Resta in campo anche la più sostenibile opzione del riciclo chimico

Il commissario Ue all’Ambiente a Roma: «Il termovalorizzatore è nel modello europeo»

Occorre però affrontare i problemi di dimensionamento, e agire lungo tutta la gerarchia di gestione. «La cosa importante per l’Unione europea è che il conferimento in discarica vada verso lo zero»

[31 Marzo 2023]

Il commissario per l’Ambiente della Commissione Ue, Virginijus Sinkevičius, è a Roma per una visita istituzionale largamente incentrata su economia circolare e gestione rifiuti: temi su cui la capitale non brilla.

Solo ieri sono stati sbloccati dal Governo 250 mln di euro per mettere in sicurezza la discarica più grande d’Europa, quella di Malagrotta, chiusa nel 2013. Nel corso di un intero decennio Roma non è ancora riuscita a trovare una collocazione alternativa per i propri rifiuti urbani – una frazione largamente minoritaria di tutti i rifiuti generati nel Paese, considerando anche gli speciali –, la cui gestione rappresenta una costante emergenza, principalmente a causa della carenza di impianti di gestione.

Per tentare un cambio rotta, il sindaco Gualtieri ha delineato un anno fa un piano rifiuti incentrato sulla realizzazione di un maxi termovalorizzatore da 600mila t/a, inviso a larga parte di associazioni ed esperti ambientalisti (con notevoli eccezioni e distinguo, si veda ad esempio qui e qui).

«Sosteniamo il piano ambizioso che ci è stato presentato per i rifiuti di Roma Capitale», ha affermato ieri il commissario Ue, evidenziando che «il piano non prevede discariche» ma punta su «misure importanti», fondate sul «riciclo e riuso», e sottolineando al contempo che «il termovalorizzatore è nel modello europeo».

Si tratta di un’affermazione quasi banale, ma che sembra suonare fuori luogo pronunciata proprio nel corso della prima Giornata internazionale rifiuti zero sancita dall’Onu, quando nel nostro Paese i comitati rifiuti zero sono classicamente contrari a questo tipo di impianto industriale (e a quasi ogni altro) per la gestione dei rifiuti.

Nel merito, l’Onu ricorda che l’umanità genera più di due miliardi di tonnellate di rifiuti solidi urbani all’anno, e che a tendere a zero dovrebbe essere il loro conferimento in discarica (una frazione di rifiuti speciali inevitabilmente continuerà ad essere smaltita). Questo significa mettere in atto tutti i passaggi della gerarchia di prevenzione e gestione rifiuti prima di ricorrere in extremis alla discarica: «Dobbiamo trovare opportunità per riutilizzare, riciclare, riutilizzare, riparare e recuperare i prodotti che utilizziamo», evidenzia nel merito il segretario generale dell’Onu.

Nell’ambito della legislazione europea, la corretta gerarchia per la gestione rifiuti è prevista come norma di legge, indicando un chiaro ordine di priorità ma comprendendo tutti i passaggi, dalla prevenzione allo smaltimento. Mentre cambiano le tecnologie e le norme di settore – l’ultimo aggiornamento è il piano d’azione per l’economia circolare approvato nel 2020 –, la gerarchia resta inevitabilmente immutata.

Occorrono dunque impianti industriali con capacità necessaria a soddisfare i bisogni in ogni step della gerarchia, l’importante è aver chiaro le priorità. Con la consapevolezza però che se salta anche uno solo dei vari passaggi, il cerchio dell’economia circolare non si chiude.

Nello specifico caso del termovalorizzatore romano, Sinkevičius ha aggiunto – come riporta la cronaca romana del Corriere della Sera – che «la Commissione europea non si oppone, perché lo hanno tutte le grandi città europee. Quello che va considerato sono le dimensioni dell’impianto, che non possono essere tali da uccidere lo sviluppo della raccolta differenziata. La cosa importante per l’Unione europea è che il conferimento in discarica vada verso lo zero».

Proprio il dimensionamento dell’impianto, ritenuto eccessivo anche dagli ambientalisti favorevoli alla sua realizzazione, appare come una criticità di peso nella proposta avanzata da Gualtieri. E se non ci sono particolari preoccupazioni di sorta sotto il profilo sanitario, dal punto di vista emissivo ed economico la termovalorizzazione potrebbe dover fare i conti dal 2028 con l’ingresso nel sistema Ets, dove ogni tonnellata di CO2 emessa ha un prezzo.

Al contempo, per il recupero dei rifiuti secchi non riciclabili meccanicamente, il termovalorizzatore non è l’unica opzione in campo per Roma: un progetto di riciclo chimico, che presenta profili di sostenibilità ambientale migliori rispetto a quelli della termovalorizzazione, ha ottenuto lo scorso settembre un finanziamento europeo a fondo perduto da 194 mln di euro. L’ipotesi progettuale prevede di valorizzare 200mila t/a di rifiuti solidi non riciclabili, da cui ottenere inizialmente 1.500 t/a di idrogeno e 55mila t/a di etanolo, un alcol dagli innumerevoli utilizzi, che spaziano dalla produzione di plastiche alla difesa delle colture dalla siccità all’impiego come biocarburante.