Ma la ricerca di un nuovo sistema può essere avviata al Wef di Davos, spesso considerato un club privato per i potenti?
Come guarire il mondo fratturato del 2018
Isabelle Kocher: siamo alla fine di un ciclo. L’esempio della transizione del settore energetico
[16 Gennaio 2018]
Il 48esimo World Economic Forum Annual Meeting, come sempre a Davos-Klosters che si terrà dal 23 al 26 gennaio, avrà come tema “Creating a Shared Future in a Fractured World” la copresidente del Forum di Davos 2018, Isabelle Kocher, affronta di petto propri questo tema. Ecco cosa scrive:
Siamo in un momento cruciale della storia. In tutto il mondo,per le persone sta diventando sempre più difficile condividere una narrativa di progresso sociale ed economico condiviso e continuo che ha prevalso per decenni.
La promessa di emancipazione individuale e collettiva implicita nella nozione di progresso sembra essersi spezzata. Si scopre che il lato negativo e molto sottovalutato del progresso tecnologico è un mondo frammentato.
Un mondo fratturato tra classi ultra-ricche, medie e basse, in quanto i benefici della crescita economica vanno essenzialmente all’1% al top; tra i vincitori e i perdenti della globalizzazione, mentre la valanga il della liberalizzazione commerciale scatena movimenti isolazionisti nel mondo sviluppato, in società che temono la prospettiva del declino.
Un mondo fratturato tra lavoratori qualificati e gli altri, in quanto il progresso e la distruzione tecnologici creano gap nel mercato del lavoro e mettono in discussione l’ordine stabilito e tra crescita economica e squilibri ambientali.
Questi contrasti si riverberano ancora di più nella camera dell’eco delle piattaforme di informazione 24 ore su 24 come sui social media, nei quali tutti si documentano costantemente, condividono e commentano queste tensioni, alimentando insoddisfazione e indignazione crescenti.
“Attualmente siamo alla fine di un ciclo”
Dobbiamo prestare attenzione a questa indignazione e comprenderla come il desiderio per un nuovo modello. Dobbiamo renderci conto che se rispondiamo semplicemente con parole vuote anziché con azioni concrete, troverà soluzioni nel populismo.
Sono fermamente convinta che attualmente siamo alla fine di un ciclo. E’ il momento della costruzione, per la creazione di un futuro condiviso, più egualitario, inclusivo e rispettoso dell’ambiente. Un futuro che alla fine offre maggiori possibilità di sviluppo personale e di controllo sulle nostre vite individuali. Questo parallelo desiderio di rinnovamento e progresso armonioso riconcilia gli interessi in competizione tra ambiente, comunità e individuo.
La transizione del settore energetico
Questo cambiamento di atteggiamento è particolarmente evidente nel campo dell’energia. Cittadini e consumatori chiedono che il cambiamento climatico e le questioni ambientali siano prese sul serio. Grandi investimenti sono stati fatti nelle energie rinnovabili, guidando il progresso tecnologico, perché ora c’è una forte volontà politica per affrontare queste sfide.
Ma la ricerca di un nuovo sistema e di modi per riparare un mondo fratturato può essere avviata in un forum come Davos, spesso considerato un club privato per i potenti?
Sono convinta che si possa farlo. Un vertice come Davos “powers up” i suoi partecipanti. Oltre a incoraggiarci ad assumerci la responsabilità collettiva per gli squilibri attuali, l’obiettivo di Davos è quello di spingerci ad assumerci il compito del lavoro di trovare modi concreti per guarire il nostro mondo frammentato: per passare dalla consapevolezza alla dichiarazione di intenti e poi all’azione.
Anche in questo caso, il settore energetico può servire da modello. I maggiori operatori energetici si stanno assumendo la responsabilità e lavorando per un futuro desiderabile, determinati ad essere parte della soluzione e non il problema.
I Paesi che hanno aderito, in base all’Accordo sul clima di Parigi, a limitare l’aumento della temperatura globale ben al di sotto del 2° C servono da esempi e, a tale riguardo, dobbiamo sottolineare il ruolo speciale della Francia, che ha facilitato la firma dell’accordo e funge da guardiano.
Dovrebbero essere menzionati anche i fondi sovrani di nazioni ricche di idrocarburi, come la Norvegia, gli Emirati Arabi Uniti e il Kuwait, i cui tesori dipendono dall’uso di queste risorse. All’One Planet Summit in Francia, il 12 dicembre 2017, queste nazioni si sono impegnate a fornire importanti finanziamenti per la transizione energetica.
Anche gli stakeholders non governativi e il businesses stanno prendendo provvedimenti: il C40 megacities network ha sviluppato un programma ambizioso volto a limitare l’aumento della temperatura globale al di sotto di 1,5° C. La città di Washington DC è membro di questa coalizione e ha annunciato l’intenzione di ridurre le emissioni di gas serra dell’80% da qui al 2050. Per raggiungere questo obiettivo, sta implementando un programma per migliorare l’efficienza energetica degli edifici, aumentando gli investimenti nelle energie rinnovabili e nella creazione di forme di trasporto più sostenibili.
Per quanto riguarda il business, importanti società finanziarie come JPMorgan, Bank of America, Citigroup, Morgan Stanley, Wells Fargo, Société Générale, Crédit Agricole e BNP Paribas si sono impegnate a limitare o eliminare il loro sostegno ai progetti di produzione di carbone.
Migliaia di imprese, all’interno di varie coalizioni, si sono impegnate a ridurre la propria impronta di carbonio , soddisfare il 100% del proprio fabbisogno energetico attraverso energie rinnovabili o adottare misure favorevoli al clima, come l’internal carbon pricing, la scelta di combustibili alternativi e l’efficienza energetica.
Tutti queasti stakeholders hanno assunto impegni pubblici per azioni concrete e misurabili che ridurranno la frattura tra crescita economica ed equilibrio climatico. Questo obiettivo è condiviso dalla mia cmpany ENGIE. Guida le nostre decisioni per investire in tecnologie che forniscono accesso a fonti di energia pulite e illimitate; i nostri contributi allo sviluppo di città sostenibili che siano ottimi posti in cui vivere; il nostro impegno a soddisfare le esigenze di base di tutti per stare al caldo, essere nutriti e avere accesso ai trasporti. In questo modo, contribuiamo a mantenere un equilibrio ambientale, sociale e geopolitico nel mondo.
A Davos, possiamo aspettarci che i partecipanti spieghino come lavoreranno concretamente insieme per sanare le fratture del nostro mondo moderno, contribuire ad un progresso armonioso e costruire un futuro pacifico e condiviso.
Questa, in ogni caso, è la direzione che intendo promuovere come copresidente di Davos quest’anno.
di Isabelle Kocher. Chief Executive Officer, ENGIE
pubblicato il 15 gennaio 2018 sul sito del World economic forum con il titolo “How to heal the fractured world of 2018”