Il nuovo scafandro per i subacquei della Marina Usa che serve a risparmiare elio
[25 Marzo 2015]
Alla maggior parte di noi quando pensa all’elio viene in mente il gas che serve a gonfiare i palloncini o qualche film dove abbiamo visto qualcuno che, dopo aver inalato questo gas, era molto allegro e parlava con la voce da cartone animato, ma l’elio è anche e soprattutto un componente essenziale per esperimenti di laboratorio e per lavori pratici, come quelli subacquei ad alte profondità. Il problema è che l’elio è sempre più raro, molto meno abbondante di quando per la prima volta venne estratto nel 1903 dal sottosuolo del Kansas, da rocce nelle quali è imprigionato insieme al gas naturale.
Da allora, la nostra conoscenza di questo gas è cresciuta insieme alle sue numerose applicazioni pratiche nei campi più diversi: può essere refrigerato quasi a zero gradi e diventare così il liquido più freddo sulla Terra, molto utile per la sua natura stabile e sicura rispetto ai gas degli idrocarburi che sono molto più volatili e difficili da controllare. La sua funzione principale nel mondo della scienza è nella criogenia, dove viene utilizzato per raffreddare i magneti superconduttori utilizzati negli scanner MRI. Ma l’elio può essere anche utilizzato nel raffreddamento dei reattori nucleari.
Questo utilizzo così diffuso sta facendo salire alle stelle i prezzi dell’elio che, pur essendo il secondo elemento osservabile più abbondante nell’universo, sul pianeta Terra è relativamente scarso: solo 5,2 parti per milione. La più grande riserva di elio negli Usa è di 10 miliardi di m3 in Texas, ma entro pochi anni dovrebbe ridursi a 3 miliardi di m3, un declino che causato una crescente preoccupazione tra la comunità scientifica: molti laboratori sono alla ricerca di alternative più sostenibili. Uno dei candidati è l’idrogeno che, anche se ha un’infiammabilità più elevata, è visto da molti come una valida – e, in alcuni casi, preferibile – alternativa.
Ma l’idrogeno non può essere utilizzato da un’altra categoria che utilizza l’elio: i sommozzatori e in particolare l’US Navy, la Marina militare Usa sta correndo ai ripari progettando una nuova muta subacquea che ridurrà l’utilizzo di elio. Il nuovo equipaggiamento per i sub di alta profondità, sviluppato dagli scienziati della US Navy al Naval Surface Warfare Center di Panama City, in Florida, riduce drasticamente la quantità di elio richiesto da subacquei. Il prototipo di muta è stato realizzato nell’ambito del progetto Initial Response Diving (IRD) che ha l’obiettivo recuperare più rapidamente oggetti in acque profonde, intervenendo a profondità fino a 600 metri in tutto il mondo nel giro di 36 ore.
L’US Navy si è trovata così di fronte ad un problema: come e dove stoccare a bordo delle navi tutto l’elio necessario per i sommozzatori? Gli scafandri che attualmente utilizza la Marina militare Usa sono dotati del sistema utilizzati dalla Marina oggi utilizzano il “Fly-away mixed gas system” che emette l’aria espirata nell’acqua. Invece, il nuovo sistema semi-chiuso, riciclando parte dell’aria, riduce la quantità di elio che il sub deve trasportare e quindi anche quella che bisogna caricare sulle navi militari. Secondo gli esperti muta e scafandro sono stati progettati per ridurre drasticamente la richiesta di elio ed i prototipi testati «Hanno dimostrato che drastica riduzione dei consumi di elio è possibile».
L’US avy utilizza sistemi semi-chiusi fin dagli anni ’60, quando dotò i sui sommozzatori di MK 6 UBA, sia per incursioni che per lo sminamento. Poi questi robusti sistemi subacquei sono diventati uno delle cose più desiderate dai fotografi naturalisti subacquei, perché provocano minor disturbo alla fauna marina. Ma i militari non sono certo degli ambientalisti, la loro scelta è esclusivamente pragmatica: risparmiare questo gas sempre più costopso ma necessario per far andare i suoi sommozzatori a profondità proibitive.
Anche se gli obiettivi sono chiaramente militari e puntano a confermare la ledership dell’US Navy nella nuova frontiera delle acque profonde – geopolitica ed economica – sulla quale si stanno schierando le altre grandi potenze mondiali, a partire da Russia, Cina e Giappone, l’US Navy in un comunicato sottolinea che «Le implicazioni di questo progetto hanno un significato internazionale e umanitario. Il progetto IRD potrebbe sostenere soccorsi salva-vita per i sopravvissuti intrappolati in una carena rovesciata, o la manutenzione di infrastrutture sottomarine. Il progetto potrebbe anche migliorare la valutazione e il prelievo di subacquei feriti, o permettere di recuperare rapidamente detriti sensibili caduti da navi, aeromobili o veicoli spaziali».