Economia circolare della carta, un cerchio che ancora non si chiude: mancano gli impianti
Medugno: «Le uniche destinazioni ad oggi disponibili per lo scarto di pulper sono la discarica e il recupero energetico tramite combustione in impianti di termovalorizzazione»
[26 Marzo 2019]
L’industria della carta, in Italia, è presente con 117 imprese e 19.300 addetti in 150 stabilimenti: si tratta in molti casi di veri e propri impianti industriali dediti al riciclo, dato che complessivamente vi si riciclano 10 tonnellate di carta ogni minuto. Una capacità che potrebbe crescere fino a 12 tonnellate al minuto secondo le stime fornite ieri a Terni da Assocarta, durante il convegno Chiudere il Cerchio: recuperare gli scarti per migliorare il riciclo e l’economia circolare nel settore della carta, organizzato insieme ad Acea Ambiente, Assocarta e Comieco. Un obiettivo per raggiungere il quale è però necessario chiudere davvero l’anello dell’economia circolare: come da ogni processo industriale anche nel riciclo esitano scarti che necessitano di essere gestiti, e nel caso delle cartiere questi scarti sono in primo luogo pulper.
«Lo scarto di pulper viene generato dalle cartiere nel momento in cui viene spappolata la carta da riciclare – spiega il direttore di Assocarta, Massimo Medugno – Si potrebbe quindi presupporre che questo scarto sia dovuto a un’inefficienza del processo produttivo e che la sua generazione, per qualità e quantità, possa dipendere dalla capacità tecnologiche e gestionali delle imprese cartarie. In realtà lo scarto di pulper è per la cartiera inevitabile in quanto deriva dalla raccolta e dalla selezione della carta da riciclare, che contiene al suo interno impurità, ma anche alcune parti non cellulosiche legate indissolubilmente alla carta. Si tratta in buona sostanza di rifiuti domestici provenienti dalla raccolta urbana che vanno avviati in via prioritaria in discarica e al recupero energetico in quanto derivanti dal riciclo. Le uniche destinazioni ad oggi disponibili per lo scarto di pulper sono la discarica e il recupero energetico tramite combustione in impianti di termovalorizzazione».
Come nel caso di Acea Ambiente, che utilizza come combustibile del suo impianto di termovalorizzazione UL1, a Terni, esclusivamente il pulper, uno scarto della lavorazione della carta altrimenti non riciclabile e quindi destinato alla discarica. L’impianto, che tratta 100.000 tonnellate annue di rifiuti, si colloca tra i primi soggetti industriali su scala nazionale per quantità di pulper convertito in energia elettrica, mediamente 75.000 MWh/anno.
«Forme alternative alla discarica e al recupero energetico sono state studiate e sperimentate e alcuni progetti di studio sono tuttora in corso, ad esempio nell’ambito del progetto Life EcoPulpPlast e nel progetto del Conai/Cnr. Al momento non sono però ancora disponibili tecnologie applicate su scala industriale e sostenibili da un punto di vista tecnico, economico ed ambientale», conclude Medugno.