Con la flat tax in Iran evasione fiscale che equivale alle esportazioni in Iraq
Flat tax? L’Iran la abbandona: troppa evasione fiscale
L’ayatollah del neoliberismo Berlusconi voleva copiare Teheran, ma l’Italia ha gli stessi problemi
[5 Febbraio 2018]
Mentre il redivivo Berlusconi porta in giro la sua maschera ad annunciare l’espulsione di 600.000 clandestini (come, con che sistemi e rottamando la Bossi-Fini voluta fortemente dal un suo governo?) e mentre, soprattutto, propone una flat tax pro-ricchi – come quella di Trump – e poi annuncia che vuole farla finita con la povertà e aumentare le pensioni (ma guai a toccare quelle d’oro!), dove la flat tax esiste, in Iran, il governo ed il Parlamento hanno annuciato che dopo approvazione finale della legge di bilancio del prossimo anno persiano (che in Iran inizia il 21 marzo) abbandoneranno la flat tax che Berlusconi vorrebbe introdurre in italia imitando gli ayatollah e Tump.
L’agenzia ufficiale Pars spiega che «I cittadini iraniani che avranno uno stipendio annuo non superiore ai 27,6 milioni di toman (4.416 euro) non pagheranno tasse; tasse che crescono per diverse fasce di stipendio, compresi i docenti universitari e i giudici, fino a quest’anno esenti dal dover pagare maggiori imposte sul reddito. E proprio sull’aumento delle tasse sullo stipendio di questi impiegati governativi, deciso dal Parlamento (Majles), ha espresso la sua insoddisfazione il portavoce del governo iraniano Mohammad Bagher Nobakht, che ha spiegato che tale misura creerà difficoltà nella vita di docenti e giudici».
Berlusconi dice che la flat tax iraniano/statunitense, facendo pagare a tutti – ricchissimi e poveri – la stessa aliquota bassa, eliminerebbe l’evasione fiscale… il problema è che gli iraniani la vogliono togliere proprio perché ha fatto andare l’evasione fiscale delle classi agiate fuori controllo: «In Iran l’evasione fiscale nel 2017 e’ stata stimata intorno ai 30 mila miliardi di toman (4.8 miliardi di euro) – spiega Pars Today – e uno degli obbiettivi dell’amministrazione Rohani e’ di poter recuperare questa cifra equivalente al 2.5% del budget annuo del governo di Teheran (che ammonta a 191.4 miliardi di euro circa)».
E non si tratta di una cifra da poco, visto che equivale quasi alle esportazioni delle merci iraniane in Iraq dall’inizio dell’anno persiano che termina il 21 marzo 2018 – che sono ammontate a 5 miliardi di dollari – e che l’Iraq è la seconda destinazione principale per le esportazioni iraniane.
L’addetto culturale iraniano in Iraq, Nasser Behzad, ha detto all’agenzia di stampa Irna che «La quota di Teheran nel mercato iracheno ha registrato un aumento del 2,8% grazie all’introduzione di beni ad alto valore aggiunto tra gli articoli esportati. Gli aumenti più significativi riguardano parti di turbine a vapore (+302%), fogli di plastica (+285%), prodotti della pasticceria (+61%) e olio combustibile industriale leggero (+139%). I principali articoli esportati includono zafferano, contatori del gas, tapis roulant, gamberetti, rimorchi e trattori. Circa il 66% delle esportazioni totali dell’Iran vanno in Cina, Iraq, Emirati Arabi Uniti, Corea del Sud e Afghanistan».
Insomma, la flat tax voluta dai governi integralisti e populisti islamici in Iran non ha funzionato, l’evasione fiscale è aumentata invece di diminuire, così come è aumentata la povertà, la disoccupazione e la disuguaglianza sociale che hanno scatenato le proteste di piazza di qualche giorno fa e gli scontri con morti e feriti tra giovani e classe media impoverita e i guardie della Rivoluzione islamica. Ora in nome di un altro integralismo, quello della religione ideologica neoliberista, l’anziano ayatollah Berlusconi, tornato ad essere Guida Suprema della destra italiana, propone questa fallimentare ricetta in Italia, applaudito degli integralisti populisti/nazionalisti della sua coalizione, applicando una ricetta per favorire i ricchi a un Paese che – fatte le debite differenze socio-politiche e di reddito – ha però gli stessi problemi dell’Iran: alta disoccupazione giovanile, classe media impoverita, elevata evasione fiscale e disuguaglianza crescente. La differenza è che buona parte dell’econoomia iraniana è in mano ai Pasdaran e al clero conservatore, mentre in Italia è in mano alle mafie, che a pagare le flat tax non ci pensano nemmeno.