Ciafani (Legambiente): «Rafforzare controlli e agenzie territoriali, ma accorciare tempi autorizzativi»

Economia circolare nel Pnrr, più che i soldi potrebbero semplificazione e governance

Testa (Assoambiente): «Se i fondi indicati fanno leva con quelli privati posso garantire che i progetti non mancano. Adesso però il rilascio delle autorizzazioni è percorso impossibile per le imprese»

[27 Gennaio 2021]

Pochi fondi, ma soprattutto poca programmazione per l’economia circolare nella proposta di Pnrr approvata dal Governo e ora in attesa di (rapidi) sviluppi quando la crisi politica in corso sarà sanata. Ieri si è levata unanime la voce di Unirima, Assofermet e Assorimap nel chiedere – durante un confronto con deputati e senatori che in Parlamento si occupano della materia – almeno «2,625 miliardi di euro» in più da destinarsi in particolare alle imprese del riciclo della carta, plastica e metalli (ovvero quelle rappresentate dalle tre associazioni d’impresa intervenute) che «vengono totalmente ignorate nonostante siano un motore fondamentale della green economy».

«Il testo verrà fortemente migliorato in Parlamento, assicurando alle imprese del settore un consistente impegno finanziario e una rafforzata centralità», è stata in sintesi la risposta della politica agli appelli delle aziende durante il webinar il webinar su “Recovery Fund: luce verde sull’economia circolare. Un’occasione da non sprecare”. Appelli che solo in parte riguardano però la distribuzione delle risorse economiche in ballo con il Piano nazionale di ripresa e resilienza.

«Il nostro Paese si caratterizza per tempi troppo lunghi in ogni aspetto, a partire dalla realizzazione degli impianti – osserva il presidente di Assorimap Walter Regis – Si tratta di una differenza che produce un gap competitivo strutturale che incide pesantemente».

Non a caso gli elementi della governace e della semplificazione sono stati oggi al centro di un altro webinar – Ripresa e resilienza, l’Italia ha un piano? – ospitato su Ricicla.tv.

«La quantità delle risorse è punto importante ma non decisivo per me – osserva nel merito il presidente di Assoambiente, Chicco Testa – A queste risorse andrebbero affiancate la grande quantità di risorse private disposte a entrare se ci fossero le condizioni per farlo. Se i fondi indicati fanno leva con i fondi privati, posso garantire che i progetti non mancano: adesso però il rilascio delle autorizzazioni è percorso impossibile per le imprese».

Ciò non significa che i fondi previsti per l’economia circolare nello schema di Pnrr approvato dal Cdm siano sufficienti, come afferma anche da Elio Catania dal ministero dello Sviluppo economico: «Avevamo chiesto più risorse per economia circolare ma oa sta a noi spendere bene queste risorse. Oltre a 1,5 miliardi di euro per nuovi impianti, più di 2 miliardi per supportare la conversione circolare delle imprese».

È però necessario riconoscere che, al di là dell’ammontare, il problema centrale è la messa a terra degli investimenti bloccati ovunque da sindromi Nimby e Nimto oltre che da procedure autorizzative elefantiache. «Il Recovery plan potrebbe essere l’occasione per rivedere sostanzialmente tutte le modalità di governance del nostro Paese – chiosa Testa – Se non facciamo questo, l’Italia è condannata all’inedia più totale.

Non a caso anche per il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani, è «prioritaria la semplificazione normativa, altrimenti non metteremo in pratica il Piano entro il 2026. Rafforzare controlli e agenzie territoriali, ma accorciare tempi autorizzativi».

Per la realizzazione di quali impianti ancora non è chiaro. Per quanto riguarda la coda dell’economia circolare, ovvero la corretta gestione, il recupero e infine lo smaltimento dei rifiuti, un passaggio fondamentale sta nel Programma nazionale per la gestione dei rifiuti: il ministero dell’Ambiente ha avviato l’iter lo scorso novembre e in 18 mesi dovrà essere completato. Nel merito Assoambiente ha già sviluppato 10 proposte (mentre altre sono arrivate dalle associazioni ambientaliste e dai “rifiuti zero”), e chiesto una fase di confronto fattivo col ministero, che si è detto oggi disponibile.

«Come Direzione per l’economia circolare – dichiara Laura D’Aprile, a capo della struttura istituita dal Mattm – abbiamo un’agenda trasparente per confronti. Sul Programma nazionale rifiuti garantiremo agli stakeholders il processo di valutazione strategica del Piano».