Green economy, aziende in ordine sparso ma i Governi rischiano addirittura di restare dietro
[9 Luglio 2014]
Visto quel poco che fanno i governi, come diciamo da anni, tocca essere contenti che almeno una parte delle aziende abbiamo capito che il cambiamento climatico, la limitatezza delle materie prime, il loro spreco, gli impatti della produzione di energia e dei rifiuti sul nostro pianeta rappresentino intanto gravi problemi. Che poi possono diventare anche opportunità. Quanto meno di distinguersi dalla media, se non di risparmiare a livello economico e anche dare un futuro sostenibile all’azienda stessa.
Le dimostrazioni arrivano (nonostante tutto) abbastanza spesso, e oggi portiamo due esempi: quello di Dimension Data, specialista di soluzioni IT e fornitore di servizi da 6 miliardi di dollari, che ha annunciato la pubblicazione del Sustainability Report 2013 e SABMiller, il secondo più grande produttore di birra al mondo, che ha deciso di incrementare i suoi programmi di sviluppo sostenibile a livello globale.
La cosa interessante non è solo il programma o le iniziative che queste due grandi aziende portano avanti come bandiere, ma che si pongono il problema, cercando di affrontarlo e ne fanno un vanto.
Dimension Data spiega in una nota che è nel 2008 che ha lanciato il proprio programma di sostenibilità ambientale globale – stiamo parlando dell’inizio della crisi finanziaria mondiale, giusto per avere un riferimento concreto –, con lo scopo di «apportare ulteriori miglioramenti alle proprie performance ambientali attraverso la propria strategia di business» perché «l’azienda si era resa conto che, nonostante non fosse un produttore di beni di consumo, le proprie attività potevano comunque contribuire a indirizzare le cause del cambiamento climatico». Nel 2008, tanto per dare un altro riferimento, il governo Berlusconi si ostinava ancora a cercare di trovare il modo per negare i cambiamenti climatici.
Brett Dawson, Ceo del gruppo, ha detto che «la strategia per la sostenibilità aziendale di Dimension Data si basa sulla riduzione dei viaggi, dei consumi energetici e degli sprechi per i nostri clienti, la nostra azienda e i nostri dipendenti, fornendo soluzioni ICT che riducono i costi, minimizzano i danni ambientali, a beneficio della società. Da sempre, e oggi ancora di più, Dimension Data prende molto seriamente questa responsabilità nei confronti del pianeta e della società. Gli ultimi dieci anni – ha aggiunto – hanno visto cambiamenti senza precedenti nel modo di comunicare, lavorare e di come noi individui conduciamo la nostra vita. La tecnologia è stata la forza trainante per molti di questi cambiamenti e sono convinto che il prossimo futuro porterà nuovi e ulteriori sviluppi che oggi non possiamo nemmeno immaginare. Ciò nonostante, così come innoviamo, allo stesso tempo, dobbiamo diventare più responsabili. Con più di sette miliardi di persone che abitano il pianeta – ha concluso – il peso e la portata dell’umanità non sono mai stati così importanti ed è proprio per questo che dobbiamo imparare a “muoverci” più delicatamente. La gestione delle conseguenze sulla società e sull’ambiente è responsabilità di tutti e non solo dei governi o dei leader. Credo infatti che anche le aziende abbiano una chiara responsabilità che va al di là dei ritorni economici».
Il Sustainability Report 2013 riporta esempi dell’operato di Dimension Data a favore di alcuni dei suoi clienti per ridurre i consumi energetici e idrici, i costi e i rifiuti elettronici attraverso soluzioni ICT.
E SABMiller? Intanto ricordiamo che si tratta del secondo più grande produttore di birra al mondo (il nome Peroni vi dice niente?), e il suo è un impegno che oggi sottoscrive con l’obiettivo del 2020.
In sei ani la società ritiene di poter:
1) Sostenere direttamente oltre mezzo milione di piccole imprese, per aiutarle a crescere e a migliorare le loro condizioni di vita e guidare lo sviluppo a livello locale.
2) Raggiungere un obiettivo di efficienza idrica a livello mondiale di 3 litri impiegati per litro di birra prodotto e mettere in sicurezza le risorse idriche che condivide con le comunità locali attraverso partnership in ogni sito dove siano presenti rischi idrici.
3) Ridurre le emissioni di anidride carbonica del 25% per ogni litro di birra prodotto, e del 50% in tutti i propri birrifici,lungo tutta la catena del valore dalla Terra alla Tavola.
4) Migliorare in modo misurabile la sicurezza alimentare e la produttività delle risorsea ttraverso la messa a punto di obiettivi di raccolto e di coltura a livello locale.
5) Incoraggiare il consumo moderato e responsabile da diffondere attraverso programmi globali e locali, per raggiungere tutti i consumatori delle birre SABMiller.
Questo nuovo programma, chiamato Prosper, è l’ultima evoluzione della strategia del Gruppo per lo sviluppo sostenibile ed elemento chiave del sistema di business di SABMiller.Al centro di questo programma c’è proprio il sostegno al ruolo delle piccole imprese nello sviluppo economico e nella riduzione della povertà. SABMiller sta usando le sue catene di fornitura, dagli agricoltori ai rivenditori,per guidare una crescita inclusiva, con un uso sostenibile delle risorse e un consumo responsabile dell’alcol.
Greenwashing? Può darsi, ma siamo alle solite: l’alternativa qual è? Siamo certi che se i governi avessero davvero la volontà di riconvertire l’economia secondo i principi dell’ecologia, proprio le aziende potrebbero avere l’occasione per rinnovarsi e trarne anche grandissimi benefici. Nel nostro piccolo diciamo queste cose da così tanto tempo e convinti che i tempi siano (fossero) maturi, che la questione ci pare quasi ormai vicina a marcire…