Fiper, anche le rinnovabili non sono infinite: note sulla “Strategia energetica nazionale”
[23 Ottobre 2013]
Fiper (Federazione italiana produttori di energia rinnovabile) è stata ascoltata dalla X Commissione “Attività Produttive, Commercio e Turismo” della Camera dei Deputati, in relazione all’indagine conoscitiva sulla Strategia energetica nazionale (Sen), ha evidenziato i suoi “4 punti cardinali” per l’energia in Italia.
Il primo, quello della promozione dell’energia termica da fonti rinnovabili: «per puntare “davvero” sulla promozione dell’energia termica si propone al Governo di incrementare dal 19% al 22% l’obiettivo 2020 per le rinnovabili termiche con particolare riferimento al teleriscaldamento, riducendo conseguentemente dal 37% al 31% l’obiettivo 2020 per le rinnovabili elettriche nella rivisitazione degli obiettivi della Sen». Secondo Fiper l’allocazione delle risorse attribuite attualmente alle Fer termiche è insufficiente, se comparate con le medesime destinate al settore elettrico (900 milioni/annui per conto termico a fronte 12,5 miliardi Euro/annui per Fer elettriche), quindi per ridurre la bolletta elettrica per Fiper occorre riorientare e rimodulare le misure di incentivazione verso interventi di efficienza energetica e le rinnovabili termiche, interventi che, a parità di kWh prodotto e/o risparmiato, costano meno per il sistema Paese. Che vadano maggiormente sostenuti gli interventi di efficienza energetica e le rinnovabili termiche è fuor di dubbio, ma la strada non è quella di ridurre il supporto alle rinnovabili elettriche. Meglio evitare “guerre tra poveri”.
Il secondo aspetto sottolineato da Fiper, questo totalmente condivisibile, riguarda lo sviluppo del teleriscaldamento quale strumento di efficienza e produzione da Fer come del resto indicato dalla Direttiva 2012/27/Eu sull’Efficienza energetica. In Italia, attualmente il teleriscaldamento copre solo il 4% del mercato del calore civile, a differenza di Francia (8%), Germania (14%) e Danimarca (61%). Secondo Fiper, il teleriscaldamento potrebbe coprire il 20% del mercato del calore civile italiano, puntando sulla co-generazione e sull’impiego di fonti di energia rinnovabili.
Secondo lo studio di Fiper “Potenziale di penetrazione del teleriscaldamento a biomassa legnosa in comuni non metanizzati”, l’introduzione ex novo del teleriscaldamento a biomassa legnosa potrebbe riguardare 801 comuni di cui 314 nella zona E (51,23%) e 487 nella zona F (47,429%) distribuiti lungo la fascia alpina e appenninica del Centro Sud della penisola e alcuni nelle isole. «Se si avviassero anche solo la metà degli impianti di teleriscaldamento a biomassa co-generativi dei potenziali 801, si potrebbe produrre calore per una potenza termica compresa tra 1.000-1500 MW termici, ed una potenza elettrica di 200-400 MW prodotti in co-generazione. Il valore dell’investimento si aggirerebbe tra i 2,5-4 miliardi di Euro in cinque anni, ma soprattutto questi impianti necessiterebbero dai 3 ai 6 milioni di tonnellate di biomassa legnosa annua, stimando un giro di affari compreso tra i 180 – 360 milioni di Euro/annuo, garantendo per i prossimi 20-30 anni, un importo complessivo di circa 5-10 Miliardi di € e assicurando i posti di lavoro collegati alla filiera per lo stesso periodo».
Il terzo punto sottolineato da Fiper, riguarda la richiesta di fermare gli incentivi per la sola produzione di energia elettrica da biomasse legnose. «Si chiede al Governo di “eliminare” e/o rimodulare forme di incentivazione che hanno prodotto rendite di posizione e distorto il corretto funzionamento del mercato di approvvigionamento delle biomasse legnose, come già evidenziato dall’Autorità dell’Antitrust nella segnalazione (S1820) del 16 giugno 2013 a cui il Governo non ha ancora dato risposta. In particolare- spiegano da Fiper- si chiede l’eliminazione del coefficiente k=1,8 riconosciuto agli impianti che producono energia elettrica dall’impiego delle biomasse legnose, dissipando “completamente” il calore comunque prodotto o in alternativa il riconoscimento del medesimo a tutti gli impianti a biomassa in esercizio che attualmente non beneficiano dell’incentivo che ha avuto come effetto ulteriore l’aumento del prezzo della biomassa nell’ordine del 15-20%».
L’ultima proposta di Fiper riguarda la gestione del territorio attivando filiere energetiche e l’impiego dei sottoprodotti. I produttori di energia rinnovabile spiegano che l’emanazione del DM 6 luglio 2012 avrebbe dovuto rappresentare la svolta nel mercato di approvvigionamento perché introduceva l’utilizzo a fini energetici di alcuni sottoprodotti (Tabella 1A) attualmente considerati rifiuti non pericolosi, quali ad esempio, le potature del verde pubblico e privato o la biomassa proveniente dalla pulizia degli alvei fluviali, ossia le biomasse residuali attualmente destinate alle discariche. «Per poter impiegare i sottoprodotti riconosciuti dal ministero dello Sviluppo economico, gli operatori sono in attesa, ormai da più anni, del decreto attuativo del ministero dell’Ambiente in modo tale che questi prodotti possano essere impiegati nel rispetto delle condizioni definite nel Testo Unico Ambientale (art. 184 bis). Viene da pensare, visto il ritardo cronico, che ci siano interessi non trasparenti affinché certi materiali rimangano annoverati tra i rifiuti e quindi rientrino nel mercato dello smaltimento!», sottolineano da Fiper.
Per evidenziare meglio costi della gestione delle potature del verde urbano e le possibili opportunità di un utilizzo a fini energetici, Fiper ha ricordato alcuni numeri: la sola provincia di Milano raccoglie annualmente 80.000 Ton/annue di potature di verde pubblico ed il comune di Roma circa 25.000 Ton/annue. In valore aggregato la stima delle potature del verde urbano a livello nazionale si aggira intorno ai 3-4 milioni di Ton/annue con un costo di smaltimento per i Comuni di circa 150-240 milioni di Euro, a fronte di un possibile ricavo (sempre per i Comuni) in caso di utilizzo energetico di 60-100 milioni/annui. «L’Italia ha un grande potenziale nella produzione di energia termica ed elettrica in co-generazione derivante dall’impiego delle biomasse presenti sul territorio nazionale, da una filiera tecnologica e manifatturiera d’avanguardia e da imprenditori che sono disposti ad investire in progetti di sviluppo locale con ritorni economici positivi- ha sottolineato Walter Righini, presidente della Fiper- Ora spetta al Governo la responsabilità di definire norme certe, stabili ed eque che premino la concorrenza e l’uso efficiente delle risorse, che sono sì rinnovabili, ma non infinite».