Iniziativa compatta ma anche distinguo dal territorio: da Santa Fiora no all’ipotesi Triana
Geotermia, 13 sindaci toscani (ri)chiedono un incontro al Mise per difendere gli incentivi
«La mancata riconferma degli incentivi alla geotermia tradizionale non sarebbe giustificata né dal punto di vista economico, né tecnico né da quello ambientale»
[21 Gennaio 2019]
A distanza di oltre due mesi dalla pubblicazione dello schema di decreto Fer 1 elaborato dal ministero dello Sviluppo economico (Mise), che per la prima volta cancella gli incentivi finora garantiti per favorire la geotermia come fonte rinnovabile per la produzione di elettricità, i sindaci dei Comuni geotermici toscani tornano a scrivere al Mise per ottenere un incontro che possa far chiarezza sulle ricadute che una simile scelta – se confermata dal Governo nazionale – avrebbe pesanti ricadute ambientali, sociali ed economiche su tutto il territorio toscano.
Nella missiva, firmata dai sindaci di Pomarance, Monterotondo Marittimo, Roccalbegna, Radicondoli, Arcidosso, Montieri, Monteverdi Marittimo, Montecatini Val di Cecina, Castelnuovo Val di Cecina, Santa Fiora, Piancastagnaio, Chiusdino e Massa Marittima, si osserva con amarezza come «la questione del ripristino degli incentivi alla geotermia non riesca a raggiungere sbocchi concreti, salvo qualche vago accenno alla possibilità di inserimento dello sviluppo geotermico nel futuro Fer 2, ma senza per adesso nessun elemento concreto e definito». Possibilità «apprezzabili» ma «troppo vaghe», che lasciano aperta una prospettiva da incubo: senza incentivi alla geotermia tradizionale si tratterebbe di passare «dagli attuali 350 milioni di euro investiti annualmente da Enel green power a circa 80 milioni, un taglio di più di tre quarti dell’importo, con conseguenze facilmente immaginabili».
La geotermia, che in Toscana è utilizzata per fini industriali da oltre due secoli, è «una realtà imprescindibile per i nostri Comuni, per la Toscana e per il Paese, importantissima sotto il profilo occupazionale, per lo sviluppo socio-economico e tecnologico nonché turistico per i nostri territori oltre che, ovviamente, per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. La mancata riconferma degli incentivi alla geotermia tradizionale non sarebbe pertanto giustificata – argomentano i sindaci – né dal punto di vista economico, né tecnico né da quello ambientale, come stanno a testimoniare i numerosi studi fin qui eseguiti dagli organismi pubblici della Regione Toscana con ricerche da lei stessa finanziate con il contributo di CoSviG con ben 3 milioni di euro, le quali non hanno ad oggi dimostrato alcuna concreta criticità sanitaria e ambientale per la popolazione sia nella zona del monte Amiata sia nelle zone geotermiche tradizionali».
Per questo dopo l’incontro avuto dal presidente della Regione Toscana Enrico Rossi con il sottosegretario del Mise con delega all’Energia, Davide Crippa, anche i sindaci geotermici chiedono che le loro voci vengano ascoltate «in tempi congrui» al ministero, per un confronto «su un tema, quello degli incentivi alla geotermia, vitale per la sopravvivenza dei territori che amministriamo».
Pur con tutti i distinguo che si articolano sui territori: l’ultimo esempio arriva dal sindaco di Santa Fiora, Federico Balocchi – che lo scorso 22 dicembre ha ospitato la manifestazione Geotermia Sì, intervenendovi attivamente –, che interviene in merito al progetto Enel green power di realizzare una (futuribile) centrale geotermoelettrica nell’area fra Triana e la valle del Fiora, dichiarandosi «contrario».
«La produzione dell’energia dalla geotermia – premette Balocchi nel suo intervento – è importante per l’Amiata, la Toscana e l’Italia. Condividere lo sfruttamento dell’energia geotermica e considerarlo una produzione rinnovabile non vuol dire però accettare interventi di perforazione indiscriminati in aree di grande valore paesaggistico come quella della Valle del Fiora. Formalmente l’intervento è situato nel comune di Roccalbegna, ma in realtà l’impatto paesaggistico grava su Santa Fiora e questo è inaccettabile. La collocazione ipotizzata per la centrale, infatti, danneggerebbe irrimediabilmente una zona dal grande valore ambientale e paesaggistico come la valle del Fiora, la zona delle vigne e la stessa Santa Fiora».