodo di consultazione pubblica con le autorità locali e valutandone le autocandidature».

Ma entro il 2025 il Deposito nazionale dovrà essere realizzato per gestire in sicurezza i rifiuti radioattivi che produciamo, e una volta che saranno verificate tutte le ipotesi e caratteristiche dei luoghi potenzialmente idonei a livello nazionale, conclusa anche la consultazione pubblica, arriverà il momento di decidere. Su un’area dovrà giocoforza ricadere l’onere di ospitare il Deposito.

Il problema dunque sta (o dovrebbe stare) nel condurre l’iter in totale trasparenza – rifuggendo il riflesso condizionato di cadere sempre e comunque nelle logiche Nimby e Nimto che portano al rifiuto degli impianti ma nessuna concreta soluzione al loro posto –, associando piuttosto all’onere anche gli onori. Per realizzare il Deposito nazionale serviranno infatti investimenti stimati in 1,5 miliardi di euro: è evidente dunque che, se ben gestita, la risoluzione di un problema (ovvero la gestione dei nostri rifiuti, in questo caso quelli radioattivi) possa portare anche opportunità in termini di ricadute economiche e occupazionali, oltre a compensazioni ambientali tutte da individuare.

Ma al momento il dibattito pubblico sembra molto lontano da quest’orizzonte, come testimonia la presa di posizione congiunta da parte dei sindaci  della Val d’Orcia (Castiglione d’Orcia, Pienza, Montalcino, San Quirico d’Orcia e Radicofani) e della Valdichiana (Trequanda, Sarteano, Chianciano Terme, Chiusi, Cetona, San Casciano dei Bagni, Montepulciano, Sinalunga e Torrita di Siena): «Si tratta di una proposta irricevibile e non negoziabile e che non riteniamo di non poter prendere nemmeno in considerazione in un territorio come il nostro patrimonio mondiale dell’umanità Unesco e ad alta vocazione turistica». Anche il sindaco di Campagnatico rigetta l’ipotesi al mittente: «Non sapevo niente ma è una follia, il mio ‘no’ è inequivocabile. Il territorio di Campagnatico si regge sulle bellezze artistiche, culturali e agricole».

Pure il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, è intervenuto sul dibattito assumendo posizione contraria: «È contraddittorio – afferma sul suo profilo Facebook – valorizzare scenari paesistici che come nel caso della Val d’Orcia diventano patrimoni mondiali dell’Unesco e prevedere poi depositi di scorie di materiale radioattivo nucleare, pur frutto di lavorazioni medicali. Sono convinto che il Governo si ricrederà sull’utilità di scelta ipotizzata in aree dove la bellissima Trequanda ai confini della Val d’Orcia o l’affascinante Campagnatico immerso nei tratti più belli della Maremma costituiscono un valore ambientale unico al mondo».

Da questo punto di vista effettivamente l’indicazione sulla Cnapi di un territorio Unesco come quello di Pienza suscita comprensibili perplessità, ma di certo – dato che stiamo parlando dell’Italia – non è l’unico caso, come testimonia a ruota il borgo medievale di Campagnatico. E col muro contro muro difficilmente si raggiungono soluzioni costruttive.