Fao: più protezione sociale per porre fine velocemente alla fame
Molti programmi, ma la stragrande maggioranza dei poveri rurali restano fuori
[13 Ottobre 2015]
Secondo il rapporto “The State of Food and Agriculture 2015″ (SOFA) pubblicato oggi dalla Fao, «la protezione sociale sta emergendo come uno strumento fondamentale nella lotta per sradicare la fame, ma la stragrande maggioranza dei poveri che vivono nelle aree rurali del mondo non ne è ancora coperta».
Il SOFA fa notare che «Nei paesi poveri, i regimi di protezione sociale – come trasferimenti in denaro, alimentazione scolastica e lavori pubblici – offrono un modo economico per fornire alle persone vulnerabili opportunità per uscire dalla povertà estrema e dalla fame e così migliorare la salute, l’istruzione e la vita dei loro figli. Tali programmi al momento beneficiano in vario modo circa 2,1 miliardi di persone nei Paesi in via di sviluppo, riuscendo a mantenere 150 milioni di persone fuori da situazioni di povertà estrema. Espandere questi programmi nelle zone rurali e collegarli a politiche di crescita agricola inclusive è decisivo, secondo il rapporto, per raggiungere l’impegno di fame zero»
Il rapporto è stato pubblicato alla vigilia della Giornata mondiale dell’alimentazione che si celebra il 16 ottobre e che ha per tema “Sfida Fame Zero · Uniti per un mondo sostenibile” e che si concentrerà proprio sul ruolo della protezione sociale nel rompere il ciclo della povertà rurale.
Il direttore generale della FAO, José Graziano da Silva, ha sottolineato: «Dobbiamo agire con urgenza per sostenere le persone più vulnerabili, al fine di liberare il mondo dalla fame. I programmi di protezione sociale permettono alle famiglie di accedere a più cibo – spesso facendo aumentare quello che loro stessi coltivano – e anche di avere delle diete più diversificate e più sane. Questi programmi possono avere un impatto positivo sulla nutrizione infantile e materna, ridurre il lavoro minorile e aumentare la frequenza scolastica, tutti elementi che incrementano la produttività».
Tra le persone più povere del mondo solo circa un terzo è protetto da una qualche forma di protezione sociale, con livelli ancora più bassi nell’Asia meridionale e nell’Africa sub-sahariana, le regioni con la più alta incidenza di povertà estrema. «Senza tale assistenza – dice il SOFA – , molte persone povere e vulnerabili faticano a uscire dalla trappola della povertà – che fame, malattie e mancanza d’istruzione perpetuano per le generazioni future». Eppure, la maggior parte dei Paesi, anche di quelli più poveri, possono permettersi un qualche tipo di programma di protezione sociale. La FAO stima che «a livello mondiale, 67 miliardi di dollari l’anno in integrazioni di reddito, per lo più forniti da programmi di protezione sociale – insieme ad altri investimenti mirati in agricoltura – consentirebbero l’eliminazione della fame entro il 2030. Questo è meno dello 0,10% del PIL mondiale».
Intanto, «Molte famiglie in situazioni di povertà estrema sono costrette a svendere beni produttivi, mettere i bambini a lavorare, sfruttare in eccesso e in modo non sostenibile i loro piccoli campi, o ricorrere a lavori mal pagati – denuncia la FAO – Eppure, semplici programmi sociali di trasferimento offrono ai poveri un’opportunità di migliorare il proprio potenziale produttivo. Essi hanno anche ricadute positive sulle economie locali, favorendo opportunità commerciali, l’aumento dei salari rurali, e consentendo ai più poveri di acquistare o investire in attività».
L rapporto fa l’esempio di uno dei Paesi con il più alto livello di denutrizione del mondo, lo Zambia, dove «un programma pilota di sovvenzioni in denaro ha portato le famiglie beneficiarie ad aumentare notevolmente la proprietà di bestiame, le terre coltivate, l’impiego di fattori produttivi e la proprietà di attrezzi come zappe, falci e asce. Questo ha portato ad un salto del 50% nel valore complessivo dei beni agricoli prodotti localmente. I beneficiari hanno anche speso di più per cibo, vestiti, salute e igiene – un importo del 25% superiore al valore del trasferimento iniziale. Ma anche l’intera comunità ne ha beneficiato attraverso l’aumento della domanda per beni e servizi prodotti localmente generati dal trasferimento – ogni dollaro trasferito ha generato altri 79 centesimi di reddito, spesso per i non beneficiari che hanno fornito questi beni e servizi».
Attualmente, in tutto il mondo, almeno 145 Paesi prevedono una o più forme di assistenza sociale, compresi trasferimenti di denaro incondizionati, cioè contributi a fondo perduto per i beneficiari che ne hanno diritto, trasferimenti di fondi condizionati, di solito legati alla frequenza scolastica o a controlli sanitari e programmi che offrono garanzia di occupazione in lavori pubblici. Altre forme includono trasferimenti in natura, come la distribuzione di cibo e programmi di alimentazione scolastica.
Il rapporto SOFA 2015 fa notare che «la nozione secondo la quale la protezione sociale, anche sotto forma di trasferimenti di denaro incondizionati, riduca l’impegno di lavoro delle persone è un mito. Al contrario i destinatari il più delle volte rispondono alla protezione sociale in modo molto positivo, migliorando anche la nutrizione e l’educazione dei figli, contando più sulla produzione di casa piuttosto che su lavoro salariato mal pagato e anche partecipando a reti esistenti, come le società di pompe funebri, una forma comune di gestione dei rischi in molte comunità tradizionali».
Un altro esempio di sistemi di protezione sociale nel tempo possono davvero fare la differenza è il poverissimo Bangladesh, dove «un programma ben progettato ha dato alle donne rurali povere bestiame e altri fattori produttivi oltre a uno stipendio mensile per coprire il periodo fino a quando le destinatarie non sono state in grado di guadagnare redditi aggiuntivi». La FAO cita anche altri esempi di successo in Etiopia, Ghana e Lesotho e sottolinea che «Questi risultati mostrano come la protezione sociale sia un investimento, non un costo. E questo si evince chiaramente dal progetto brasiliano Bolsa Família, un intervento ben integrato che raggiunge un quarto della popolazione del paese e costa solo lo 0,5% del PIL».
Ma il SOFA 2015 fa anche notare che «la protezione sociale da sola non può sradicare la fame e la povertà rurale in modo sostenibile» ed evidenzia «l’importanza di combinare e coordinare gli investimenti pubblici nella protezione sociale con investimenti pubblici e privati in agricoltura e nello sviluppo rurale. Tali azioni garantiranno una crescita economica inclusiva e un modo sostenibile per rompere il ciclo della povertà rurale».