Daga (M5S) chiede al Governo una nuova Via per il progetto di Castel Giorgio
Geotermia, ecco perché in Italia non c’è rischio di sismicità “indotta” come a Strasburgo
Gli eventi sismici che si ipotizzano legati a un sito geotermico locale riguardano tecnologie Egs neanche autorizzate nel nostro Paese, come spiegano Geoenvi e Ingv
[9 Luglio 2021]
La deputata Federica Daga (M5S) ha presentato oggi un’interrogazione al ministero della Transizione ecologica per chiedere di «predisporre una nuova e più attenta Valutazione di impatto ambientale circa l’impianto pilota geotermico nel comune di Castel Giorgio (Terni)», che ha ricevuto l’ok dal Governo nel 2019 dopo che la procedura di Via era iniziata ben sette anni prima.
Perché dunque questa richiesta? Secondo Daga «il timore è che l’attività geotermica possa innescare eventi sismici che metterebbero a rischio l’incolumità dei cittadini e dei loro beni materiali. Sembrerebbe che esistono rischi associati ad attività di esplorazione, trivellazione, estrazione e reiniezione di fluidi in sistemi idrotermali. Gli episodi che destano allarme sono stati numerosi, il più recente è il terremoto avvenuto in Francia, nei pressi di Strasburgo. Il 26 giugno 2021 si è registrata una scossa insolitamente forte che secondo la Rete di monitoraggio sismico sarebbe stata indotta da un esperimento che prevedeva iniezioni di acqua ad alta pressione nel sottosuolo, una tecnologia simile a quella dell’impianto pilota di Castel Giorgio». Ma in realtà a Castel Giorgio come in tutta Italia non ci sono né sono previsti impianti con “tecnologia simile” a quella di Strasburgo.
Il 26 giugno 2021 alle ore 03:00 (UTC) un terremoto di magnitudo locale 3.9 ha effettivamente colpito un’area circa 10 Km a nord di Strasburgo, che ha provocato – pur senza danni rilevanti – un’ampia eco mediatica anche in Italia, in quanto la stessa rete sismologica e geodetica francese Résif-Epos parla di terremoto “indotto”, ovvero legato alle attività geotermiche della società Fonroche Géothermie.
Il terremoto è infatti avvenuto in prossimità di un campo geotermico di tipo Egs (Enhanced geothermal system), nel quale già nel dicembre del 2020 si era verificato un terremoto di magnitudo 3.3; in quella occasione la prefettura del Basso Reno aveva sospeso tutte le attività del campo dopo il sospetto di una relazione diretta tra attività di iniezione di fluidi nel sottosuolo e sismicità.
Gli Egs sono soluzioni alla frontiera per lo sviluppo di tecnologie volte a produrre elettricità in sistemi idrotermali a bassa permeabilità mediante stimolazione e reiniezione, oppure per ottimizzare i sistemi idrotermali naturali sempre aumentandone la permeabilità: la fratturazione viene incrementata (o meglio stimolata) rompendo la roccia con immissione di acqua o altri fluidi a grande pressione in fondo pozzo, ed è così che è possibile l’innesco di attività sismica.
Come spiega Davide Piccinini, sismologo dell’Ingv di Pisa, è «caratteristica degli Egs è la presenza di pozzi capaci di iniettare ad alta pressione fluidi nel sottosuolo a profondità di diversi chilometri (> 3 km), in grado di creare un network di fratture e quindi di generare un serbatoio geotermico artificiale.
La generazione di nuove fratture coincide con la genesi di eventi sismici che in questi casi vengono definiti di natura antropica o più genericamente terremoti indotti. La dimensione delle fratture può dipendere dalla pressione e dal flow-rate di iniezione, dalle caratteristiche idro-meccaniche delle rocce e dal campo di stress, ma è solitamente nell’ordine di pochi centimetri/decimetri e l’energia (e quindi la magnitudo) degli eventi sismici associati al processo di fratturazione è molto piccola (M < 2)».
Quali sono i rischi in Italia sotto questo profilo? Attualmente nulli, per un semplice motivo: «I campi geotermici di Larderello e Amiata sono considerati campi geotermici “convenzionali” (quindi non Egs), poiché sfruttano la circolazione idrotermale naturalmente presente nelle rocce serbatoio senza la necessità di effettuare idrofratturazione, che in Italia non è autorizzata – osserva Piccinini – Data la mancanza di dati industriali non è possibile in queste aree separare il contributo tra la sismicità naturale e quella indotta dalle operazioni di produzione, ma l’energia sismica rilasciata di norma rimane ben al di sotto della soglia del danno».
Anche dal progetto europeo Geoenvi, che si è nato proprio per rispondere alle preoccupazioni ambientali sulla geotermia, confermano: «Quanto succede a Strasburgo è un’assoluta eccezione rispetto a molti anni di produzione: è importante stabilire e controllare le modalità di gestione. A poca distanza dal sito di Vendheim c’è un progetto già sviluppato da tempo che non ha provocato terremoti. Il rischio di sismicità dipende fortemente dalla situazione locale, dalle tecnologie utilizzate (tipicamente Egs con iniezione idraulica, e non necessariamente visto che ci sono progetti Egs che non hanno creato problemi, grazie a procedure di gestione). In ogni caso, in Italia non ci sono progetti Egs».