Anev: solo 107 i nuovi MW nel 2014, in controtendenza col resto del mondo. Giù anche l'occupazione
Il vento dell’eolico soffia al contrario in Italia: calo del 76% dell’energia installata
Il governo annuncia la ridefinizione del sistema d'incentivazione per tutte le rinnovabili
[22 Gennaio 2015]
Mentre in tutto il mondo l’energia elettrica fornita dall’eolico continua a crescere, segnando impressionanti record in Gran Bretagna, Usa e Cina, in Italia l’Associazione nazionale energia del vento (Anev), lancia un drammatico allarme sulla tenuta dell’industria eolica nel nostro Paese: «Sono solo 107 i MW di energia eolica installati in Italia nel 2014 con un calo percentuale del 76 % rispetto all’anno precedente. Questo dato segnala la grave crisi che il settore eolico sta attraversando e sancisce inevitabilmente il crollo di un’industria solida, con conseguenze drammatiche su occupazione e sviluppo».
Anev sottolinea che la cosa riguarda anche il lavoro che si dice si vorrebbe creare: «Si è passati da circa 37.000 occupati nel 2012, ai 34.000 nel 2013 e ai 30.000 del 2014. Tale declino è ingiustificabile se riferito ad un settore che al 2020 ha un potenziale di oltre 67.000 occupati e che ha tutti i margini per crescere ancora e apportare benefici al nostro Paese, in termini di sviluppo e crescita economica, soprattutto nelle regioni meridionali dove c’è più carenza di lavoro».
Come mai l’eolico in Italia è in crisi mentre – come sostiene anche il rapporto Irena, di cui oggi diamo conto in un altro articolo – l’energia del vento nel resto del mondo fa concorrenza a petrolio, gas e carbone? «Un calo così sostenuto – spiegano all’Anev – è dovuto ad interventi normativi penalizzanti per le aziende del settore, in particolare al sistema delle aste al ribasso per l’assegnazione degli incentivi. Il tracollo dell’installato è infatti iniziato nel 2012, anno in cui è stato introdotto il nuovo sistema d’incentivazione, ripercuotendosi già sull’installato del 2013 pari a solo 450 MW, contro gli oltre 1200 MW del 2012. Tale situazione si riscontra solo in Italia, mentre nel resto del Mondo il settore eolico registra ogni anno tassi di crescita notevoli ed è riconosciuto come quello più maturo ed efficiente tra le tecnologie rinnovabili».
A fine 2014 le imprese dell’eolico si aspettavano dal del Ministero dello Sviluppo Economico l’emanazione dei correttivi per le aste, ma l Decreto per la definizione dei contingenti 2016 – 2020 non è stato ancora emanato. «Siamo già al primo mese di ritardo – fa notare Anev – e tale atteggiamento da parte delle istituzioni non è più tollerabile! Più il tempo passa e più le aziende saranno costrette a chiudere o a fuggire all’estero, mettendo in ginocchio un intero comparto industriale».
Anev chiede al governo Renzi «un intervento tempestivo per salvare un’industria solida e matura e che vengano accolte le proposte già avanzate dal settore, come ad esempio quella di evitare il progressivo innalzamento dei livelli di sconto che renderà presumibilmente irrealizzabile gran parte degli impianti in graduatoria; rendere operativo il meccanismo di scorrimento della graduatoria prima dei 42 mesi attualmente previsti, che oggi ne rende impossibile l’applicazione, mentre basterebbe prevedere meccanismi di controllo dell’avanzamento delle realizzazioni e consentire l’uscita anticipata dalle graduatorie dei progetti irrealizzabili».
L’Associazione nazionale energia del vento conclude con un ulteriore appello al mondo politico: «Il settore eolico ha ancora enormi potenzialità, che se ben sfruttate aiuterebbero a rendere il nostro Paese maggiormente indipendente dall’estero per la fornitura di materie prime per produrre energia, a mitigare la forte crisi economica italiana e a creare nuovi posti di lavoro. Che il governo intervenga subito!».
Positivo in tal senso potrebbe essere l’intervento annunciato dal viceministro De Vincenti, interrogato in proposito dalla deputata Pd Chiara Braga, che «ha confermato l’impegno del Governo a definire in tempi brevi e certi il nuovo sistema di incentivazione per le fonti rinnovabili, con l’obiettivo di dare continuità agli investimenti nel settore. Positivo che si voglia arrivare a questa definizione prima dell’effettivo raggiungimento del tetto dei 5,8 miliardi fissato dal precedente DM 6 luglio 2012, tenendo conto del recente aggiornamento del Contatore del costo indicativo cumulato annuo degli incentivi effettuato dal GSE». Ancora però non sono noti i dettagli dell’intervento.