Il 22% delle invenzioni si concentra in Ue, con l’Italia al sesto posto

È ancora l’Europa il continente più innovativo al mondo per le tecnologie verdi

Ufficio europeo dei brevetti: «Il rapporto è confortante in un contesto di temperature da record e di obiettivi di sviluppo sostenibile sempre più urgenti»

[29 Aprile 2024]

Nonostante l’assenza di una vera e propria politica industriale continentale, l’Ue sta contribuendo a più di un quinto delle invenzioni di tecnologie pulite di alto valore in tutto il mondo.

È quanto emerge dal nuovo rapporto congiunto lanciato dalla Banca europea per gli investimenti (Bei) e dall’Ufficio europeo dei brevetti (Ueb), per il quale oltre il 22% delle tecnologie pulite e sostenibili di tutto il mondo è stato sviluppato – nel periodo 2017-2021 – nell’Unione europea, forte di circa 52mila innovazioni brevettate.

I comparti della transizione ecologica dove l’Europa ha fornito il contributo principale in termini di innovazione sono le tecnologie energetiche a basse emissioni di carbonio, la mobilità sostenibile e le alternative alla plastica, nonché per le tecnologie di adattamento ai cambiamenti climatici e la fabbricazione pulita.

«Il rapporto è confortante in un contesto di temperature da record e di obiettivi di sviluppo sostenibile sempre più urgenti – spiega António Campinos, presidente dell’Ufficio europeo dei brevetti –  Diffondere le tecnologie pulite e sostenibili è essenziale per garantire un futuro migliore. Se da un lato è incoraggiante vedere gli inventori nell’Ue fare da capofila nella brevettazione delle tecnologie verdi, dall’altro è fondamentale che a livello di proprietà intellettuale mondiale si continui ad approfondire la collaborazione».

In questo contesto, non tutti gli Stati europei stanno però offrendo lo stesso contributo all’innovazione verde. In testa spicca la Germania, che assomma il 36,9% di tutte le innovazioni verdi brevettate in Europa nel periodo preso in analisi; seguono ad ampia distanza la Francia (14,5%), il Regno Unito (8,3%), la Svizzera (5,9%), i Paesi Bassi (5,5%) e l’Italia (4,5%).

A pesare sul pur rilevante contributo italiano è la bassa spesa in ricerca e sviluppo (R&S), che nel nostro Paese si ferma (dati Eurostat 2022) all’1,33% del Pil, a fronte di un dato medio Ue del 2,24% (e tedesco del 3,13%).

La stessa Ue rischia però di perdere terreno sull’innovazione verde rispetto agli altri competitor, dato che la spesa in R&S è in calo rispetto agli anni passati e inferiore a quello praticato in Cina (2,41%), Giappone (3,34%), Usa (3,46%) e Corea del sud (4,93%). Un quadro che con le nuove regole previste dal Patto di stabilità, interrotto durante gli anni della pandemia, rischia di peggiorare ulteriormente col ritorno all’austerità dei conti pubblici.

«L’Europa è in prima linea nell’innovazione delle tecnologie pulite, e un mercato unico pienamente funzionante all’interno dell’Unione europea è il catalizzatore necessario per rafforzare il suo primato – dichiara Nadia Calviño, presidente della Banca europea per gli investimenti – Il gruppo Bei si impegna a sostenere la competitività dell’Europa investendo nelle tecnologie a zero emissioni nette e nell’efficienza delle risorse. Il capitale di rischio e i finanziamenti strategici che offriamo agli innovatori delle tecnologie pulite ci consentono di promuovere lo sviluppo e l’adozione di tecnologie all’avanguardia e quindi una crescita più verde e più equa nonché un futuro sostenibile».