Monni: «Chi contrasta lo sviluppo delle rinnovabili fa un danno all’ambiente e a quello stesso paesaggio che dice di voler difendere»

Il parco eolico in Mugello si farà, il Tar Toscana rigetta il ricorso Nimby

Agsm Aim: «Già il pronunciamento ambientale positivo e l'autorizzazione unica rilasciata dalla Regione Toscana erano inattaccabili. Infondati tutti i motivi riportati dai ricorrenti»

[11 Gennaio 2024]

Il Tar della Toscana potrebbe aver messo la parola fine alla querelle giudiziaria nata attorno al progetto di parco eolico proposto a Monte Giogo del Villore, nel Mugello, dalla partecipata interamente pubblica Agsm Aim.

Il condizionale è d’obbligo, perché resta ancora in piedi l’ipotesi di portare la questione fino al Consiglio di Stato, ma si tratta ormai di una strada sempre più accidentata.

Il Tar toscano ha infatti rigettato in modo netto il ricorso avanzato dall’associazione Italia nostra e dal Comune di San Godenzo, come informa direttamente il gruppo Agsm Aim in una nota in cui esprime «particolare soddisfazione per l’ampiezza dell’esito».

Il Tar infatti ha indicato il ricorso «improcedibile, inammissibile e infondato. Non si è limitato ad un rigetto del ricorso per motivi formali ma ha ripercorso le scelte compiute nell’arco dell’iter e, alla luce di queste, ha ritenuto infondati tutti i motivi riportati dai ricorrenti».

Come evidenzia la partecipata pubblica «già il pronunciamento ambientale positivo e l’autorizzazione unica rilasciata dalla Regione Toscana erano inattaccabili. La decisione della Regione Toscana era stata per altro convalidata all’unanimità dal Consiglio dei ministri dopo un’ulteriore attenta valutazione».

Il percorso autorizzativo che ha caratterizzato il progetto eolico per il Mugello è stato infatti particolarmente tortuoso, emblematico delle difficoltà che le fonti rinnovabili incontrano nel nostro Paese.

Prima ancora dei ricorsi, per arrivare alla conclusione del Provvedimento autorizzatorio unico regionale (Paur) sono serviti tre anni di Conferenza dei servizi, approfondimenti e inchieste pubbliche; a valle di questo percorso, nel febbraio 2022 è arrivato il via libera della Regione, che è costato all’assessora all’Ambiente Monia Monni gli attacchi dei comitati, della soprintendenza e del sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi. Nel settembre dello stesso anno è dovuto intervenire direttamente il Consiglio dei ministri, su proposta del premier Mario Draghi, per dare il via libera al progetto.

«La sentenza del Tar toscano – commenta oggi Monni – ha riconosciuto la correttezza del procedimento condotto dagli uffici regionali, rilevando in particolare che è stata svolta una corretta ponderazione degli interessi pubblici, ritenuti prevalenti. Ringrazio dunque i nostri tecnici per l’efficace lavoro svolto. Il giudizio espresso dal Tribunale amministrativo regionale considera sia gli studi e le elaborazioni effettuate dall’azienda che ha proposto l’impianto, sia le misure di mitigazione e monitoraggio e le misure prescrittive imposte in sede di Conferenza dei servizi. Dunque il parco eolico di  Monte Giogo di Villore sarà realizzato e questa è una buona notizia per la salute dell’ambiente e per la lotta ai cambiamenti climatici. Chi contrasta lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili fa un danno all’ambiente e a quello stesso paesaggio che dice di voler difendere. Questa sfida epocale non può essere rinviata e passa unicamente dalle scelte sostenibili e lungimiranti che compiamo oggi».

Peraltro il progetto eolico, in questo caso, è tutt’altro che ciclopico: si tratta di 7 pale eoliche da installare tra i Comuni di Vicchio e Dicomano – entrambi favorevoli – per una potenza totale di 29,6 MW, in grado di generare 80 GWh di energia elettrica all’anno. Quanto basta per dare elettricità a 100mila persone e tagliare le emissioni di CO2 per circa 40mila tonnellate l’anno.

Un’iniziativa virtuosa che si è conquistata il plauso dei vertici regionali e nazionali di Legambiente, l’associazione ambientalista più diffusa sul territorio italiano.

Tutto ciò però non è bastato a placare le sindromi Nimby (Not in my back yard, non nel mio giardino) e Nimto (Not in my terms of office, non nel mio mandato elettorale) che hanno prodotto il classico ricorso al Tar, oggi naufragato.

Poco importa che la Toscana sia già sul podio nazionale delle Regioni più colpite dagli eventi meteo estremi (l’alluvione che il 2 novembre scorso ha provocato 8 morti e danni per 2 miliardi di euro è solo l’ultimo esempio), e che lottare contro la crisi climatica – la principale minaccia che la tutela del paesaggio abbia di fronte – significhi seguire gli obiettivi di decarbonizzazione individuati dall’Ue.

Ovvero più che raddoppiare la penetrazione delle rinnovabili nel mix energetico nazionale entro 6 anni, non sforando i 12-24 mesi per autorizzare i nuovi impianti (in Italia in media servono invece 7 anni). Una strategia che porta peraltro grandi vantaggi anche sotto il profilo economico, contando che  nel solo 2022 le fonti rinnovabili hanno fatto risparmiare all’Italia 25 mld di euro.

Certo, nessuna attività umana è a impatto zero, eolico compreso; si tratta di cercare il giusto equilibrio per uno sviluppo sostenibile.

Come spiegato recentemente dall’Arpat e dall’Università di Firenze, una turbina eolica «ha degli impatti ambientali, come qualsiasi altro sistema energetico e/o industriale, ad esempio: rumore, impatto sulla flora e fauna sia terrestre che marina, vibrazioni, modifica del paesaggio. Tutti elementi talvolta esagerati e non in grado di giustificare un rallentamento nella corsa verso la transizione energetica. Un grosso problema da affrontare è la sindrome Nimby, ovvero la resistenza da parte della popolazione che vive vicino agli impianti eolici. Tutti siamo a favore della transizione energetica e delle rinnovabili; purtroppo, quando si tratta di installare delle turbine eoliche nascono sempre problemi con la cittadinanza residente».

È evidente dunque l’urgenza di investire in informazione e comunicazione ambientale di qualità, per fronteggiare le sindromi Nimby e Nimto, così come la necessità di trovare meccanismi per massimizzare le ricadute socio-economiche positive sui territori coinvolti dalla presenza degli impianti.