Approvata la mozione Ulmi-Meini emendata da Pieroni

Geotermia, il Consiglio regionale della Toscana incalza per «la più rapida approvazione del Fer 2»

Nell’atto si afferma che “il testo del Fer 2 risulta ormai definito”, ma di fatto ancora non ce n’è traccia: è necessario accelerare. Restano però le divisioni politiche sull’Amiata

[13 Gennaio 2021]

Una mozione per impegnare la Giunta toscana a “proseguire nell’azione di sollecitazione nei confronti del Governo e del Mise per la più rapida approvazione del Fer 2”, ovvero l’atteso decreto che dovrebbe re-introdurre gli incentivi alla produzione di energia elettrica da geotermia sospesi per la prima volta con il decreto Fer 1. Sta qui il fulcro dell’atto presentato da Andrea Ulmi ed Elena Meini (Lega), poi emendato da Andrea Pieroni (PD) e approvato ieri a maggioranza in Consiglio regionale (contrari i M5S).

«Il Mise aveva annunciato che entro la fine di settembre il decreto Fer 2 sarebbe stato approvato – ricordano Ulmi e Meini – In pratica siamo arrivati a dicembre all’insegna dell’incertezza ed invece occorrono certezze per un comparto importante, sia a livello imprenditoriale che sociale, dei territori interessati. Preoccupazioni che coinvolgono anche la maggioranza, visto che dopo un emendamento, da noi condiviso, ha deciso di sostenere la mozione».

Nel testo della mozione si afferma che “il testo del Fer 2 risulta ormai definito”, ma di fatto ancora non ce n’è traccia: da qui la sollecitazione del Consiglio regionale visto che “il ritardo dell’emanazione del decreto Fer 2 contenente gli incentivi per la geotermia, unito all’imminente scadenza delle concessioni in essere, fissata al 2024, stanno determinando un quadro di incertezza dannoso per gli investimenti degli operatori in ambito geotermico”, che a loro volta si ripercuote sullo sviluppo sostenibile del territorio,

Non a caso la mozione ricorda che “nella regione Toscana la geotermia permette un risparmio di oltre 1 milione e 400 mila Tep (tonnellate equivalenti di petrolio) e 4,1 Mt di emissioni di CO2 evitate. La geotermia garantisce 650 occupati diretti e circa 2.000 nell’indotto ed ha promosso lo sviluppo di numerose piccole e medie imprese in diversificati settori produttivi. La geotermia corrisponde circa il 30% del fabbisogno energetico (in realtà elettrico, ndr) regionale, pari ad un consumo medio annuo di circa 2 milioni di famiglie; al contempo fornisce calore per riscaldare circa 8.700 utenze domestiche e commerciali e circa 25 ettari di serre”.

«Il ritardo sul decreto Fer 2 contenente gli incentivi per la geotermia, unito alla vicina scadenza delle concessioni in essere, fissata al 2024, sta determinando – sottolinea nel merito Pieroni – un quadro di incertezza dannoso per gli investimenti nel settore ed è pertanto necessario accelerare i tempi: il Governo e il Mise si adoperino per una rapida approvazione. L’energia geotermica è determinante per l’economia locale della Val di Cecina ed una risorsa rinnovabile che aiuta a diminuire l’impatto energetico muovendo un indotto con decine di aziende e circa 2.000 addetti, oltre ad un giro di investimenti pari a 150 milioni all’anno, mentre ammontano a 30 milioni le royalties che ricadono su territorio. Inoltre, la Regione Toscana ha definito le Aree non idonee (Ani) in accordo con i Comuni geotermici, un esempio di proficua intesa con i territori. Una recente indagine di Arpat dimostra che nelle centrali geotermiche toscane le irregolarità sono allo 0%, il che vuol dire che il 100 % degli impianti controllati presenta valori inferiori ai limiti per le emissioni di sostanze inquinanti (acido solfidrico, mercurio e anidride solforosa o biossido di azoto), dimostrando come la geotermia sia un’energia sicura, pulita e rinnovabile».

Restano però divisioni politiche sulle possibilità di sviluppo della geotermia nelle due aree che da decenni ospitano la coltivazione di questa energia rinnovabile, ovvero quella tradizionale (Larderello, Lago e Radicondoli-Travale) e quella amiatina. «Secondo noi – sostengono Ulmi e Meini – devono essere considerate le singole vocazioni territoriali toscane. Da un lato c’è la zona della Valdicecina tra le province di Pisa, Grosseto, Livorno e Siena, da sempre legate alla geotermia, dall’altro il Monte Amiata, sul cui territorio siamo contrari a nuovi impianti che andrebbero a scontrarsi con le altre peculiarità locali incompatibili con la presenza di strutture ad alta entalpia».

In realtà, se è vero che a Larderello la produzione di elettricità da geotermia risale all’inizio del ‘900, anche nell’area Amiatina occorre tornare indietro alla metà degli anni ‘60 del secolo scorso per rintracciare le radici dello sviluppo geotermico, che ha poi subito un consistente sviluppo nel decennio 1990-2000. È sempre la geotermia che, sull’Amiata, ha offerto una via d’uscita al declino dell’industria mineraria del mercurio, lasciando spazio – oltre alla produzione di energia rinnovabile – alla possibilità di una diversificazione economica che spazia dalle terme al turismo, dalla floricoltura all’agroalimentare di qualità.

Nel frattempo, dalla Giunta l’assessore all’Ambiente Monia Monni ha ribadito l’importanza di puntare sulla geotermia per uno sviluppo sostenibile a tutto tondo della Toscana: sul tema serve un «coinvolgimento diretto dello Stato a fianco della Regione e dei territori e l’impiego – dichiara Monni – di tecnologie innovative capaci di sfruttare al massimo le potenzialità esistenti».

 

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