Zanonato: «Consentirà di gestire l'azienda attuando l'Aia»
Ilva, il governo commissaria a tempo (3 anni): prime reazioni
[4 Giugno 2013]
Entrando alla Camera, dove doveva riferire sul caso Ilva di Taranto, il ministro dello sviluppo economico, Flavio Zanonato (Nella foto) ha detto che «La decisione è di convocare oggi il Governo per un decreto che preveda un commissariamento temporaneo dell’Ilva, che consentirà di gestire l’azienda attuando l’Aia». A quanto dice il ministro «Il l decreto è ormai definito, verrà adottato nel primo pomeriggio». Il provvedimento del governo prevede «La sospensione dei poteri degli organi societari e la nomina del commissario. Al termine di questa fase di gestione eccezionale e straordinaria potranno essere ricostituiti gli ordinari organi di amministrazione restituendo alla proprietà suoi poteri. Dalle decisioni che vengono prese sull’Ilva dipende il futuro della siderurgia italiana e più in generale la credibilità del nostro Paese. Siamo consapevoli che il risanamento non può essere condotto con la necessaria convinzione da chi ha determinato l’allarme ambientale di cui stiamo discutendo e che mette a rischio tante persone».
Secondo Ermete Realacci, presidente della commissione ambiente della Camera, «Gli elementi resi noti dal ministro dell’Ambiente Andrea Orlando confermano l’opportunità e la necessità, come sostengo da tempo, di procedere a un commissariamento dell’Ilva per garantire il rispetto pieno delle prescrizioni previste dall’Autorizzazione Integrata Ambientale avvalendosi delle risorse dell’azienda e della famiglia Riva. E’ questa la via maestra per conciliare diritto alla salute, diritto al lavoro, tutela dell’ambiente e continuità produttiva.
Nel suo intervento alla Camera Zanonato ha ricordato che la chiusura dell’Ilva di Taranto «Avrebbe un impatto economico negativo per 8 miliardi di euro annui» ed ha aggiunto che il governo ha deciso di procedere con un commissario a tempo perché «Gli investimenti pur realizzati in questi anni non sono stati sufficienti a riequilibrare il rapporto tra produzione, salute e ambiente» date anche le «Molte disposizioni totalmente o parzialmente disattese dall’azienda. Pertanto, sono cresciute le legittime preoccupazioni dei cittadini». Il ministro teme l’emergere nel Paese di un «Sentimento antindustriale. La questione, quindi, va affrontata con la consapevolezza che l’azienda rappresenta per il territorio e per l’economia nazionale, visto che il polo di Taranto è uno dei principali in Europa, con 12.000 addetti diretti con indotto intergato verticalmente che porta l’occupazione diretta a oltre 15.000 unità più 9.200 unità legate all’indotto».
Chiudere l’Ilva per Zanonato «Avrebbe conseguenze gravi», un impatto economico di 8 miliardi che «E’ la risultante di circa 6 miliardi relativi alla crescita delle importazioni, 1,2 miliardi per il sostegno al reddito e i minori introiti per l’amministrazione pubblica e circa 500 milioni in termini di minore capacità di spesa per il territorio direttamente interessato. L’importanza strategica, però, non può far venire meno gli obblighi di tutela ambientale». Per questo il governo Letta: «Tende ad adottare tutte le operazioni utili a salvare l’ambiente nella consapevolezza che l’interruzione della produzione peggiorerebbe la situazione rendendo impossibile la bonifica dei siti inquinati» per «Assicurare la continuità del processo produttivo e gli interventi bonifica ambientale». Zanonato ha detto che «Il governo è convinto che la prosecuzione dell’attività industriale rappresenti la condizione preliminare e necessaria per la realizzazione degli inevestimenti necessari per l’ambiente».
Ieri il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, ha avuto un incontro (disertato dal Pdl) sulla questione Ilva, con i parlamentari pugliesi, i consiglieri regionali, i rappresentanti dei sindacati e di Confindustria e i rappresentanti di Arpa Puglia, nel corso del quale sono stati commentati anche i dati del Registro tumori di Taranto e illustrate, dal punto di vista sanitario, tutte le iniziative legislative fin qui condotte, che ha evidenziato una piena sintonia con i sindacati in merito all’ipotesi di commissariamento dell’Ilva. Vendola ha detto: «Noi vogliamo estromettere la famiglia Riva dalla vicenda Ilva di Taranto. Abbiamo lottato perché il primato dell’esercizio del diritto alla salute fosse considerato dallo Stato con grande serietà; talvolta, abbiamo avuto da parte delle autorità centrali un atteggiamento piuttosto conflittuale nei confronti dei provvedimenti giudiziari. Poi, abbiamo avuto la sensazione che si tentassero di aggirare gli stessi provvedimenti. Oggi, alla luce di quello che è accaduto con l’ultimo decreto di sequestro mi sono permesso di dire a tutte le autorità di Governo “smettetela!”; smettetela di immaginare che si tratti o di andare alla guerra con i giudici o, per vie traverse, con qualche arzigogolo normativo, di sottrarre ai giudici la loro competenza su questa materia. È giunto il momento nel quale tutta la politica e tutte le articolazioni dello Stato prendano atto di quello che è accaduto e cambino l’approccio al problema Ilva. Per salvare l’azienda bisogna, dal mio punto di vista, rispettare due condizioni: la prima è che l’esercizio della vita di fabbrica sia condizionato al pieno rispetto del diritto alla salute. Non si tratta di costruire strani equilibri astratti, ma di dire che la fabbrica, per produrre, non deve nuocere alla salute dei tarantini. Il secondo elemento è, a mio parere, cacciare via i Riva. Per l’Ilva c’è stata in questi anni solo una cattiva governance che ha mirato a nascondere la polvere sotto al tappeto. Questa governance oggi si è ulteriormente indebolita e con le dimissioni dei quadri intermedi della fabbrica, questione tra l’altro da approfondire, siamo a una deriva. Per questo, credo che la governance non debba essere più riferita ai vecchi proprietari. Sono molto fiducioso che il Governo Letta ascolterà le nostre istanze, anche perché non vorrei che replicassimo all’infinito lo stesso copione che ci porta sempre in un vicolo cieco. Dal Governo mi aspetto il commissariamento straordinario, l’estromissione della famiglia Riva, la possibilità di attingere ad importanti salvadanai dell’attuale proprietà anche per finanziare le attività di bonifica. Tuttavia, tutti gli investimenti pubblici regionali sul futuro e sul presente, a partire dalle bonifiche, sono fatte con un quadro economico-finanziario che è ipotecato dai vincoli del Patto di Stabilità: ci sono centinaia di milioni di euro che potrebbero subito essere trasformati in cantieri per le bonifiche, ma che sono bloccati dal Patto. Questo è il messaggio che io voglio lanciare all’intera deputazione parlamentare: sbloccate il Patto di stabilità. È inutile ora parlare, cerchiamo di operare con concretezza e rapidità».
Per Legambiente: «Il commissariamento è l’unica soluzione da praticare per fare quello che in tanti anni non è stato fatto per la difesa dell’ambiente e la salute dei cittadini garantendo il lavoro. Fondamentale è rispettare il principio ‘chi inquina paga’ e la tempistica della road map tracciata dall’Aia».
«Il commissariamento dell’Ilva di Taranto – commenta il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza – è una soluzione positiva, perché solo in questo modo si potrà fare tutto quello che in tanti anni non è stato fatto per la tutela dell’ambiente e la salute dei cittadini garantendo, al tempo stesso, il lavoro agli operai. Inoltre il sequestro del patrimonio della famiglia Riva dimostra che le risorse economiche per realizzare le opere di risanamento ambientale della fabbrica e dell’area di Taranto ci sono, senza chiedere nulla allo Stato nel pieno rispetto del principio comunitario ‘chi inquina deve pagare».
«La road map da seguire – aggiunge Cogliati Dezza – rimane quella tracciata dall’Autorizzazione integrata ambientale (Aia), seguendo i tempi stabiliti per far diventare l’Ilva da un impianto siderurgico obsoleto e inquinante in uno innovativo, dando così un nuovo futuro alla città pugliese e diventando un esempio per altre attività industriali del Paese che devono affrontare la sfida dell’innovazione tecnologica, della tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini. E ci auguriamo che alle giuste dichiarazioni del ministro Orlando seguano i fatti».
«La situazione dell’Ilva di Taranto è in un vicolo cieco con un Aia realizzata solo al 20% – concludono Francesco Tarantini e Lunetta Franco, rispettivamente presidente di Legambiente Puglia e del circolo di Taranto -. La sola via per uscirne è affidare la gestione dello stabilimento a persone non solo competenti ma indiscutibilmente libere da ogni condizionamento di parte e decise ad agire nell’esclusivo interesse della città e del suo futuro».