Per i consumatori previsto entro il 2021 un "diritto alla riparazione" dei prodotti
Economia circolare, l’Ue raddoppierà l’impiego di materiali riciclati in un decennio
La Commissione europea ha adottato il nuovo Piano d’azione in materia: il tasso di circolarità è fermo però all’11,2% (in Italia arriva al 17,7%)
[12 Marzo 2020]
L’estrazione e la trasformazione delle materie prime è responsabile della metà delle emissioni di gas a effetto serra a livello globale, oltre che del 90% della perdita di biodiversità e dello stress idrico: per questo la Commissione europea ha adottato ieri un nuovo piano d’azione per l’economia circolare, ponendolo tra i principali pilastri chiamati a sostenere l’obiettivo della neutralità climatica previsto dal Green deal entro il 2050.
Il nuovo piano introduce una serie di misure legislative e non che dovranno concretizzarsi da qui ai prossimi anni, individuando al contempo i settori prioritari in cui l’intervento è indispensabile per rendere più circolare l’economia europea. «Se vogliamo raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, preservare il nostro ambiente naturale e rafforzare la competitività della nostra economia, la nostra economia deve diventare pienamente circolare – spiega Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione Ue responsabile per il Green deal – Il nostro modello economico di oggi è ancora, per lo più, lineare: solo il 12% delle materie secondarie e delle risorse vengono reintrodotti nell’economia».
In realtà, il tasso di circolarità nell’Ue a 27, secondo i dati riportati oggi da Eurostat (aggiornati al 2017) è leggermente più basso: 11,2%. Questo significa che solo che l’11,2% delle risorse materiali utilizzate nell’Ue proviene da prodotti riciclati e materiali di recupero, e anche l’Italia non fa molto meglio piazzandosi in quarta posizione a livello Ue (dopo Paesi Bassi, Francia e Belgio, senza contare il Regno Unito) con una percentuale pari al 17,7%: il nostro è il maggior incremento registrato a livello europeo a partire dal 2010 (+6%), ma i progressi stanno rallentando sensibilmente visto che rispetto al 2016 la performance è migliorata di appena lo 0,2%.
In questo contesto, l’obiettivo previsto dal nuovo piano d’azione europeo sull’economia circolare appare sfidante ma non troppo: l’Ue infatti è chiamata a raddoppiare la percentuale di utilizzo di materiali da recupero nel corso del prossimo decennio, ma questo significherà comunque arrivare al 2030 con un tasso di circolarità fermo al 22,4%, e un’economia europea per oltre tre quarti ancora non circolare. Se la neutralità climatica dovrà essere raggiunta entro il 2050, è evidente che gli sforzi dovranno essere maggiori.
Rimane apprezzabile l’approccio ad ampio spettro proposto dalla Commissione, che si concentrerà su molteplici settori d’intervento, a partire dall’ecodesign: la Commissione proporrà infatti un atto legislativo sulla strategia per i prodotti sostenibili volta a garantire che i prodotti immessi sul mercato dell’Ue siano progettati per durare più a lungo, siano più facili da riutilizzare, riparare e riciclare, e contengano il più possibile materiali riciclati anziché materie prime primarie. Le misure limiteranno inoltre i prodotti monouso, si occuperanno dell’obsolescenza programmata e vieteranno la distruzione di beni durevoli invenduti. I consumatori avranno inoltre accesso a informazioni attendibili su questioni come la riparabilità e la durabilità dei prodotti, così che possano compiere scelte più sostenibili e beneficeranno (entro il 2021) di un vero e proprio “diritto alla riparazione”.
La Commissione esaminerà inoltre la possibilità di introdurre un modello armonizzato a livello Ue per la raccolta differenziata dei rifiuti, mentre l’accento sarà posto sia sulla necessità di ridurre a monte la produzione di rifiuti sia di riciclarli per immetterli in un mercato delle materie prime seconde davvero efficiente: ad esempio, nuove misure aumenteranno il ricorso agli appalti pubblici verdi (che continuano a latitare nel nostro Paese, nonostante le misure di legge previste in materia), con l’introduzione di obiettivi o criteri minimi obbligatori in materia.
Il piano europeo concentra la propria attenzione in particolare sui settori che utilizzano più risorse e che hanno un elevato potenziale di circolarità, con la Commissione che è chiamata ad avviare interventi nei comparti elettronica e Ict, batterie e veicoli, imballaggi, plastica, tessile, costruzione ed edilizia, alimenti. Qualche esempio? In settori come quello degli imballaggi, dei materiali da costruzione e dei veicoli saranno proposte disposizioni vincolanti relative al contenuto di plastica riciclata nei prodotti, e tutti gli imballaggi immessi sul mercato dell’Ue saranno riutilizzabili o riciclabili in modo economicamente sostenibile entro il 2030.
«Molti prodotti – osserva Timmermans – si rompono troppo facilmente, non possono essere riutilizzati, riparati o riciclati, o sono monouso. Esiste un enorme potenziale da sfruttare sia per le imprese che per i consumatori e con il piano odierno abbiamo avviato una serie di interventi volti a trasformare il modo in cui i prodotti sono fabbricati e consentire ai consumatori di effettuare scelte sostenibili a proprio vantaggio e a beneficio dell’ambiente».
E anche dell’economia: secondo le stime della Commissione, l’attuazione in Europa di misure ambiziose in materia di economia circolare può far crescere il Pil dell’Ue di un ulteriore 0,5% entro il 2030 e creare circa 700mila nuovi posti di lavoro.