Geotermia, nella bozza del nuovo Pniec +33% per la produzione elettrica al 2030
Pichetto: «Al Ministero abbiamo costituito un gruppo di lavoro con tutti gli esperti, per fare il punto della situazione e capire come muoverci»
[24 Aprile 2024]
Dopo le numerose bocciature ricevute, il Governo Meloni sta riscrivendo il Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) per ri-presentarlo in Ue entro il 30 giugno di quest’anno: tra le novità, spicca il contributo ben più rilevante che sarà affidato alla geotermia per la decarbonizzazione del Paese.
Ad anticiparlo è stato oggi Paolo Arrigoni, presidente del Gse, nel corso del convegno Geotermia: dal calore del sottosuolo arriva la nuova rivoluzione verde. Una fonte inesauribile da incentivare per compiere la transizione energetica dell’Italia, svoltosi a Torino alla vigilia del G7 Clima, ambiente ed energia che sarà ospitato nella Reggia di Venaria a partire da domenica.
«La geotermia è una componente strategica che ritengo assolutamente indispensabile per la sicurezza del sistema energetico e anche per un’auspicata riduzione della dipendenza energetica del nostro Paese – ha dichiarato Arrigoni – Nella proposta di revisione del Pniec si prevede sul fronte della generazione elettrica un aumento a 8 TWh dagli attuali 6 di energia elettrica prodotta dalla geotermia su un totale di circa 300 TWh consumati, e quindi un aumento al 2030 del 33%, cioè di un terzo. Gli operatori del settore, che sono molto attenti, hanno in pipeline molti progetti, quindi è possibile pensare a un ulteriore aumento di capacità installata e anche di generazione elettrica».
Si tratta di un cambiamento significativo rispetto alla prima versione del Pniec elaborata sempre dal Governo Meloni, dove la crescita della geotermia veniva limitata ad appena +183 MW al 2030.
«Attualmente le concessioni geotermiche sono competenza regionale. Al Ministero – ha aggiunto il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto – abbiamo costituito un gruppo di lavoro con tutti gli esperti di geotermia per fare il punto della situazione e capire come muoverci. Nel rapporto con le Regioni dobbiamo tentare di arrivare a una nuova regolamentazione diversa dall’attuale, visto che la geotermia non era così rilevante e quindi veniva considerata alla pari delle altre concessioni. Invece è qualcosa di completamente nuovo che va costruito. Al momento la geotermia in Italia è in grado di produrre sei terawattora all’anno, che rappresenta il 2% del complessivo di energia (elettrica, ndr) che utilizziamo».
Si tratta di un dato fermo da anni, visto che l’ultima centrale geotermoelettrica entrata in esercizio nel Paese risale esattamente a un decennio fa; è sorta in Toscana (Bagnore 4, a Santa Fiora) come tutte le altre centrali attive, gestite da Enel green power, che ha ereditato e sta portando avanti un know-how lungo oltre due secoli. Col decreto Energia il Governo ha affidato alla Regione la possibilità di prorogare fino a vent’anni le concessioni minerarie che sottendono la coltivazione geotermica, in favore di Enel green power se (entro il 30 giugno) presenterà un piano investimenti all’altezza.
Tutte le centrali ad oggi attive in Toscana sfruttano risorse geotermiche pregiate ad alta temperatura (entalpia), ma in tutto il Paese sono diffusissime risorse a media e bassa entalpia che aspettano solo di essere impiegate.
Secondo gli organizzatori del convegno torinese – le realtà imprenditoriali di settore Rete geotermica e Fri-El Geo – se l’Italia riuscisse a valorizzare anche solo il 2% del potenziale presente in tutto il territorio italiano, la geotermia potrebbe contribuire al 10% della produzione elettrica prevista al 2050 e al 25% del fabbisogno termico, permettendo all’Italia di ridurre del 40% gli attuali consumi finali di gas naturale. La società bolzanina Fri-El Geo, ad esempio, a Ostellato (FE) ha in costruzione un impianto binario a media entalpia e ciclo chiuso in grado di teleriscaldare fino a 120mila abitazioni.
«Le nuove tecnologie – ha osservato Pichetto nel merito – permettono di fare della geotermia una delle fonti di produzione energetica più rilevante. Confidiamo molto sulle nuove tecnologie. Di fatto, la geotermia a fianco dell’idroelettrico bianco, del fotovoltaico, dell’eolico e io dico anche del nuovo nucleare è il futuro per la decarbonizzazione».
Ma se il nucleare rappresenta una grande distrazione di massa che allontana gli obiettivi di decarbonizzazione al 2030 come al 2050, la geotermia può fornire energia elettrica e termica garantendo sia continuità sia flessibilità di produzione. In altre parole è una fonte rinnovabile che offre i vantaggi del nucleare, senza gli svantaggi.
Per dagli gambe, tra le proposte dibattute dagli addetti ai lavori e dal ministro Pichetto, quella per un meccanismo di incentivazione alla geotermia: assegnare nuovi incentivi all’energia elettrica e termica prodotta da impianti geotermici che utilizzano tecnologie binarie, allocando un contingente di potenza elettrica di almeno 500 MWe, da sviluppare nell’arco temporale 2025-2030, in grado di innescare virtuosi processi di apprendimento per la riduzione dei costi e, in tal modo, avviare il settore verso l’auto sostenibilità.
Al vaglio del ministero anche l’introduzione di misure per la mitigazione del rischio di esplorazione in nuove aree, attraverso l’istituzione di un idoneo fondo per il rimborso, almeno parziale, nel caso di insuccesso del primo pozzo perforato, meccanismo di copertura già visto e rodato in Francia.
L’esempio francese è un punto di riferimento a livello normativo da 40 anni, grazie a un sistema di garanzie del rischio che facilitarono lo sviluppo della geotermia e la realizzazione di molti interventi e che ancora oggi contribuiscono notevolmente alla sostenibilità energetica del bacino di Parigi. Se imitata anche in Italia, questa scelta normativa consentirebbe di superare le esitazioni degli istituti di credito a concedere prestiti per gli investimenti e le attese degli investitori nazionali ed internazionali.
Guardando alla normativa, in Italia manca una cabina di regia che si occupi della governance e del coordinamento del settore, definendo le linee guida, un piano strategico di sviluppo nazionale, la semplificazione delle procedure e tempi certi.
Secondo gli organizzatori del convegno, infine, è necessaria l’omogeneizzazione delle normative, con strumenti tecnici adeguati, come un registro nazionale delle autorizzazioni amministrative che ancora manca, come pure la distinzione tra concessioni minerarie (necessarie per esempio per petrolio, gas, ecc) e concessioni geotermiche.