Il presidente del Messico: Piano mondiale per la fratellanza e il benessere per eliminare la povertà globale
Guterres; «Disuguaglianze ed esclusione aggravano l'instabilità nel mondo»
[10 Novembre 2021]
Il Messico è diventato presidente di turno del Consiglio di sicurezza dell’Onu e il suo presidente, Andrés Manuel López Obrador (AMLO) ha partecipato alla seduta inaugurale del mandato messicano che ha coinciso con la discussione sulle ripercussioni devastanti dei meccanismi di esclusione e delle disuguaglianze economiche, sociali o culturali sulla pace e la sicurezza internazionali. AMLO non si è certo tirato in dietro e ha subito messo in guardia sulla diffusione della corruzione nel mondo, sostenendo che «Questo fenomeno causa disuguaglianza, povertà, violenza e migrazione». Per contribuire alla soluzione di questi conflitti sociali, il presidente di sinistra del Messico ha annunciato che nei prossimi giorni presenterà formalmente all’Assemblea Generale dell’Onu la proposta di «Aattuare un Piano Mondiale di Fratellanza e Benessere per garantire il diritto alla vita. a 750 milioni di persone che vivono in povertà nel mondo. Non dimentichiamo mai che è un dovere collettivo delle nazioni offrire a ciascuna delle proprie figlie e figli il diritto al cibo, alla salute, all’istruzione, al lavoro, alla sicurezza sociale, allo sport e alla ricreazione. Si tratta di instaurare uno Stato Mondiale della Fratellanza e del Benessere attraverso il quale garantire il sostegno alla popolazione più bisognosa del pianeta, direttamente e senza intermediari, attraverso una tessera o un portafoglio elettronico personalizzato».
Secondo López Obrador, «La Banca mondiale e il Fondo monetario internazionale potrebbero collaborare alla creazione della struttura necessaria e nel 2022 effettuare un censimento dei più poveri del mondo. Una volta definita la popolazione target in ciascun Paese, inizierà la diffusione delle risorse per la concessione delle pensioni agli anziani, alle ragazze e ai ragazzi con disabilità; borse di studio agli studenti; sostegno agli agricoltori e ai giovani che lavorano come apprendisti nelle attività produttive, oltre a fornire vaccini e medicinali gratuiti. I fondi proverranno da almeno tre fonti: dalla 1.000 persone più ricche del pianeta un contributo annuo volontario del 4% delle loro fortune; un contributo analogo delle 1.000 imprese private più importanti per il loro valore nel mercato mondiale e, in terzo luogo, una collaborazione dello 0,2% del PIL di ciascuno dei Paesi membri del G20. Se questo obiettivo di reddito verrà raggiunto, il fondo potrebbe avere circa un trilione di dollari all’anno».
Poi AMLO, ben consapevole che i Paesi ricchi si sono quasi sempre comportati in modo totalmente opposto, ha aggiunto: «Non credo, lo dico sinceramente, che nessuno dei membri permanenti di questo Consiglio di Sicurezza si opponga alla nostra proposta perché non fa riferimento ad armi nucleari o invasioni militari, né mette a rischio la sicurezza di alcuno Stato; al contrario, cerca di costruire stabilità e pace attraverso la solidarietà con coloro che più hanno bisogno del nostro sostegno; Sono certo che tutti, ricchi e poveri, donatori e beneficiari, saranno più a loro agio con la loro coscienza e vivranno con maggiore forza morale».
López Obrador ha invitato gli altri Paesi a seguire l’esempio del governo messicano per affrontare strutturalmente la povertà e la migrazione: «Solo in questo modo e non con misure coercitive si raggiungeranno la pace e il benessere nel mondo» e ha chiesto all’U<Onu di «Rreplicare questo modello volto ad affrontare le cause dei problemi sociali. E’ necessario che l’organismo più importante della comunità internazionale si risvegli dal suo letargo e esca dalla routine, dal formalismo; che sia riformato e che denunci e combatta la corruzione nel mondo; deve combattere le disuguaglianze e i disordini sociali che si stanno diffondendo sul pianeta con più determinazione, profondità, con più risalto, con più leadership. Mai nella storia di questa organizzazione è stato fatto qualcosa di veramente sostanziale a beneficio dei poveri, ma non è mai troppo tardi per fare giustizia. Oggi è il momento di agire contro l’emarginazione, affrontando le cause e non solo le conseguenze».
Secondo il presidente del Messico, «Il mondo è attualmente in uno scenario di declino dovuto al fatto che la ricchezza è concentrata in poche mani e la privatizzazione del pubblico è privilegiata. Ad esempio, la distribuzione di vaccini contro il Covid-19 è stata appena del 6% per i Paesi poveri, il che significa un fallimento clamoroso e doloroso del meccanismo Covax creato dalle Nazioni Unite. Questo semplice fatto dovrebbe portarci ad ammettere l’ovvio: nel mondo di oggi, la generosità e il buon senso vengono sostituiti dall’egoismo e dall’ambizione privata. (…) Se non siamo capaci di invertire queste tendenze attraverso azioni concrete, non saremo in grado di risolvere nessuno degli altri problemi che affliggono i popoli del mondo».
AMLO ha sottolineato che «In Messico la formula di bandire la corruzione e destinare tutto il denaro liberato al benessere della gente ha dato risultati positivi. Oltre a garantire ai giovani possibilità di studio e di lavoro per evitare che vengano agganciati dalla criminalità, il fenomeno migratorio viene contrastato con l’incorporazione di tutte le persone nello studio, a nel lavoro, nella salute e nel benessere nei luoghi in cui sono nati affinché la migrazione sia facoltativa e non forzata, una decisione individuale e non un fenomeno di proporzioni demografiche». Ha anche ricordato che «Il programma Sembrando Vida è stato presentato al governo degli Stati Uniti come iniziativa per organizzare il fenomeno migratorio impiegando migliaia di piantatori, e nel contempo riforestando le campagne, attraverso la piantumazione di alberi da frutto e da legname. La coltivazione di 200mila ettari nel sud-est messicano consente l’assunzione di 80mila piantatrici; allo stesso tempo, 30mila giovani apprendisti ricevono uno stipendio minimo per formarsi in laboratori, aziende e altre attività produttive e sociali. Se queste due azioni venissero realizzate immediatamente in Guatemala, Honduras ed El Salvador, potrebbe essere possibile che 330.000 persone rimangano nei loro Paesi, che oggi sono a rischio di emigrazione per mancanza di lavoro». E ha concluso: «Ho fiducia che il Consiglio di Sicurezza dell’Onu possa diventare l’organo più efficace nella lotta alla corruzione e il più nobile benefattore dei poveri e dimenticati della terra».
Il segretario generale dell’Onu, António Guterres, ha evitato di rispondere alle critiche del presidente messicano e, usando toni simili a quelli di AMLO, ha presentato un piano d’azione a favore dell’inclusione.
Nel suo intervento al Consiglio di sicurezza, Guterres ha stolloneato: «E’ un dato di fatto: l’aumento delle disuguaglianze è una delle cause dell’aggravarsi dell’instabilità. Questo è particolarmente vero nelle aree dove mancano servizi di base come la sanità, l’istruzione, la sicurezza e la giustizia, dove la storia, segnata da ingiustizie, disuguaglianze e oppressione sistematica, ha rinchiuso intere generazioni in cicli di svantaggio e povertà. Ecco perché la prevenzione dei conflitti è al centro del mio progetto di Nuova Agenda per la pace. Senza inclusione, il puzzle della pace rimane incompleto e molte lacune devono essere colmate».
Il piano d’azione per l’inclusione di Guterres ruota attorno a 4 assi principali: persone, genere, istituzioni e prevenzione.
«Prima di tutto – ha detto il capo dell’Onu – dobbiamo investire nello sviluppo per tutti, allo stesso modo. L’anno scorso, la spesa militare in percentuale del PIL ha registrato il suo più grande aumento annuale dal 2009. Ora si attesta a circa 2 trilioni di dollari l’anno». E, rivolto proprio ai rappresentanti delle più grandi potenze militari del mondo, ha aggiunto: «Immaginate i progressi che potremmo fare – la pace che potremmo costruire, i conflitti che potremmo prevenire – se dedicassimo anche una minima parte di tale importo allo sviluppo umano, all’uguaglianza e all’inclusione» e ha ricordato che, nella sua relazione “Il nostro programma comune”, ha chiesto l’istituzione di un nuovo contratto sociale in tutte le società.
Il secondo punto centrale per Guterres è quello del necessario rafforzamento dell’agenda di prevenzione dell’Onu più fronti per affrontare i diversi tipi di esclusione e diseguaglianza: «Questo implica garantire un monitoraggio più rigoroso delle crescenti disuguaglianze e della percezione di queste disuguaglianze – soprattutto per quanto riguarda i giovani e le questioni di genere – per rispondere rapidamente al malcontento».
Inoltre, il segretario generale dell’Onu ritiene che «Il ruolo cruciale delle donne nella costruzione della pace debba essere riconosciuto e reso prioritario. Esiste un legame diretto tra la violenza e l’esclusione che colpiscono le donne, i conflitti e l’oppressione delle popolazioni civili. Stupro e schiavitù sessuale sono usati come armi da guerra. La misoginia permea le teorie estremiste violente. Le donne sono escluse dalle posizioni di responsabilità e dai processi di pace. Ecco perché le Nazioni Unite continuano a difendere i diritti delle donne e delle ragazze in tutto il mondo. Sappiamo che la pace è più sostenibile quando le donne guidano i processi di mediazione e di pace e prendono decisioni».
Infine, per Guterres è necessario «Costruire la fiducia, attraverso istituzioni nazionali inclusive che rappresentino l’intera popolazione e la cui azione sia ancorata ai diritti umani e allo stato di diritto. Questo richiede una giustizia che si applichi a tutti allo stesso modo, senza favorire i ricchi o i potenti. Questo richiede la costruzione di istituzioni in grado di affrontare la corruzione e l’abuso di potere, basate sui principi di integrità, trasparenza e responsabilità. Questo richiede politiche e leggi che proteggano specificamente i gruppi vulnerabili, anche contro tutte le forme di discriminazione. Questo richiede, infine, istituzioni di sicurezza e garanti dello Stato di diritto reattive ed efficaci, che tengano conto delle esigenze di ciascuno».
Il segretario generale dell’Onu ha concluso: «In ogni società, la diversità culturale, religiosa ed etnica dovrebbe essere vista come un punto di forza, non una minaccia. Questo è essenziale in tutti i Paesi, e lo è ancora di più nei Paesi in conflitto. Non può esserci vera pace senza piena inclusione e uguaglianza».