«Solo la vittoria in Africa può porre fine alla pandemia ovunque», appello firmato anche da Giuseppe Conte
G20: sospensione del pagamento del debito per i Paesi meno sviluppati. I leader europei e africani: subito moratoria del debito e pacchetti di assistenza sanitaria ed economica senza precedenti
Oxfam: «Primo passo avanti, ma adesso serve la cancellazione del debito per le economie più fragili»
[16 Aprile 2020]
Ieri il summit virtuale dei ministri delle finanze e dei governatori delle banche centrali dei Paesi del G20 per rispondere all’emergenza Covid-19, si è concluso con l’approvazione della sospensione, a partire dal primo maggio e almeno fino alla fine dell’anno, dei pagamenti delle rate del capitale e degli interessi sul debito bilaterale contratto nei confronti delle economie avanzate da parte di oltre 70 Paesi meno sviluppati ed economie fragili associate all’Agenzia Internazionale per lo Sviluppo della Banca Mondiale.
La decisione del G20 era stata preceduta dall’importante appello “Only victory in Africa can end the pandemic everywhere – World leaders call for an urgent debt moratorium and unprecedented health and economic aid packages” – pubblicato sul Financial Times del 14 aprile e poi sul sito dell’Unione europea e firmato da Abiy Ahmed, primo ministro dell’Etiopia; Giuseppe Conte, primo ministro dell’Italia; António Costa, primo ministro del Portogallo; Moussa Faki, presidente della Commissione dell’Unione Africana; Paul Kagame, presidente del Rwanda; Ibrahim Boubacar Keita, presidente del Mali; Uhuru Kenyatta, presidente del Kenya; Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea; João Lourenço, presidente dell’Angola; Emmanuel Macron, presidente della Francia; Angela Merkel, cancelliere della Germania; Charles Michel, presidente del Consiglio europeo; Cyril Ramaphosa, presidente del Sudafrica; Mark Rutte, primo ministro dei Paesi Bassi; Macky Sall, presidente del Senegal; Pedro Sánchez, primo ministro spagnolo; Abdel Fattah el-Sisi, presidente dell’Egitto; Felix Tshisekedi, presidente della Repubblica democratica del Congo – che chiede «una moratoria immediata su tutti i pagamenti del debito bilaterali e multilaterali, sia pubblici che privati, fino a quando la pandemia non sarà passata».
Commentando le decisioni del G20, Elisa Bacciotti, direttrice della campagne di Oxfam Italia, ha sottolineato «Permetteranno a molti Paesi in via di sviluppo di liberare risorse preziose, svincolandole dai pagamenti a breve termine per parte del loro debito estero. Risorse che saranno cruciali per salvare vite umane, liberando investimenti nei sistemi sanitari, e per mettere in campo misure di supporto economico per famiglie e piccole e medie imprese. Non tutti i Paesi potranno però purtroppo beneficiare di questa temporanea moratoria e godere di una sospensione indispensabile ad affrontare uno shock che rischia di avere, secondo il Fondo Monetario, impatti socio-economici mai visti dai tempi della Grande Depressione. Per questo Oxfam chiede ai governi del G20 e alle istituzioni finanziarie internazionali un intervento ancor più deciso, che arrivi alla cancellazione di una parte consistente dell’esposizione debitoria relativa al 2020 dei Paesi, più fragili nei confronti del Fondo Monetario, della Banca mondiale e di banche multilaterali. Per favorire una riduzione del debito straordinaria, il Fondo Monetario potrebbe ad esempio ricorrere alla monetizzazione di parte delle proprie riserve auree il cui valore è aumentato di oltre 19 miliardi di dollari dall’inizio dell’anno. I paesi del G20, dovrebbero inoltre esercitare una forte pressione sui creditori privati nei loro Paesi, perché si uniscano alla moratoria promossa dai governi. Si tratta di un test di grande solidarietà nei confronti dei contesti più vulnerabili del pianeta a cui nessuno dovrebbe oggi sottrarsi».
Tornando all’appello dei leader europei e africani, dimostra la consapevolezza che, nonostante si creda comunemente che l’Africa sia “immune” dal Covid-19, in realtà casi vengono segnalati già in tutti i Paesi africani e l’impatto sull’intero continente sarebbe insostenibile, mentre l’onda d’urto rischierebbe di ttravolgere, toccando anche la catena di produzione e distribuzione delle materie prime, l’intera economia mondiale e in particolare quella europea. Per non parlare del vero e proprio disastro ambientale che potrebbe innescarsi e delle masse di profughi che un aumento della povertà e dei conflitti potrebbe generare.
Come si legge nell’appello dei leader europei e africani, «Questo virus non conosce confini. Affrontarlo richiede quindi una forte leadership internazionale, guidata da un senso di responsabilità condivisa e solidarietà. In effetti, solo una vittoria globale che includa pienamente l’Africa può porre fine a questa pandemia. Possiamo vincere questa battaglia, ma per farlo dobbiamo agire subito, sfruttando al meglio il tempo e le risorse disponibili. Altrimenti la pandemia colpirà l’Africa in modo particolarmente duro, prolungando la crisi a livello globale. Da parte dell’Africa, governi, medici, scienziati e comunità locali hanno una preziosa esperienza nel contenimento degli scoppi. L’Unione africana è pronta a sostenere la risposta continentale coordinata. La maggior parte dei paesi ha già preso provvedimenti energici per rallentare la diffusione del virus; sono pronti a fare di più. Accogliamo inoltre con favore la nomina da parte dell’UA di quattro inviati speciali per mobilitare il sostegno internazionale per la lotta in Africa. Il loro ruolo sarà decisivo nell’attuazione della nostra strategia collettiva».
Ma presidenti e premier sono consapevoli che «il successo richiede uno sforzo internazionale. Misure di contenimento efficaci comportano costi enormi per i sistemi sanitari, le economie e i mezzi di sussistenza. Per resistere a questo shock, l’Africa ha bisogno del pieno supporto di tutti i suoi partner. Governi, istituzioni multilaterali, organizzazioni filantropiche e non governative e imprese private devono immediatamente rispondere alla chiamata del G20 e unire le forze in uno sforzo senza precedenti per consolidare le difese sanitarie dell’Africa. Dobbiamo potenziare la capacità di risposta sanitaria in caso di emergenza in Africa fornendo un sostegno immediato ai suoi sistemi di sanità pubblica. Devono essere utilizzate tutte le risorse disponibili all’interno delle istituzioni e dei canali esistenti, come Global Fund e Gavi, Vaccine Alliance. Allo stesso tempo, i programmi esistenti non devono essere indeboliti. Accogliamo con favore l’iniziativa dell’Ue per una pledging conference a maggio. Dobbiamo distribuire un enorme pacchetto di incentivi economici di almeno 100 miliardi di dollari, come è stato valutato dai ministri delle finanze dell’Africa e dalle Nazioni Unite. L’obiettivo è quello di offrire ai Paesi africani lo spazio fiscale di cui hanno bisogno per dedicare più risorse sanitarie pubbliche alla lotta contro il virus, mitigandone al contempo le conseguenze economiche e sociali.
In particolare, invitiamo la Banca mondiale, il FMI, l’African Development Bank, la New Development Bank e altre istituzioni regionali a utilizzare tutti gli strumenti disponibili e a rivisitare le politiche di accesso e le limitazioni delle quote in modo che i Paesi a basso reddito possano beneficiare pienamente del loro sostegno».
Poi l’appello in parte raccolto dal G20: «Dobbiamo istituire una moratoria immediata su tutti i pagamenti del debito bilaterali e multilaterali, sia pubblici che privati, fino a quando la pandemia non sarà passata. Per supportare questo processo e fornire liquidità aggiuntiva per l’approvvigionamento di prodotti di base e forniture mediche essenziali, l’FMI deve decidere immediatamente in merito all’assegnazione di diritti speciali di prelievo. Chiediamo inoltre che tutti i partner di sviluppo dell’Africa rivedano i loro budget per gli aiuti allo sviluppo. Dobbiamo rispondere all’appello del segretario generale delle Nazioni Unite per un’ambiziosa iniziativa umanitaria per l’Africa, basata sul Covid-19 Global Humanitarian Response Plan, e fornire cibo e forniture logistiche vitali alle comunità più colpite dalle chiusure, dal distanziamento sociale e da alti livelli di contaminazione. Questo include i rifugiati, i migranti e gli sfollati interni. Il World Food Programme dovrebbe condurre questa operazione, in coordinamento con le organizzazioni pertinenti, e ricevere finanziamenti rapidi e adeguati per raggiungere questo obiettivo».
Samarcandosi decisamente dagli attacchi di Trump all’Oms, i leader africani ed europei sottolineano anche che «Dobbiamo sostenere un meccanismo scientifico e politico panafricano che coordinerà le competenze africane con la risposta globale guidata dall’Organizzazione mondiale della sanità e assicurerà un’equa ripartizione di test, trattamenti e vaccini non appena saranno disponibili. Questo meccanismo si baserà sugli attuali sforzi di organizzazioni come la Coalition on Epidemic Preparedness Innovations, gli Africa Centers for Disease Control and Prevention e strutture nazionali come la rete dell’Institut Pasteur. Ma chiediamo in particolare all’Oms, insieme alla Banca mondiale, all’ADB e ad altre organizzazioni sanitarie .- in particolare Global Fund, Gavi e Unitaid – di elaborare un piano d’azione congiunto, sulla base dei rispettivi mandati, per attuare azioni rilevanti».
I leader europei e africani concludono: <Questa crisi ha dimostrato quanto siamo tutti interconnessi. Nessuna regione può vincere la battaglia contro Covid-19 da sola. Se non viene sconfitto in Africa, tornerà a perseguitarci tutti. Quindi lavoriamo insieme, anche con i nostri partner del G7 e del G20, per porre fine alla pandemia ovunque e costruire sistemi sanitari resilienti per mantenere i nostri popoli al sicuro in futuro. Questo non è il momento della divisione o della politica, ma dell’unità e della cooperazione».