Elettricità futura: «Il settore elettrico non ha dubbi su quale sia la soluzione strutturale»

Governo Draghi, un «Giano bifronte» che non sblocca i nuovi impianti rinnovabili

Coordinamento Free: «Non è possibile sentire premier affermare che sono essenziali, e ritrovarsi il ministro della Cultura che addirittura blocca gli impianti innovativi che sorgono in zone industriali»

[10 Maggio 2022]

Nonostante la crisi climatica in Italia marci a velocità più che doppia rispetto alla media globale, e la dipendenza dal gas pesi tremendamente in bolletta, i progressi sulla strada della sburocratizzazione per l’installazione di nuovi impianti rinnovabili non decollano.

«Ora si bloccano anche gli impianti a fonti rinnovabili in aree industriali», sottolinea il presidente del Coordinamento Free, Livio de Santoli, commentando la firma da parte del ministro della Cultura Dario Franceschini del ricorso della Soprintendenza di Siena, Grosseto e Arezzo contro la realizzazione di una centrale geotermoelettrica binaria in Val di Paglia, sulla quale dovrà esprimersi ora il premier

«Il Governo non può e non deve essere un Giano Bifronte per quanto riguarda le fonti rinnovabili – attacca de Santoli – Non è possibile sentire il presidente del Consiglio Mario Draghi affermare che il suo Governo sta sbloccano le rinnovabili e che sono essenziali per il futuro del Paese, anche di fronte alla crisi Ucraina di giorno e ritrovarsi la notte con il ministro della Cultura Dario Franceschini che addirittura blocca gli impianti innovativi che sorgono in zone industriali».

I risultati sono purtroppo evidenti, e non da ora. Negli ultimi anni il nostro Paese ha rallentato moltissimo il taglio delle emissioni di gas serra (fra il 2014 e il 2021 si sono ridotte solo del 3%), e allo stesso modo tra il 2015 e il 2019 le fonti rinnovabili sono cresciute solo del 3% in Italia, a fronte di una media Ue del 13%.

«Siamo in una fase delicatissima dell’emergenza energetica, il momento in cui l’Italia deve intraprendere le vie più opportune per staccarsi dal gas dalla Russia – spiega Agostino Re Rebaudengo, presidente di Elettricità futura, la principale associazione confindustriale nel comparto elettrico – Il settore elettrico non ha dubbi su quale sia la soluzione strutturale, una netta e straordinaria accelerazione allo sviluppo delle rinnovabili. Il piano di Elettricità futura prevede il raddoppio della capacità rinnovabile installata nei prossimi 3 anni, aggiungendo 20 nuovi GW di impianti all’anno», cui dovrà aggiungersi – secondo stime elaborate da Elettricità futura insieme a McKinsey e Althesys – l’installazione di nuova capacità di accumulo per circa 48 GWh (8 GW per sei ore di time shifting in media), oltre a potenziare le reti elettriche per favorire i transiti dalle aree a maggior produzione alle aree a maggior consumo.

«Un traguardo simile lo ha fissato la Germania – argomenta Re Rebaudengo – Il Piano tedesco per raggiungere il 100% di elettricità rinnovabile al 2035, prevede di costruire 20 GW all’anno di nuovi impianti rinnovabili nei prossimi 3 anni, e poi un crescendo che porterà a installare circa 40 GW all’anno dal 2030 se non prima. Come ogni tecnologia energetica, anche le rinnovabili richiedono un “corredo” di innovazione tecnologica nelle infrastrutture di rete e lo sviluppo di sistemi di stoccaggio. Per la Germania, ad esempio, i forti investimenti in reti e accumuli costituiscono un caposaldo per la fattibilità del piano e una grande opportunità di sviluppo industriale».

Investimenti che si ripagano non solo sotto il profilo ambientale, ma anche socioeconomico: secondo le stime fornite da Elettricità futura, installando nuovi 60 GW di impianti rinnovabili l’Italia potrà tagliare il 20% delle importazioni di gas dall’estero e creare 80.000 nuovi posti di lavoro. Per realizzare il piano, le imprese rappresentate da Elettricità futura sono pronte ad avviare investimenti (privati) per 85 miliardi di euro: sempre che gli impianti sui quali investire vengano autorizzati.