Adesso però è necessario sostenere anche l’impiego degli impianti a bassa entalpia

Geotermia, i geologi favorevoli a una proroga ventennale delle concessioni

«Una capillare distribuzione sul territorio di impianti geotermici che soddisfino sotto il profilo della sostenibilità economica le famiglie, porterebbe consistenti vantaggi»

[2 Gennaio 2024]

Dopo aver passato in rassegna il Ddl Energia, recentemente approvato dal Governo e pubblicato in Gazzetta ufficiale, in Consiglio nazionale dei geologi (Cng) esprime soddisfazione per l’apertura alla possibile proroga ventennale delle concessioni minerarie che sottendono la coltivazione della geotermia in Toscana.

«È condivisibile l’opportuno orientamento di favorire la proroga 20ennale dell’utilizzo delle acque ad alta temperatura (alta entalpia)», afferma Paolo Spagna, vicepresidente del Centro studi del Cng.

Il decreto posticipa a fine 2026 la scadenza delle concessioni, e soprattutto apre alla possibilità per l’autorità competente (ovvero la Regione Toscana) di chiedere all’attuale concessionario (Enel green power) un piano d’investimenti per una proroga delle concessioni fino a vent’anni; richiesta che la Regione ha di fatto già avanzato.

Al contempo, il Consiglio nazionale dei geologi sottolinea la necessità di promuovere anche lo sviluppo della geotermia a bassa entalpia, praticabile praticamente ovunque lungo lo Stivale per la climatizzazione degli edifici secondo criteri si sostenibilità ambientale.

«Una capillare distribuzione sul territorio di impianti geotermici che soddisfino sotto il profilo della sostenibilità economica le famiglie, porterebbe consistenti vantaggi anche in termini di risparmio energetico», sottolinea nel merito Spagna.

L’ampio utilizzo di impianti che sfruttano le acque a bassa temperatura si affiancherebbe ai sistemi dedicati alla produzione di energia elettrica da fonti ad alta e media entalpia, e consentirebbe interventi su edifici mediante pompe di calore con impatti ambientali ed economici davvero minimi.

«Mediante impianti che scambiano calore, senza alcuna interferenza ambientale e a bilancio idrogeologico invariato – argomenta il vicepresidente – è possibile il condizionamento degli edifici tramite semplici pompe di calore. In questo modo la ricaduta sulla produzione di energia elettrica, per 1 milione di impianti entro il 2030, sarebbe davvero importante, in quanto scenderebbe nel breve periodo di oltre 6 TWh, per arrivare nel medio e lungo periodo ad oltre 65 TWh».

Tale approccio, se implementato su vasta scala entro il 2030, potrebbe contribuire significativamente alla riduzione dei consumi energetici, rappresentando un passo importante verso una transizione più sostenibile ed efficiente nel settore energetico nazionale, una prospettiva richiamata anche da Emanuele Emani, coordinatore per il Cng dell’area tematica materie prime ed energia.

«Attualmente, i costi per l’installazione di un singolo impianto geotermico a bassa entalpia – dichiara nel merito Emani – si collocano approssimativamente tra i 15.000 e i 20.000 euro. La possibilità di attivare incentivi fiscali, sotto forma di detrazioni distribuite su un periodo di 10 anni, potrebbe rappresentare un catalizzatore essenziale per accelerare la transizione verso pratiche energetiche più sostenibili. Questo approccio non solo ridurrebbe i costi iniziali per gli operatori interessati, ma darebbe anche un impulso significativo alla transizione verde nel nostro Paese. Gli effetti positivi sarebbero avvertibili in modo tangibile, contribuendo in modo sostanziale alla decarbonizzazione del settore energetico».