Avviato il confronto pubblico sul progetto
Il riciclo chimico bussa alle porte di Empoli: presentato in Comune il “Distretto circolare”
Rispoli: «Una soluzione che consente una riduzione complessiva fino al 90% della CO2 emessa in atmosfera e di produrre prodotti circolari e combustibili di seconda generazione»
[27 Aprile 2022]
È stato presentato ieri al Consiglio comunale di Empoli lo studio di fattibilità per uno dei tre “Distretti circolari” proposti alla Regione, nell’ambito dell’avviso pubblico bandito per provare a colmare con la collaborazione delle imprese il cronico deficit impiantistico che grava sulla gestione rifiuti in Toscana.
Ad intervenire in Palazzo municipale, per illustrare le caratteristiche del progetto, sono stati direttamente i proponenti: Nicola Ciolini e Alberto Irace per Alia, il gestore unico e interamente pubblico dei servizi d’igiene urbana nell’Ato centro; Giacomo Rispoli, in qualità di ad di MyRechemical (NextChem, gruppo Maire Tecnimont); Damien Lebonnois, Innovation manager trattamento e valorizzazione di Suez. Insieme, sono parte integrante dell’Alleanza per l’economia circolare che ha avanzato le proposte progettuali dei Distretti circolari in Toscana.
«Il progetto ha un tasso di innovazione importante e si inserisce in un modello di sviluppo di economia circolare rispondendo anche a un obiettivo di decarbonizzazione», ha dichiarato in apertura la sindaca Brenda Barnini, che ha fortemente voluto quest’appuntamento istituzionale come step fondamentale di un percorso partecipativo, che metta al centro un coinvolgimento della cittadinanza in ogni fase di quella che ad oggi si prospetta come un’opportunità d’investimento sul territorio locale, in particolare nell’area industriale del Terrafino.
Di cosa si tratta? Come ricorda Lebonnois, dall’Alleanza per l’economia circolare sono nate «le tre proposte di distretti circolari, di cui una per la città di Empoli (le altre due riguardano Rosignano Marittimo e Pontedera, ndr), che grazie all’integrazione di tecnologie rinnovabili e della chimica verde saranno in grado di garantire la chiusura del processo “end of waste”», ricavando nuovi prodotti dai nostri rifiuti.
«Il nostro Piano industriale – argomenta Irace, ad Alia – si sviluppa su tre asset principali: digitalizzazione dei processi per l’incremento della raccolta differenziata; nuovi impianti di riciclo meccanico e biologico; distretti circolari per trattare tutti gli scarti non riciclabili meccanicamente, utilizzando le soluzioni tecnologiche più innovative presenti sul mercato».
Ovvero quelle presentate lo scorso autunno da NextChem insieme alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, basate sul riciclo chimico.
«Il modello waste-to-chemicals su cui si basa l’impianto – spiega Rispoli –, attraverso il processo di conversione chimica, permetterà infatti per la prima volta di poter recuperare diverse frazioni presenti nei rifiuti, impossibili da riciclare meccanicamente fino a questo momento. Una soluzione che consente una riduzione complessiva fino al 90% della quantità di CO2 emessa in atmosfera e di produrre prodotti circolari e combustibili di seconda generazione “a carbonio riciclato”, quindi a bassa impronta carbonica in linea con la Direttiva europea sulle rinnovabili, contribuendo così all’indipendenza energetica del Paese».
La direttiva Red II emendata secondo la proposta della Commissione europea Fit for 55% prevede infatti al 2030 una riduzione del 13% delle emissioni nel settore trasporti, il che significherebbe un 16%-18% di combustibili rinnovabili in ogni benzina, come i recycled carbon fuel (Rcf, carburanti da riciclo in grado di garantire almeno -70% nelle emissioni di CO2 lungo l’intero ciclo di vita). In prospettiva (2035) il potenziale dei Rcf – come dei vari advanced fuel, biofuel, e-fuel, synthetic fuel – sarà soprattutto nei settori aviazione e trasporto marittimo, ma l’applicazione dei prodotti del riciclo chimico va ben oltre il solo ambito della mobilità.
L’impianto proposto per Empoli può infatti trattare ogni anno circa 200mila ton di rifiuti non riciclabili meccanicamente – si pensi agli scarti della raccolta differenziata (come il plasmix, nel caso della plastica) o al Combustibile solido secondario (Css) ricavato dall’indifferenziata –, e da lì ricavare nuove molecole circolari come l’idrogeno ed il metanolo, vettore energetico che può essere utilizzato sia nella produzione di biocarburanti sia nei cicli produttivi dell’industria chimica.
Un altro elemento d’interesse per il Distretto circolare empolese è sicuramente legato alle potenziali integrazioni con le filiere industriali locali, e in particolare con la vetreria di Zignago: sinergie che secondo i proponenti saranno in grado di generare benefici per entrambe le realtà, dato l’utilizzo di utility comuni, il recupero di cascami termici e l’ottimizzazione del ciclo delle acque, fino all’avvio di un progetto sperimentale per l’alimentazione green dei forni attraverso l’idrogeno prodotto dagli scarti.
«Dai nostri studi di fattibilità – aggiunge nel merito Irace – l’area industriale del Terrafino è risultata tra le migliori in Toscana per ospitare un Distretto circolare, grazie ad una ottima logistica e ad una integrazione con i poli del riciclo meccanico già presenti nell’area industriale. Il riciclo chimico consentirà la chiusura del cerchio dell’economia circolare, in stretta sinergia con le filiere del vetro e della carta che hanno qui su Empoli una storica tradizione. Un investimento previsto di circa 400 milioni di euro, in grado di impegnare circa 600 addetti in fase di costruzione e circa 200 occupati, tra diretti e indiretti, a regime. Si tratta di una soluzione che vogliamo condividere con il territorio e il tessuto sociale locale, raccogliendo istanze e proposte, con l’obiettivo di contribuire finalmente a rendere questo territorio e la Toscana una regione autosufficiente nella gestione e smaltimento dei rifiuti, con benefici misurabili per l’ambiente e le collettività».
Sotto questo profilo la sindaca Barnini ha ribadito che l’Amministrazione vuole che ogni singolo passaggio sia condiviso e reso accessibile alla cittadinanza, e – in attesa di vedere se questo sarà uno dei progetti che la Regione Toscana sceglierà – si attiverà per studiare nuovi strumenti di partecipazione e coinvolgimento dei cittadini, chiedendo massima garanzia in ordine ai temi della salute, del bilancio ambientale che deve essere positivo e delle ricadute sul territorio, sia in termini occupazionali che di una forte riduzione della Tari.