Corepla, cresce la raccolta differenziata ma anche le difficoltà a riciclarla
Ecco come gestiamo gli imballaggi in plastica in Italia, una volta divenuti rifiuti
Nel 2019 sono 2.083.880 le tonnellate impiegate, il 43,39% è stato avviato a riciclo e il 48,63% a recupero energetico
[17 Luglio 2020]
Nel 2019 sono oltre 1.370.000 le tonnellate di plastica raccolte in modo differenziato. Si tratta del 13% in più rispetto al 2018. Ma il bilancio 2019 per il Consorzio nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero della plastica si chiude con disavanzo pari a circa 13 milioni di euro. Un’ulteriore testimonianza di come una corretta gestione rifiuti e il loro recupero porti sempre vantaggi ambientali e possa migliorare la competitività economica del sistema-Paese – a maggior ragione per uno come l’Italia, manifatturiero ma storicamente povero di materie prime –, ma al contempo è fuorviante pensare che tutte le frazioni di rifiuti possano essere “risorse” economiche. Al contrario, è sempre vero che tenere pulite le proprie città costa.
Ad esempio – come spiega proprio Corepla nel bilancio 2019 appena presentato – i costi totali sono aumentati di 102 milioni di euro circa rispetto al 2018 in quanto a fronte della crescita della raccolta, al contempo sono aumentate “le difficoltà a riciclare alcune tipologie di imballaggi e i costi legati alla gestione del plasmix”, ovvero le plastiche miste difficili (quando non impossibili) da riciclare.
Tornando alla raccolta, in media ognuno di noi differenziato 22,8 kg all’anno. Le quantità conferite alla raccolta differenziata nel 2019 sono risultate essere composte per il 91% da imballaggi in plastica e per il restante 9% dalle frazioni estranee o neutre contenute nella raccolta mono materiale.
«Un risultato mai raggiunto prima – ha dichiarato il Presidente di Corepla Antonello Ciotti – per gli oltre 7.000 Comuni che hanno avviato il servizio di raccolta. Con una media di circa 23 kg /abitante anno di RD il sistema italiano del riciclo degli imballaggi in plastica è tra i primi in Europa. Siamo certi che lavorando così assiduamente nell’attività di sensibilizzazione di tutti gli attori e nello sviluppo di nuove tecnologie riusciremo a vincere la sfida dell’economia circolare, e saremo pronti a contribuire al raggiungimento degli ‘sfidanti’ obiettivi che la EU pone per il 2025 per il nostro Paese».
Anche perché, appunto, oltre alla raccolta differenziata c’è di più: il recupero di materia e, in subordine, quello di energia. Nel merito non è facile tratteggiare lo stato dell’arte in Italia, a maggior ragione nell’ultimo anno in quanto, come riporta il bilancio del consorzio, dal 2019 Corepla «rendiconta i flussi quantitativi di sola sua pertinenza, decurtando i volumi di competenza dei Sistemi autonomi; questo crea una discontinuità nel confronto con gli anni precedenti».
L’immesso al consumo di imballaggi in plastica nel corso dell’ultimo anno – pari a 2.083.880 tonnellate –, si riferisce ai volumi risultanti dalle dichiarazioni Cac (contributo ambientale Conai) che si assumono essere equivalenti all’immesso al consumo di pertinenza Corepla; un dato in flessione rispetto al 2018, quando le tonnellate immesse al consumo furono 2.292.000 tonnellate.
Come sono state gestite? Nel 2019 la raccolta differenziata gestita dal Consorzio è stata pari a 1.378.384 tonnellate, con un aumento dell’13% rispetto al 2018 e «lo scorso anno sono state riciclate 617.292 tonnellate di rifiuti di imballaggio in plastica, prevalentemente provenienti da raccolta differenziata urbana (sono incluse le quantità provenienti dalle piattaforme da superfici private e dai Consorzi autonomi)», spiega Corepla, che ha inoltre «avviato a recupero energetico 445.812 tonnellate che sono state utilizzate per produrre energia al posto di combustibili fossili. Il materiale avviato da Corepla a recupero è stato destinato per il 75% a cementifici (41% in Italia e 34% all’estero) e per il restante 25% a termovalorizzazione». Dunque della differenziata raccolta da Corepla il 44,78% è stato avviato a riciclo, il 32,34% a recupero energetico.
Queste le cifre della gestione consortile. Ampliando il campo d’osservazione alla voce “riciclo totale” si arriva a 904.292 tonnellate rispetto a un immesso al consumo come detto pari a 2.083.880 tonnellate (43,39%), mentre il recupero energetico arriva a 1.013.322 (48,63%). Ecco dunque che «dei 2.084 milioni di tonnellate di imballaggi in plastica immesse sul mercato e di pertinenza Corepla nel 2019, il sistema Italia è riuscito quindi a recuperarne 1.917.614, che corrisponde al 92%».
Numeri che riportano alla luce, nel Rapporto di sostenibilità Corepla, il problema di quegli imballaggi che sono tecnicamente difficili o impossibili da riciclare meccanicamente, per esempio quelli costituiti da più polimeri intrinsecamente legati fra loro, oppure ancora dei «residui derivanti dalla selezione dei rifiuti di imballaggio in plastica per i quali – attualmente – non esiste possibilità di riciclo meccanico o potrebbe esistere solamente a costi non sostenibili per motivi tecnologici o rese molto basse». Queste frazioni ad oggi vengono bruciate per ricavarne energia, mentre il ricorso alla discarica «è dovuto, principalmente, alla mancanza di impianti di termovalorizzazione e/o di cementifici in alcune aree del Paese o alla impossibilità di accesso in quanto già saturati da altri rifiuti indifferenziati».
Per migliorare il quadro della situazione sono indispensabili interventi per ridurre gli imballaggi immessi al consumo dove possibile e a livello di ecodesign, per rendere più riciclabili gli imballaggi necessari, entrambi interventi che ovviamente non possono essere messi in campo quando i rifiuti sono già stati prodotti e non resta che gestirli. A questo punto della filiera altre innovazioni tecnologiche possono provare a intervenire, come ad esempio il riciclo chimico e la gassificazione, entrambi punti focali della collaborazione instaurata tra Corepla e Eni.
In tutto questo, la “soluzione” del plastic-free che posto trova? «Non esistono materiali giusti o sbagliati – risponde Corepla – esistono imballaggi più o meno adatti in base allo scopo e alla situazione […] Il vero problema è la dispersione degli imballaggi nell’ambiente, a causa della non corretta gestione, nella fase di fine vita, indipendentemente dal materiale di cui sono fatti Anche i così detti imballaggi biodegradabili e compostabili non si degradano nell’ambiente: è comunque indispensabile che vengano raccolti e gestiti da un circuito che li avvii in impianti in grado di valorizzarli».