Ecco a quanto ammontano le tasse ambientali in Italia
Secondo i dati Eurostat si arriva in totale al 7,8% del totale, ma in realtà quelle legate alla produzione di inquinanti o al consumo di risorse non arrivano all’1%
[20 Febbraio 2020]
Le tasse ambientali, se ben disegnate, possono offrire strumenti assai utili per guidare lo sviluppo economico su binari più sostenibili, ma il loro impatto sul fisco italiano è ancora assai limitato. I dati appena pubblicati da Eurostat (relativi al 2018) mostrano il gettito legato alle tasse ambientali nell’Unione europea è arrivato a quota 324,6 miliardi di euro, in crescita del 3% sull’anno e del 49% da inizio millennio. In questo contesto, l’Italia appare relativamente virtuosa: il 7,8% delle entrate fiscali arriva da tasse ambientali, una quota superiore alla media europea (6%).
Eppure la classifica non ci vede accompagnati da Paesi campioni di sviluppo sostenibile: a seguire subito dopo l’Italia c’è la Polonia del carbone (7,7%), mentre fa meglio di noi un Paese tra i più arretrati del continente dal punto di vista dell’economia circolare (Romania, 8%). Possibile che la percentuale di tasse ambientali possa essere così scarsamente collegata alle performance ambientali del Paese preso in esame?
Una parziale spiegazione arriva proprio dal prospetto Eurostat, che aggiunge come in Ue il 77% delle tasse ambientali sia legato al comparto “energia”, il 19% ai “trasporti” e solo il 3,3% è rappresentato da tasse sull’inquinamento o il consumo di risorse naturali. Che cosa significa?
Per capirne di più è utile guardare allo specifico caso italiano: nel nostro Paese circa l’82% del gettito “ambientale” in realtà è costituito da imposte (prevalentemente accise) sui prodotti energetici, con livelli differenziati di imposta non riconducibili al contenuto energetico (ad es. potere calorifico inferiore) o ad indicatori di impatto ambientale del prodotto (emissioni, costi esterni, etc.); un altro 17% circa è composto da da imposte sui veicoli di trasporto (bollo auto, assicurazione per RCA, etc.), mentre le imposte su specifici inquinanti o risorse naturali sono meno dell’1% (contro una media Ue del 3,3%). Al contempo, la quasi totalità del gettito “ambientale” raccolto non serve per migliorare le performance di sostenibilità del Paese: solo l’1% circa delle imposte ambientali è infatti soggetto ad un vincolo di destinazione riguardante il finanziamento delle spese per la protezione dell’ambiente.
Ecco perché dunque, di fatto, le tasse ambientali in Italia sono praticamente nulle: specularmente, le possibilità per impostare una riforma fiscale verde – se mai ci fosse la volontà politica di perseguirla – rimangono enormi.